Non gioco più
(ma non me ne vado)
La foto non è venuta bene, il ricordo invece è limpido. A Ramallah, una dozzina di pacifisti seduti davanti a un blindo e un carro armato. Ogni tanto un militare usciva e tirava un fumogeno. I pacifisti si alzavano e lo evitavano, poi lo ricalciavano verso i carri armati. (Un pacifista americano ne prese uno al volo).
La guerriglia (molto emozionante, diciamolo) ogni tanto era interrotta dagli studenti e dalle massaie palestinesi che passavano tranquille con la borsa della spesa o dei libri tra il carro armato e l'autoblindo, salutando i pacifisti che rimanevano seduti a respirare gas, dirette al quartiere dell'università di Bir Zeit. Come se niente fosse. Del resto un palestinese ne ha viste di cotte e di crude, e uno scontro a gas che noi racconteremo ai nipotini, per loro è veramente ordinaria amministrazione.
I pacifisti internazionali stavano 'combattendo' proprio per loro, per farli passare: eppure il loro passaggio dissacrava tutta la battaglia. Sembravano voler dire, quei passanti: "Vedete? La guerra esiste solo per chi la vuol fare. Noi abbiam ben altro a cui pensare, andiamo a far la spesa, se permettete". E per un attimo dobbiamo esserci sentiti tutti patetici, laggiù, venuti da migliaia e migliaia di chilometri per giocare alla guerra. Perché la sopravvivenza quotidiana dei palestinesi è molto più eroica di qualsiasi scaramuccia a base di bombette a gas.
Giocare alla guerra è eccitante, non lo nego. Però non è sempre la cosa giusta da fare.
Per prima cosa è un po' puerile: io per esempio non capisco come una persona con più di vent'anni possa prendere sul serio quel tipo di comunicati che inizia con "Anno Due della Guerra Globale", ecc. Ogni volta mi viene in mente la didascalia in prospettiva all'inizio di "Guerre Stellari", un film che ha fatto veramente troppe vittime.
Per seconda cosa, è un gioco non sempre controllabile. Quando sei davanti al carro armato, non puoi sfilarti la pettorina e metterti in fila coi passanti, come se niente fosse: sei nel gioco e devi giocare. C'è invece chi non fa altro che alzare il cosiddetto livello dello scontro, parlare di lotte, guerre e battaglie, e poi, alla prima manganellata, grida "mortis!", e si blocca scandalizzato. "Ehi, ma io stavo solo scherzando!". Troppo tardi.
(Quando ero bambino "mortis" era il grido universale che chiedeva la sospensione momentanea del gioco, la morte apparente, per verificare le regole, allo stesso modo in cui nel basket il coach può chiedere "tempo". Da voi no?)
Per terza cosa, bisogna sempre ricordarsi che si sta giocando: che in qualsiasi momento può passare di lì qualcuno che deve andare a fare la spesa. E che fare la spesa, spesso, è qualcosa di più eroico di giocare alla guerra.
Il 18 maggio ci sarà questa manifestazione a Modena contro il Centro di Permanenza Temporanea di Modena, e mi dispiace.
Mi dispiace dover parlare della manifestazione e del diritto di manifestare, invece di cogliere l'occasione per parlare, come sarebbe giusto, di questo Centro di Permanenza Temporanea benedetto. Ma purtroppo ormai l'attenzione è tutta lì (ne ha già parlato defarge): prima i sindacati di polizia, poi alcuni consiglieri comunali di centrodestra, le associazioni dei commercianti del Centro (che forse faranno la serrata), la stessa circoscrizione Centro Storico, hanno animato una diffamazione a mezzo stampa senza precedenti, in una città che di solito non si lascia impressionare da niente e nessuno. Non è passato giorno senza che su un quotidiano locale non uscisse una dichiarazione in cui si paventava l'arrivo in città dei famigerati "no global".
La cosa paradossale è che molti di quei commercianti probabilmente non hanno ancora arrotolato le bandiere con cui hanno festeggiato la promozione del Modena in serie A, il che provocherà il prossimo anno l'arrivo in città delle peggiori frange di ultras italiani, con cadenza quindicinale. Senza volersi subito fasciare la testa, un commerciante assennato dovrebbe temere di più gli ultras di questi "no global" che da Genova in poi non sono stati più protagonisti del minimo incidente di piazza, e che a Modena, poi, si limitano a ritorsioni contro modellini del CPT in polistirolo. Ma non è più questione di senno qui, mi dispiace: i commercianti stanno giocando alla guerra, i no global sono le orde che la polizia deve respingere, magari con le belle maniere mostrate a Napoli.
E anche i sindacati di polizia (non tutti) stanno giocando alla guerra, non si sa bene il perché, forse per una loro questione interna, che li fa innervosire, tant'è che negli ultimi giorni se la sono presa anche col questore.
Ma giocare alla guerra è pericoloso. I commercianti non vogliono un corteo in Centro Storico: cafonaggine a parte (mica è loro il Centro), sono sicuri di quello che vogliono? Un corteo organizzato è anche una garanzia per loro. Quel che rischiano, spostando il corteo organizzato è di dover poi fare i conti con un altro… disorganizzato.
Perché purtroppo per giocare alla guerra ci vogliono almeno due contendenti, e in questo caso purtroppo il secondo c'è. È minoritario, però c'è. C'è chi ha già scritto su Indymedia, per esempio, che in Centro lui ci va lo stesso. Non nel Centro di Permanenza, badate: in Centro Storico a Modena. Come se fosse un'impresa. Ma perché? A fare cosa? A giocare alla guerra contro i commercianti. (Guerra Globale, immagino).
Il Forum, invece, probabilmente cambierà percorso. Non per sottostare ai diktat dei commercianti, o della circoscrizione o di chiunque, ma per una questione di opportunità. Non c'interessa giocare alla guerra contro nessuno. Non c'interessa varcare l'ennesima zona rossa. La rappresentazione dello scontro, la mitopoiesi, tutte queste cose, c'interessano relativamente.
Quello che c'interessa è parlare dei CPT, spiegare alla cittadinanza perché sono strutture sbagliate e incostituzionali. E attenzione: diciamo incostituzionali, non diciamo lager. Non calchiamo sui toni per scandalizzare il borghese distratto. Diciamo le cose come stanno, il che oggi suona assai più scandaloso.
E infine, proprio perché vuole fare breccia nei cittadini, il Forum vuole dimostrare che li rispetta. Compresi quelli che vanno a fare la spesa di sabato, e che sarebbero colpiti dalla serrata. Sissignori. La spesa al sabato non è un malcostume borghese. Mi pare invece piuttosto borghese affermare il contrario.
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