Memo per Michael
(da aprire il primo settembre 2002)
Ciao, Michael. Ti dispiace se ti chiamo Michael, stavolta? Poi ti spiego.
Ti scrivo dal Primo Maggio 2003 – la Festa dei Lavoratori. La tua Festa, Michael. Ci avresti mai creduto? Per la verità, non ci credi ancora. Tu sei quel tipo di personaggio che a un certo punto della storia si scopre erede di una fortuna, fa una scoperta eccezionale, o vince una grande gara di qualcosa e non deve mai più lavorare in vita sua.
Per carità, non sei un venale. Non hai mai desiderato arricchirti, legalmente o no. Ma da ragazzino, quando pensavi al futuro, avevi una vaga idea di pomeriggi in vestaglia a scrivere cose intelligenti. Beh, quasi quasi ci siamo, Michael. Salvo per un particolare: quei pomeriggi sono le tue notti. Hai una doppia vita, come i supereroi. Di notte scrivi, ripari i torti del mondo, ti accanisci contro i cattivi, sfrecci nella rete con la tua vestaglia colorata. Di giorno, invece, lavori, come tanti altri. Per quanto possa apparire strano, sia a te che ai tanti altri.
Continuano a chiederti: “E tu che cosa studi?”
Ed è già da cinque anni che non studi più niente… pardon: da cinque anni e mezzo. Da tre anni contribuisci, con scarsa convinzione, al Prodotto Interno Lordo. Fa uno strano effetto, vero? Lo so.
Ti scrivo dal Primo Maggio, perché ormai ti conosco bene, e so più o meno quello che succederà nei prossimi centoventi giorni. Dunque, ora sei nella fase: “Mai più”: mai più lavori scelti col midollo spinale. Mai più situazioni al limite. Mai più improvvisazioni. L’altro giorno hai accompagnato una collega al Pronto Soccorso perché un’allieva le aveva mangiato un dito. Avevi mai creduto, iscrivendoti a Lettere, che questo avrebbe comportato rapporti con antropofagi? No.
Però ti hanno offerto un posto, a settembre, ti hanno spiegato che era un po’ strano, e tu non gli hai detto di no. Tu sei un tipo che non si tira indietro, vero?
Del resto, che importa. Ormai si vede la luce in fondo al tunnel. Il contratto scade in giugno. E dopo che farai?
Dormirai. Hai giusto un mese di sonno arretrato. Poi cercherai di mettere in ordine i cassetti, invano. Poi verrà agosto e la tua ragazza – se sarà riuscita a sopportarti fino ad allora – ti porterà al mare. E poi?
E poi sarà settembre, pioverà e soffierà un vento dolce, comincerà a sentirsi odore di mosto in giro, un ribollire di autoclavi, e anche tu in sintonia ribollirai. La parte oggettiva e fannullona di te dirà: “Aspettiamo ancora un po’, non ci corre dietro nessuno”.
Ma il vero Michael è un altro. Il vero Michael non aspetta altro che rispondere a una telefonata qualsiasi, e cambiarsi la vita. Così, giusto per.
“Drin drin”
“Pronto”.
“Salve, chiamo da parte del dipartimento Affari Spaziali. Lei è Ognibene Michael”.
“Sono io, sì”.
“Dunque, forse lei ignora che negli ultimi mesi è stata scoperta una forma di vita intelligente in un satellite di Giove, un’alga…”
“L’alga di Ganimede. Sono al corrente”.
“Bene, finora i tentativi di dialogare con questa alga si sono rivelati infruttuosi. Allora abbiamo pensato di allestire un corso accelerato di lingua italiana”.
“Per le alghe?”
”Esattamente. E abbiamo pensato di rivolgerci a un insegnante d’italiano qualificato”.
“Ma io non sono un insegnante qualificato. Sono un precario”.
“Infatti dopo averci pensato abbiamo dato un occhio al budget, e siamo passati alla lista dei precari. I tredicimilasettecentoventiquattro professionisti interpellati prima di lei hanno rifiutato l’incarico, quindi se è d’accordo toccherebbe a lei”.
“Ma io non so… mi sembra un lavoro, come dire, piuttosto eccentrico”.
“Appunto. Lei ha una grande esperienza nel capo dei lavori eccentrici”.
“Chi, io?”
“Abbiamo scorso il suo curriculum*. Lei ha distribuito elenchi telefonici in lande assai più desolate della fascia satellitare gioviana”.
“Ah, beh, se è per questo…”.
“Ha accompagnato un gruppo di minorenni francesi a maggioranza islamica in una vacanza studio presso una parrocchia protestante scozzese, durante la quale alcuni di loro hanno evidenziato turbe comportamentali…”
“Ah, sì, e poi una ha perfino perso i documenti, la mattina della partenza, che ridere!”
“…Quindi dovrebbe essere abbastanza immune dagli shock culturali, e questo con le alghe aiuta”.
“Però io, queste alghe… insomma, ignoro assolutamente il modo in cui comunicano”.
“Non è nuovo a questo genere di situazioni”.
“Eh già, è vero anche questo”.
“E poi lei è l’unica persona al mondo in grado di sbobinare una conferenza di Confartigiani modenesi. Chi ha sbobinato un confartigiano non dovrebbe smontarsi di fronte a un’alga extraterrestre”.
“Ehm, non ha tutti i torti”.
“Allora che fa, accetta?”
“No. Penso di no. Sono arrivato in quel momento della vita in cui uno non può continuare ad accettare lavori strani per telefono. E giocarsi un anno di vita così, in cinque minuti. È tempo di cominciare a progettare, a costruire, a mettere radici. Non sono più un ragazzino, sa quanti anni ho?”
“Eehi, che cos’è, Michael... hai paura?”
“Paura? Io?”
Attento, Michael. Quella non è una semplice telefonista: quello è il diavolo, che ti tenta ogni settembre offrendoti gli impieghi più strampalati. E ogni volta tu ci caschi: perché? Per tanti motivi. Ma soprattutto perché somigli tanto al personaggio di Michael J. Fox in Ritorno al futuro: ti ricordi? Quel ragazzino tanto perbene, con l’unico difetto che non aveva paura. Che per dimostrare di non avere paura era pronto a cacciarsi in guai sempre più grossi, che alla fine ci son voluti tre film per risolverli. Tu sei fatto così.
“Io non ho paura di niente! Accetto subito l’incarico. Dov’è che devo venire a firmare?”
“Non vuole sapere quanto si prende al mese?”
“No, perché?”
Sei fatto così. Beh, lascia che te lo dica, Michael: tu sei fatto male. Guarda l'orologio, guardati allo specchio, e se non ci credi, controlla sulla carta d’identità: hai trent’anni. Tu, proprio tu. Io ancora no. Ma tu ormai non puoi continuare a passare di lavoro in lavoro come di missione impossibile in missione impossibile. Tu non sei Tom Cruise. Non sei Michael J. Fox. Non sei un supereroe in vestaglia.
Datti una sveglia, Michael: ti stanno fottendo. Proprio tu, l’acuto osservatore della realtà. Ti stanno fottendo proprio col trucco più banale: la precarietà. Quella cosa che serve a truccare le statistiche sull’occupazione, per cui i disperati ridotti al lavoro interinale sono contati come gli sportellisti bancari. Quella cosa così bella per cui se mi stanco di un lavoro di merda posso cambiarlo con un altro lavoro di merda e intanto sognare di essere Tom Cruise, tenere un blog intelligente e dormire un mese l’anno.
Per cui, Michael, ricorda: nei prossimi giorni riceverai una, due, dieci telefonate. Ti chiederanno un sì. Non dirlo subito. Conta fino a dieci. Fingi che sia il tuo matrimonio – dopo tutto è qualcosa del genere. Pensaci, stavolta. Non vuoi prenderti una vacanza da te stesso: vuoi mettere su un progetto decente, per invecchiare in maniera dignitosa, perché di questo si tratta, in questo consiste la vita. Pensaci sul serio. Non cercare di trasformarti all’improvviso in qualcuno che non sei. Non è quella la strada. Credimi.
Dammi retta, Michael, per l’amore che ti porto.
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*vedi 1 e 2 maggio 2002
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