L'uomo che disse Bum
La vita è fatta di istanti, milioni e miliardi di istanti, e in qualsiasi istante potrebbe scapparci detta l’unica parola che ci sopravviverà.
Questo vale per gli artisti, i cantanti, i politici e i pagliacci. Prendiamo Umberto Bossi. Quante puttanate ha detto in vita sua, quante ancora gliene restano. Ha dato un prezzo alle pallottole, ha spiegato che ce l’ha duro, (come se fosse comodo e auspicabile, sedere in Parlamento in stato di erezione permanente). Si è fatto fotografare in canottiera. Ha bevuto l’acqua del Po in un’ampolla. I poveracci che salirono sul Campanile di San Marco, per lui erano martiri Padani. E tante ancora che non mi ricordo, avessi tenuto un elenco, ma è troppo tardi. Ci dimenticheremo di tutti questi detti memorabili, e di quelli ancora da venire.
Ma la settimana scorsa Umberto Bossi ha detto: cannonate! Bum!, e forse non lo sa ancora, (del resto ha già smentito, del resto non intendeva "cannonate")... ma ha detto la più grande puttanata della sua vita.
L’unica che gli sopravvivrà.
E’ difficile spiegare il perché, tuttavia le cose stanno così. Si tratta di riuscire a dire qualcosa di agghiacciante nel momento più sbagliato. Appena Bossi ha detto “cannonate”, i nostri mari si sono riempiti di cadaveri, una macabra coincidenza. E ora, grazie alle cannonate di Bossi, perfino i nostri governanti moderati sembrano fare una bella figura: Berlusconi è pur sempre l’uomo che pianse sul canale di Otranto, Pisanu dopo il “Bum” ha assunto le dimensioni di uno statista. E ora la Lega uscirà, la Lega rientrerà, non lo so, in fondo non è così importante. Che cos’è un governo italiano davanti all’eternità? I figli dei figli dei nostri figli non sapranno nulla del Polo della Libertà, della finanza Creativa, del Lodo Schifani. Ma prima o poi andranno a scuola, e sul libro di Storia leggeranno un paragrafetto più o meno così.
Conseguenza inevitabile dello sfruttamento del Sud del Mondo, l’emigrazione massiccia dei popoli poveri verso i Paesi della frontiera mediterranea era prevedibile, e già in atto alla fine del Ventesimo Secolo. Ma sebbene l’emigrazione rappresentasse un beneficio più per le nazioni ‘invase’ che per i popoli invasori (solo grazie all’emigrazione, infatti, il costo del lavoro in Europa poteva rimanere a livelli competitivi col resto del mondo), l’emigrazione fu duramente avversata dai popoli europei, e anche da gran parte della classe dirigente. Invece di agevolare l’immigrazione i governanti preferirono attuare la strategia dello struzzo, varando leggi che ostacolavano la normalizzazione dei clandestini, e delegando di fatto ai clan della malavita (i famigerati ‘scafisti’) il traffico di vite umane nel Mediterraneo. La paura del diverso veniva poi servita come piatto forte nei discorsi elettorali: nel 2002, per fare un esempio, un ministro italiano (leader di un partito politico radicato nel Nord del Paese), Umberto Bossi, chiedeva a gran voce di respingere gli immigrati “a cannonate”, proprio mentre i suoi elettori, gli imprenditori del Nord, rimanevano senza manodopera.
“Hai studiato, Alì?”
“Beh, prof… studiare ho studiato…”
“Vediamo. Parlami di Umberto Bossi”.
“Ah, Bossi lo so. Era quello che quando scoppia la Grande Guerra dice che avrebbe voluto avere un fucile”.
“Quello era Giolitti”.
“Ho sbagliato di molto, prof?”
“Ma no, di un secolo appena. Bossi, Umberto Bossi… Alì, tu da dove vieni?”
“Da Vigarano Mainarda”.
“No, intendo i tuoi genitori”.
“Ah, loro da Pieve di Cento”.
“E perché ti hanno chiamato Alì?”
“Perché piaceva a mia madre”.
“Ah, e io che credevo… senti, se ti dico: Bum!, tu a cosa pensi?”
“Bum? Aaaah, Umberto Bossi, quello che ha preso gli africani a cannonate. L’ho studiato, prof”.
“No. Non ha preso nessuno a cannonate. Come Giolitti: non ha mai avuto un fucile. Sono cose che dicono i politici”.
“E’ che la politica, prof, è complicata”.
“Lo so bene. Cinque e mezzo”.
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