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giovedì 19 giugno 2003

Scarpa, sei peggio di Rimbaud

Allora, caro Tiziano Scarpa, Autore Autorizzato, ti meriti pure una risposta. Ecco qui:

Sommario di questo post:
1. Non ci si comporta così su internet, sciocchino.
2. La prossima volta preparati meglio
3. La tua idea di letteratura è adolescenziale, quando cresci?

Comunque mi sei simpatico.

Credo che tu abbia capito più o meno cos’è un blog, e questo, per uno scrittore italiano, non è poco. Col tuo articolo hai messo a fuoco una serie di problemi autentici, e soprattutto ti sei comportato come si comporta un vero intellettuale onesto davanti a una realtà spiacevole: la accetta, la dichiara al mondo, la mette nero su bianco, anzi, grassetto su bianco:

Perché è inutile nasconderlo. Tutto ciò erode il mio status, il senso del mio mestiere, il mio ruolo sociale.

Hai perfettamente ragione. I blog erodono lo status degli scrittori. (Lo status dello “scrittore italiano”, poi, è talmente fragile che basta un paio di buone erosioni per ritrovarsi a terra).

Detto questo, devo cercare di spiegarti il perché il tuo pezzo, del tutto legittimo, è, come dire, inelegante. Tu hai fatto una cosa che su internet si può fare. Che tutti possono fare: segnalare la fuffa. Hai pescato due o tre citazioni sparse per dimostrare che sui blog ci sono soltranto “spiritosaggini, resoconti di seratine, episodietti, aneddotini… sempre e solo cazzeggio”.

Tutto questo non è vietato, per carità: e in un certo senso hai anche ragione. La maggior parte dei blog sono pieni di inutili dettagli.
Però... non ci si comporta così. Perché?

È un vecchio dibattito, che esiste da prima dei blog. Ha a che vedere con Internet, che in questa fase della sua evoluzione (la fase dell’open publishing) è una rete anarchica. Non esistono regole e ci sono ancora molti server gratuiti a disposizione. Il risultato è un’anarchia reale, vale a dire un far west. Tutti possono scrivere quello che vogliono, ma devono anche guardarsi alle spalle. Non esistono leggi. Ma esiste una specie di etichetta, un vago codice di comportamento. Provo a spiegartelo (purtroppo ogni tot mesi mi tocca spiegarlo a qualcuno).

Vedi, noi tutti diamo per scontato che internet è piena di fuffa, anzi, di merda. Lo sappiamo da sempre, non ci volevi senz'altro tu a farcelo presente. E non perdiamo tempo a criticare queste cose, perché è inutile. Chi scrive idiozie non smetterà di scriverle perché tu gli fai la morale, o perché tu gli chiedi di scrivere come Proust o Henry Miller. Continuerà invece a scrivere idiozie, godendo se mai del piacere di scandalizzare qualcuno, finché i server continueranno a essere gratis. (Inoltre, proprio perché dà uno sfogo a tanti produttori di fuffa, il blog ha una profonda utilità sociale, come si è detto a suo tempo qui, se hai voglia di dare un’occhiata).

Ciò non toglie che ci si debba battere per la qualità di internet, ma in un modo diverso da quello che predichi tu. Lo ripeto per l’ennesima volta: la fuffa non si processa, non perché sia giusta, ma perché è inevitabile. L’unico modo di migliorare internet è contribuirvi con contenuti di qualità. Ogni giorno, se possibile. Come si dice ai critici di Indymedia: invece di lamentarvi perché postano sciocchezze, postate interventi intelligenti. Coi blog vale la stessa cosa.

Per cui, capisci, i blog sono una piccola rivoluzione copernicana. Una volta c’erano pochi scrittori ‘di classe’ e molti lettori passivi. Oggi la piramide si rovescia: tutti scrivono (e la maggior parte, ovviamente, scrive male). Poi c’è un’élite di lettori che riesce a discriminare il buono dall’inutile. Naturalmente la ricerca non è mai infallibile e non è mai finita. Ma tutto sommato il modello funziona: ci sono varie comunità, un intreccio di link abbastanza attendibili, un sistema che non è poi così impenetrabile alle novità, altrimenti si sarebbe fossilizzato da mesi.

Per questo, caro Tiziano Scarpa, Autore Autorizzato, devo avvertirti che il tuo intervento è ancora più antipatico di quanto tu non avessi creduto scrivendolo. Sei arrivato in un mondo che non conosci ancora molto bene, e invece di cercare le cose buone che ci sono, e di capire come funziona il sistema, hai pensato subito di giocare la carta del provocatore. Per te dovremmo metterci tutti a scrivere come Catullo, Agostino, Montaigne, Proust, Céline, Henry Miller, Anais Nin, Paul Léautaud. Ohibò, una cosa da niente. Io non credo di aver mai scritto come Catullo, Agostino, ecc..
Ma se anche avessi scritto qualcosa di paragonabile al Multas per gentes di Catullo, dì la verità:
tu te ne saresti accorto? No.
E se avessi scritto un pezzo in grado di competere con Agostino o Céline, tu l’avresti trovato? No. Eri troppo occupato a cercare frammenti qua e là per dimostrare che i blog sono “peggio di Liala”.

Miei cari blogger, datevi una scossa. E’ arrivato il momento di fare un salto di qualità, di intensità. Perché non mi raccontate qualcosa che vi costi vergogna, e dolore? Perché vi fermate sempre sulla soglia della camera da letto, come Liala? Sulla soglia del salotto, del bagno, della cucina, sulla soglia dell’aria aperta. Vi fermate sempre sulla soglia di qualcosa! Perché non mi raccontate i vostri conflitti duri, sul lavoro, in famiglia, a scuola?

Tu vorresti che i blog diventassero un movimento letterario. Beh, non è male come idea.
Ma sei proprio sicuro che per me la Letteratura sia “il rischio, l’oltranza, il tuffo nell’abisso, il volo verso l’alto, l’azzardo”? Dove hai trovato quest’accozzaglia di sostantivi? in qualche sottospecie di Rimbaud?
Sai cos’hanno in comune gli autori del tuo canone: Catullo, Agostino, Montaigne, Proust, Céline, Henry Miller, Anais Nin? Sono piuttosto noiosi. Spesso di una noia sublime, ma in ogni caso molto rischiosa da riprodurre. Tutti questi rischi, queste oltranze, questi tuffi negli abissi, a diciotto anni mi piacevano, ma in seguito… Del resto anche Rimbaud si stancò presto di tutti questo assoluto: è una cosa molto adolescenziale, ma le adolescenze, prima o poi, finiscono. Il blog è una prassi quotidiana: non ci si può buttare nel vuoto tutti i giorni, con la gente che ti linca e lascia i suoi commenti. È una cosa un po’ invereconda: non ci si comporta così in società.

Il che non significa che non si possa riuscire a far ridere, piangere, addirittura a far pensare i propri lettori. Ma bisogna adoperare una strategia più sottile, come dire, più adulta. Non direi minimalista, è un aggettivo che non mi piace. Preferirei crepuscolare: in ogni autore di blog c’è la stoffa di un borghese onesto. E sotto quella stoffa, l’anarchia di un vero libertino. Ma ci vuole un po’ di esperienza per accorgersene. I blog sono per gli adulti.

Anzi, posso permettermi un giudizio letterario? Sai secondo me cosa c’è che non va negli scrittori italiani? Non scrivono male. Ma quando cercano di imitare Proust, Céline, Henry Miller, Anais Nin… sono patetici. E non tanto credibili. Visto che vivono nello stesso mondo che viviamo noi, e noi lo sappiamo bene che non è un mondo di rischi, oltranze, abissi e voli. Invece è un mondo di file in autostrada, rincari nei supermercati, grandine in luglio e pessimi cappuccini. Questo è il nostro mondo, questo bisognerebbe descrivere. E non è difficile: se ci riescono i blog, perché non dovrebbe riuscirci chiunque. E allora, coraggio, ragazzini. Basta voli e basta abissi, mettetevi un vestito decente e cominciate a scrivere come si deve.

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