Histoire d'HLM, 2 (continua da ieri)
In materia di integrazione, la Francia sconta tuttora una serie di peccati originali.
Il primo è stato il colonialismo, naturalmente: i francesi hanno colonizzato, "civilizzato" il maghreb, portando la loro lingua e la loro cultura. Poi se ne sono andati, e a quel punto i magrebini gli hanno reso la pariglia. Sapevano già la lingua, sapevano di poter trovare condizioni di vita migliori: a quel punto l'invasione era inevitabile. Carlo Martello fermò gli arabi a Poitiers. Storia vecchia. Io stavo appunto sopra Poitiers, in un quartiere quasi tutto arabo.
Il secondo peccato originale è stato lo sfruttamento del dopoguerra. Perché, a parte i soliti brontoloni da destra, questa invasione magrebina ha trovato i francesi consenzienti. In quel periodo i magrebini erano un ottimo affare. Non cercavano rogne, lavoravano duro, e accettavano di vivere in condizioni pietose, baraccopoli tra pioggia e fango. L'hip hop era lontano mille miglia: l'immigrato arabo-tipo era un manovale olivastro coi baffi. Il terrone di Francia, precisamente.
Questo operaio di poche parole, magari mandava un po' di soldi francesi al FLN che lottava per l'indipendenza dell'Algeria. Così, proprio mentre in Algeria francesi e magrebini si facevano la guerra (guerra di indipendenza, di identità, di religione), in madrepatria scoprivano di aver bisogno l'uno dell'altro, per costruire, guadagnare, vivere con più dignità, arricchirsi. Questo è il grande paradosso del Novecento: la maggior parte delle Patrie sono nate quando ormai erano inutili (la Palestina, quando nascerà, sarà lo Stato dei manovali sottopagati d'Israele).
Che questo operaio brigasse per portare in Francia moglie e figli, era comprensibile. Che una volta arrivata la moglie, la segregasse spesso nella baracca, era ineluttabile. Che insieme marito e moglie risparmiassero per uscire dalla baracca e ottenere un pezzo di hascelem in affitto, era già un po' sorprendente, ma dopotutto, perché no? Così, lentamente, gli arabi hanno conquistato le case che avevano costruito. Una ben misera conquista, ma ce n'est qu'un début.
Nel quartiere crescono i figli, e poi i figli dei figli. La seconda generazione è sempre la peggiore, come tra 5-10 anni cominceremo a sperimentare. È la peggiore perché non ha rispetto, anche se se ne riempie la bocca fino a scoppiare. Anche se è nata in Francia, non si sente "francese", non si vuole chiamare "francese", i "francesi" sono quelli che abitano fuori dal quartiere e che ti guardano male, cos'hanno da guardare?
In realtà non hanno una nazionalità, una lingua, un'identità: ne hanno due. Questo gli permette di giocare al gioco più subdolo della multiculturalità: l'identità elastica. È un gioco che facciamo anche noi, quando ci capita di avere un erasmus, o un parente straniero, o un qualsiasi quarto di estraneità. Giochiamo ad avere una "cultura" diversa, a chiamarci fuori. Magari a sentirci un po' esclusi.
Questo gioco lo si può giocare a qualsiasi livello d'istruzione: lo giocano gli scrittori, lo giocano gli analfabeti. Lo giocano anche, con effetti devastanti, gli immigrati francesi di seconda generazione. Coi genitori parlano francese, magari un po' in slang. Con gli insegnanti, l'arabo. E voilà, genitori e insegnanti sono serviti. Nessuno può capirci. Noi siamo diversi. Noi siamo arabi (se tu sei francese). Noi siamo francesi (se tu sei arabo). Noi siamo comunque diversi da te, porco razzista: e togliti da qui, perché noi siamo in tanti.
A prenderli uno per uno, invece, non sono così terribili: e vien voglia di compatirli un po'. Che prospettive hanno? Che opportunità? La famiglia che un po' li blandisce un po' li teme, il quartiere dove "ci si immerda", ci si annoia con intensità ed impegno, il fumo. Un codice d'abbigliamento severo ed esigente: vietato sembrare dei pezzenti. La TV (molto più efficace del Corano, a questo livello) impone griffe e modelli di comportamento. Il punto d'arrivo è il Pappone: massiccio, cicciotello, implacabile con le ragazze. Per la verità di ragazze in giro se ne vedono davvero poche. (E io stesso, se la sorte m'avesse preparato un ruolo di capofamiglia in un quartiere così, ci penserei due volte prima di lasciare mia figlia in giro al pomeriggio).
Ma questa è solo una faccia della medaglia. In realtà quei ragazzi di opportunità ne avrebbero a pacchi, e alcuni infatti riescono a coglierne. La république è molto generosa, con chi le porta un minimo di rispetto. Vuoi studiare sul serio? Una borsa di studio la trovi. Ti piace il Rap, vuoi mettere su una crue? Il Centro Sociale te la finanzia (il Centro Sociale è un ente locale, non pensate al Leoncavallo). Ti fanno schifo i muri grigi del quartiere? Mettetevi d'accordo, fate un progetto di graffito, e il Centro Sociale vi finanzia le bombolette. Addirittura, vuoi andare in vacanza? Fammi un preventivo, organizzati, trova i campeggi su Internet, e può darsi che te lo finanzi la CAF (Caisse d'allocation familiale). E poi, non dite che magrebini e neri non hanno modelli di successo, in Francia. Tv e cinema hanno la loro buona quota di attori di pelle scura. C'era anche un ottimo presentatore di tg. E guarda solo la nazionale di calcio.
Non si può dire che la Francia non ci abbia provato, a farsi perdonare i suoi peccati originali. Anzi, la Francia le ha tentate tutte. Ma la sensazione è che certi rimedi abbiano perfino peggiorato le cose. E infatti: perché cercarsi un lavoro per l'estate, visto che la CAF ti paga le vacanze? Quelle anime pie del Centro Sociale hanno comprato le bombolette? Benissimo, ne frego un paio e imbratto tutto il quartiere. Tanto ce l'hanno tutti con me. Tanto è inutile studiare, sfonderò a calcio e diverrò il nuovo Zidane. Eccetera. Nel frattempo, l'assistenzialismo ha destato le invidie dei proletari francesi, che sempre più spesso hanno dato il voto a Le Pen e compagnia.
Succede poi che a volte qualcuno di questi ragazzacci temuti e griffati si trovi davanti al suo destino, e si renda conto che è stato fregato: trasformato nel mostriciattolo di cui la società ha bisogno, per poi procedere alla fase 2: recinzione e sorveglianza. La fase 2 in cui il bianco comincia ad avere paura del nero cattivo, a blindare le porte e a chiedere il gendarme di quartiere. A questo punto, il mostriciattolo può continuare a interpretare sé stesso. Oppure può cavarsi le scarpe griffate e la tuta da basket, indossare la tonaca, rinnegare MTV, rinnegare i suoi ideali da pappone e ladro da grandi magazzini, e passare a Bin Laden, il solo che abbia parole di vita eterna.
(Finisco domani, scusate).
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