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lunedì 2 gennaio 2006

Lettere Vitruviane #5: Sulle mezze stagioni, che scompaiono

[Nel 2005, mentre il blog viaggiava nel futuro, collaborai tra l'altro alla webzine Sacripante!, di cui in Rete non rimane quasi traccia. Incollo qui i pezzi che scrissi per i sei o sette numeri che uscirono: da qualche parte li devo pur conservare. Non sono affatto sicuro della data in cui uscirono, comunque tra il 2005 e il 2006].

Caro Leonardo, hai notato che le mezze stagioni non sono più quelle di una volta? Secondo te di chi è la colpa? Rispondi con franchezza. 
BernH ‘73 

Caro BernH, capisco e condivido le ragioni del tuo turbamento. Mi scrivi da un settembre freddo e plumbeo, uragani alla tv, e mi chiedi conto del settembre d’una volta, del crepitare delle prime foglie secche nel cortile della scuola, e hai visto che due tette ha messo su la Mirella? Era, il tuo vecchio settembre, un terrazzino mite sulle nebbie e i geli dell’autunno-inverno; sapeva di mosto e di libri nuovi. Ora sgualciti in un cartone in soffitta, scarabocchiati, invendibili. Il boiler gorgoglia, tra un poco sarà tempo di mettervi mano. Muovere la rotellina da ESTATE (sole raggiante) a INVERNO (fiocco di neve). Il riscaldamento autonomo non contempla mezze stagioni, e tu mi chiedi di chi è la colpa.

Vorrei poterti dire: è stato George W. Bush, sempre lui. Ma parliamoci chiaro, BernH. Noi non siamo i primi due sulla terra a lamentarsi delle mezze stagioni d’antan. L’emergenza climatica ha appassionato generazioni e generazioni. Ne ho avuto conferma rileggendo, qualche giorno fa, un post di Giacomo Leopardi, datato gennaio 1828. Ferveva a quei tempi il dibattito sul raffreddamento globale: insigni scienziati si chiedevano se non fosse in qualche modo colpa dell’uomo. Leopardi scienziato non era, ma aveva questa mania fastidiosissima di dir la sua (non interpellato) su qualsiasi argomento. Riguardo alle mezze stagioni, egli copia e incolla a sua volta un post scritto 144 anni prima (e siamo già nel 1683…) in cui un tal Magalotti si lamenta “che l’ordine antico delle stagioni par che vada pervertendosi...

“Qui in Italia è voce e querela comune che i mezzi tempi non vi son più, e in questo smarrimento di confini, non vi è più dubbio che il freddo acquista terreno. Io ho udito dire a mio padre che in sua gioventù a Roma, la mattina di pasqua di resurrezione ognuno si rivestiva da state. Adesso chi non ha bisogno d’impegnar la camiciola, vi so dire che si guarda molto bene di non alleggerirsi della minima cosa di quelle ch’ei portava nel cuor dell’inverno”.
Magalotti, Lettere familiari, parte I. lett. 28. Belmonte 9 Febbraio 1683 Già nel XVII secolo, dunque le mezze stagioni si davano per spacciate. Ma Leopardi minimizza, secondo lui è tutto un problema di ricordanze, come al solito, di nostalgia. Il vecchio, laudator temporis acti se puero [=che loda il tempo della sua infanzia], non contento delle cose umane, vuol che anche le naturali fossero migliori nella sua fanciullezza e gioventù, che dipoi. La ragione è chiara, cioè che tali gli parevano allora; che il freddo lo noiava e gli faceva sentire infinitamente meno, ec. ec. Del resto non ha molt’anni che le nostre gazzette, sulla fede dei nostri vecchi, proposero, proposero come nuova nuova ai fisici la questione del perché le stagioni a’ nostri tempi sieno mutate d’ordine ec. e cresciuto il freddo; e ciò da alcuni fu attribuito al taglio de’ boschi del Sempione ec. ec. Quello che tutti noi sappiamo, e che io mi ricordo bene è, che nella mia fanciullezza il mezzogiorno d’Italia non aveva anno senza grosse nevi, e che ora non ha quasi anno con nevi che durino più di poche ore. Così dei ghiacci, e insomma del rigore dell’invernata. E non però che io non senta il freddo adesso assai più che da piccolo. (Zibaldone di pensieri, 8 gennaio 1827). Di chi è la colpa, dunque? Sarà in qualche modo colpa dell’uomo, che continua a tagliar boschi e trivellare pozzi. E poi è colpa tua, che sudi in un colletto di camicia invece di dar calci a un SuperTele sotto la pioggia. Tu che smadonni per due chicchi di grandine sulla carrozzeria. Mi hai chiesto franchezza, ebbene eccola qui: lascia perdere la mezza stagione. Non è più roba per te. Cordialmente.

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