In sostanza Reggi non ha fatto che eseguire - con più rapidità, bisogna ammetterlo - il solito schema dei Grandi Riformatori della Scuola Italiana: (1) lanciare idee irrealizzabili, dichiarare guerra a un fronte immaginario di insegnanti sfaccendati, (2) aspettare che qualcuno reagisca protestando; (3) rimangiarsi quasi tutto; (4) non cambiare quasi niente; (5) incolpare delle proprie incapacità gli insegnanti che non avrebbero capito la potenza visionaria delle sue idee. Fanno più o meno tutti così; la Moratti ci mise degli anni, Reggi quattro giorni. Non so cosa sia meglio, ma fin qui è la stessa scenetta. E d'altro canto non è che si possa fare molto di più, finché nella scuola non si decide di investire sul serio.
Su un punto Reggi non cede, ed è la valutazione. Proprio perché bisogna ridare dignità agli insegnanti, Reggi crede che sia venuto il momento di valutarli. Ma come? "La valutazione dovrà essere dunque un risultato che deriva da molti elementi". Giustissimo, ma quali? Per aiutare il ministro a trovarli, ho provato a guardare la questione da un punto di vista un po' diverso dal solito: quello del Cattivo Insegnante. Tutti sappiamo che esiste; ma perché non riusciamo a snidarlo?
C'è un problema. Rispetto agli insegnanti più o meno bravi, il Cattivo Insegnante ha una specie di vantaggio evolutivo. Non deve preoccuparsi, come i colleghi, di entusiasmare gli studenti, confortare i genitori, aiutare i colleghi, soddisfare i dirigenti. Il Cattivo Insegnante deve solo sopravvivere. Mentre gli altri insegnanti si aggiornano, correggono, organizzano progetti, si arrischiano a scortare gli studenti in pericolosissime gite d'istruzione, il Cattivo Insegnante deve soltanto preoccuparsi di difendere il suo habitat dai predatori. Questo lo rende molto più resistente a tutte le minacce esterne, le tempeste e le mareggiate che periodicamente si portano via qualche bravo insegnante stanco e sfiduciato - nel frattempo, all'ombra della macchinetta del caffè il Cattivo Insegnante nidifica. Mettiamoci dunque dalla sua parte. Il Cattivo Insegnante sa che Roberto Reggi vuole eliminarlo. Come può reagire? (Scopriamolo sull'Unita.it, H1t#239)
Se Reggi vuole premiare la genuina voglia di lavorare di chi è pronto a raddoppiarsi l’orario settimanale, il Cattivo Insegnante può benissimo correre dal Dirigente a chiedere le 24 ore, o addirittura le 36. Tanto lui in quelle ore fa poco o nulla: chiacchiera dei fatti suoi, legge il giornale. Per alcuni insegnanti la lezione è molto faticosa, per lui no. Anche questo è un vantaggio evolutivo: se Reggi vuole premiare chi lavora di più a contatto con gli studenti, fatalmente selezionerà quelli che in questo contatto sprecano meno energie. Naturalmente quelle ore in più il Cattivo Insegnante le toglierà a docenti migliori di lui - mors tua vita mea, vedi che anche il latino alla fine a qualcosa serve.
Oppure Reggi potrebbe introdurre i questionari che si usano in altri ambiti di lavoro, anche nell’amministrazione pubblica: agli utenti (in questo caso studenti e genitori) si potrebbe chiedere di valutare il servizio offerto. Non sarebbe una cattiva idea, e il Cattivo Insegnante sa già come volgerla a suo favore: trasformandosi nell’amicone degli studenti e alzando i voti a tutti. Manipolare i genitori non è così difficile – specie se intorno a te hai insegnanti più o meno bravi che a volte somministrano insufficienze o minacciano bocciature. Al Cattivo Insegnante basta ricevere la mamma o il papà ogni tanto e confermare che i colleghi si sbagliano, che il ragazzino è un genio incompreso, inespresso, ecc.
E se Reggi volesse insistere sulla vecchia strada della valutazione, con le prove Invalsi? È da un po’ che non se ne parla più, addirittura quest’anno in prima media le prove non sono state fatte. È vero che costano molto, e se le si volesse usare davvero per la valutazione degli insegnanti (come aveva proposto la Gelmini) succhierebbero tutti i fondi destinati a premiare i migliori. Ma fingiamo che i soldi ci siano: a quel punto al Cattivo Insegnante non resta che trasformarsi in un allenatore. Comincerà a somministrare simulazioni di prove invalsi a settembre, e proseguirà fino a giugno; sacrificherà volentieri tutto il resto del programma, visto che l’unica cosa da cui dipende la sua sopravvivenza è il buon risultato dei suoi ragazzi. Se comunque non riuscisse ad allenarli bene, può sempre falsificare qualche risposta in fase correzione, visto che dopo tanti anni la prova Invalsi (concepita per essere analizzata e valutata da un computer) continua a essere corretta a mano dai docenti. Molti degli stessi docenti continuano a lamentarsi della cosa; a sentirsi umiliati da un test che li trasforma in “compilatori di crocette”. Il Cattivo Insegnante no: se lo Stato gli fornisce un’opportunità in più di truccare le carte a suo favore, tanto meglio.
Il Cattivo Insegnante, insomma, non vede l’ora che la valutazione arrivi nelle scuole. Purché sia una valutazione semplice, imposta dall’esterno con la forza, da politici poco esperti di complessità scolastiche. Purché sia uno slogan, insomma. http://leonardo.blogspot
Tutto abbastanza condivisibile...
RispondiEliminaSe non che, ipotizzando un cattivo insegnante costretto a triplicare l'orario di lavoro, a relazionarsi con gli studenti e ad addestrarli al superamento dei test (nel cui caso qualcosa lo deve pure insegnare - il teorema di Pitagora o lo sai o no, non puoi simulare di saperlo), ipotizzando un pessimo insegnante che si dia così tanto da fare per ben figurare nelle valutazioni, guarda guarda che forse non incomincia a fare davvero il suo lavoro...
I possibili problemi con la valutazione sono evidenziati molto chiaramente. Adesso rimane da capire come affrontarli e superarli e arrivare ad una scuola migliore.
RispondiEliminaIl punto è che per poter parlare di "scuola migliore" si rende necessario poterla rilevare e descrivere. In altre parole, valutare. E valutare tutto, direi.
Mi sembra peraltro che tutti quanti siano d'accordo che qualche forma di valutazione o quantomeno di diagnosi di una scuola ci voglia.
Come si fa?
metterei una web cam che registra a random qualche giornata in classe senza che si possa sapere quando e il cui contenuto rimane segreto alla scuola stessa
RispondiEliminapoi manderei dei controllori (meta-insegnanti di un'altra provincia) alla fine di quinta elementare, terza media, quarta superiore, a fare colloqui personali con i ragazzi su come si trovano con i vari insegnanti, farei un colloquio con gli insegnanti e valuterei con un test semplice e una interrogazione gli studenti, che costituirà punteggio importante per la loro pagella.
poi visionerei le registrazioni di qualche giornata in classe, per vedere se l'insegnante parla a vanvera, se legge il giornale, se non sa tenere la classe, se non sa coivolgere, se non si prende cura di chi resta indietro ecc ecc. ma anche gli sudenti, per vedere le loro problematiche sul campo e il loro comportamento
a questo punto dovrei avere qualche strumento per valutare il binomio insegnante-alunno, ma non darei nessun premio agli insegnanti bravi, licenzierei semplicemente quelli che hanno sbagliato lavoro e il cui binomio insegnante-alunno non esiste
Tu così vuoi una strage....
Eliminageniale. e a costo zero, soprattutto.
Elimina(i "meta-insegnanti" potrebbero entrare sfondando le finestre come i pre-crime? perpiacere...?)
ahaha suvvia, pensavo fosse chiara la componente precox! :)
Eliminaperò è innegabile che anche ci fossero soldi non si saprebbe bene come affrontare il tema della valutazione:
chi valuta chi e cosa?
chi prepara e aggiorna chi, come e quando?
è possibile o no licenziare dipendenti che stanno facendo danni?
almeno in campo teorico dovrebbe essere possibile proporre delle novità, invece non ne sento
in ogni caso una riforma a costo (forse basso) pre-valutativa (ma selettiva) anche se di lungo periodo potrebbe essere quella della preparazione degli insegnanti per contrastare il fenomeno del RIPIEGO
fare l'insegnante è una missione e dovrebbe esserci una preparazione specifica e una selezione alta come per fare il medico, da qui potrebbe anche aumentare anche la considerazione che la società ha verso gli insegnanti e relativi stipendi.
ricordiamoci che in italia non esiste nessuna facoltà universitaria che prepara all'insegnamento delle varie materie in modo esclusivo mentre in molti paesi esiste, da noi uno che impara a fare il commercialista, è considerato automaticamente capace di "insegnare" economia (e persino altre materie) e che dire di archietti con studio privato che insegnano tecnologia!
in italia fare l'insegnante è una questione di auto-apprendimento RIPIEGOOOOOO (le famose scuole di specializzazione di un annetto o due altro non sono che esamifici abilitativi tenuti da gente che non ha alcuna esperienza di pedagogia sul campo, totalmente teorici, assolutamente impreparati non solo ad insegnare a degli adolescenti e quindi anche ad insegnare come insegnare)
e poi dovrebbe esserci una specializzazione sulla fascia di età di insegnamento perchè chi può essere portato ad insegnare a dei bambini può essere negato con gli adolescienti o adulti e viceversa. e tener conto che con più l'età è bassa con più la difficoltà di insegnamento e la Responsabilità è alta...
quindi bisognerebbe eliminare la gradatoria unica per tutte le scuole, affinchè nelle graduatorie specifiche possano inserirsi solo quelli che hanno una preparazione specifica
in poche parole fare l'insegnante dovrebbe diventare una scelta di vita
diciamoci la verità, quanti che non sapevano che lavoro fare dopo la laurea hanno finito per fare l'insegnante? finchè si accetta che l'insegnante possa essere una figura improvvisata e di ripiego non ci si potrà aspettare alcun finanziamento
trovo interessanti i 5 punti de "il solito schema dei Grandi Riformatori della Scuola Italiana". bisognerebbe cercare di completarlo con ciò che fanno o non fanno i sindacati della scuola.
RispondiEliminaTutto molto bello, pero` tutte le critiche che ho sentito dagli insegnanti rispetto ai possibili metodi di valutazione erano sempre, benche` condivisibili, distruttive e mai costruttive.
RispondiEliminaCome anche tu dicevi, tempo fa, il fatto che gli insegnanti non siano valutati va principalmente a discapito degli insegnanti. Non solo vengono trattati allo stesso modo gente che si impegna e lavora e gente che non lo fa (ergo, le risorse usate porteranno meno benefici alla societa`), ma la cosa danneggia molto anche il vostro potere contrattuale. Ogni volta che protesterete contro un aumento delle ore o simili, ad ogni sciopero la gente vi potra` rinfacciare (GIUSTAMENTE) che sulla vostra categoria non c'e` il minimo controllo sul rendimento. Va principalmente a vostro vantaggio trovare un modo per valutare le prestazioni degli insegnanti.
Mi ripeto, ci sarà un motivo del perchè un insegnante non è considerato alla pari di un medico? Si chiede la valutazione dei medici? Ci vorrebbe! ma nessuno osa parlare dei medici con quella superiorità irrisoria con cui si parla degli insegnanti.
RispondiEliminaQuesto motivo è dato dalla difficoltà della formazione teorico/pratica e dal duro praticantato, ... ai tempi in cui anche la formazione per docenti era dura, la figura del professore era più importante.
Chi decide di fare l'insegnante deve poter intraprendere un percorso che lo prepari adeguatamente a quel lavoro, che gli dia un ruolo sociale e che selezioni solo i più motivati, anche per evitargli l'avvilente sofferenza di graduatorie chilometriche in giro per lo stivale.
Questo cambio di mentalità eliminerebbe molti docenti improvvisati e la maggior parte del bisogno di valutazione ex post (dopo che il danno è fatto, perchè un insegnante che non c'ha voglia non lo butti più fuori).
Chi vuole insegnare lingue straniere si iscriverà alla facoltà di Insegnamento delle lingue straniere, con specialistica nell'infanzia, nell'adolescenza e per gli adulti, con numero chiuso, con tirocinio pratico in classe di anni, ecc... lì si che può avvenire la valutazione! e costui non potrà accedere ad altri concorsi pubblici che non siano l'insegnante. Idem per tutte le materie.
E chi vuole insegnare italiano e storia, andrà nell'università specifica e non potrà più fare concorsi pubblici per bibliotecario, impiegato ecc. perchè per quelli dovrebbero essere 5 anni di un'altra facoltà.
Sparo cazzate?
In realtà non ricordo un'epoca in qui la formazione dei docenti fosse dura. Un tempo semplicemente non esisteva. Concorso, e poi dentro.
EliminaForme di valutazione, o per meglio dire controllo, dell'operato dei medici esistono eccome, da quanto mi consta, anche se non so esattamente come funzioni. Non è che puoi lasciare bende nella pancia della gente o asportare organi sani impunemente e allegramente.
Vado un po' a spanne, giusto i macro-contorni:
EliminaIl sistema di valutazione dei medici si chiama ECM, acronimo di Educazione Continua in Medicina.
E' una legge che risale al governo D'Alema del '99, ministro della Sanità Rosy Bindi.
Praticamente invece che tenere come perno la formazione, si è pensato di legiferare tenendo come perno la valutazione, rendendola obbligatoria.
Il sistema ECM prevede in sostanza un sistema di accredito di un numero minimo annuale stabilito di crediti formativi che ciascun medico deve ottenere, ogni anno, per poter continuare a praticare.
La gestione (concessione) dei crediti è affidata al pubblico come al privato e viene praticamente svolta attraverso i convegni o i corsi di formazione che i medici devono frequentare, alla fine dei quali ricevono un formulario di valutazione il cui risultato viene convertito nei crediti necessari per fare la somma annuale.
Il vantaggio del sistema è che ciascun medico può autonomamente selezionare i corsi e i convegni più in linea con la propria disciplina, sia in termini di numero (quante volte all'anno ci va) che di approfondimento (valuta in base alla propria esperienza la qualità di chi li organizza)
Non c'è in sostanza un unico esame annuale, ma un numero annuale di crediti da ottenere.
Come arrivarci è a discrezione di ciascun medico, l'importante è che la somma finale sia la soglia stabilita dal ministero.
Lo svantaggio del sistema è che questa forma di valutazione ha creato un vero e proprio mercato dei convegni (sto tagliando via con l'accetta eh) dal momento che quelli che prima di quel decreto erano semplici convegni delle farmaceutiche e delle strutture sanitarie ai quali i medici erano incentivati a partecipare attraverso l'investimento sulla logistica (i famosi viaggi alle Barbados) sono diventati occasioni per incentivare i medici attraverso una più o meno larga "tolleranza" nella concessione della valutazione finale.
I medici sono oggi costretti ad andarci, in sostanza, e non serve più spendere milioni per portarli al mare per una settimana insieme alle segretarie, ma per convincere un medico a partecipare a uno piuttosto che all'altro si è un po' allentata la rigidità di valutazione.
C'è però un vantaggio innegabile portato alla formazione da questo sistema: i convegni e i corsi di formazione, essendo fatti prima di tutto a scopo commerciale (quantomeno quelli privati) sono effettivamente gestiti e organizzati da chi fa ricerca attuale, ampiamente finanziata e non di rado anche piuttosto innovativa.
Ma qui aprirei il delicatissimo capitolo delle Big Pharma viste come il demonio e andrei abbondantemente OT.
Se interessa, la pagina di WPedia riassume molto (più) brevemente (di me) il funzionamento:
http://it.wikipedia.org/wiki/Educazione_Continua_in_Medicina
Mentre qui c'è il DL229, l'articolo che interessa è il 16 (bis, ter e bla bla bla):
http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/99229dl.htm
Sì, direi di sì, ahimè... Prima la formazione degli insegnanti semplicemente non esisteva, ora invece sì (diciamo esiste a singhiozzo, parlo delle varie SISS, TFA ecc.). Sono scuole come ne esistono negli altri paesi europei (ad esempio la Germania), che dopo la laurea ti preparano all'insegnamento, con la bella differenze che in Germania quando frequenti queste scuole per diventare insegnante, ti pagano, in Italia invece sono gli iscritti alla scuola a pagare delle tasse e anche belle salate! Quindi caso mai la formazione negli ultimi anni è migliorata (dato che prima non c'era proprio e ti buttavano in classe senza che tu una classe non l'avessi mai vista prima!).
EliminaE poi non concordo sul fatto di una formazione che escluda altri sbocchi. Perché se mi laureo in lettere non dovrei poter fare il bibliotecario o l'impiegato in qualche azienda o ente locale? Vogliamo aggiungere altre rigidità al sistema italiano? Non ce ne sono già abbastanza di rigidità?
E per quanto riguarda i medici, di fatto c'è anche un altro tipo di valutazione. Se un medico non ti convince, tu semplicemente, di solito vai da un altro (almeno quando è possibile, ma quasi sempre lo è). Se un dentista non lavora bene, perde clienti...
Quindi ben venga anche la valutazione di dirigenti e insegnanti, in cui coinvolgerei sia i genitori sia gli studenti (ma non solo loro... ovviamente).
In ogni scuola lo sanno tutti chi lavora e chi no... non ci vorrebbe mica poi tanto a scoprirlo. E quelli che non lavorano di solito sono veramente pochi...
La formazione dell'insegnante era più dura a tutti i livelli, una terza media di 60 anni fa corrispondeva ad una terza superiore di oggi... Inoltre era più costoso studiare, quindi c'era anche una maggiore selezione sulla motivazione e l'impegno (anche se a scapito dell'ugaglianza sociale).
EliminaInoltre le dinamiche di insegnamento sono cambiate moltissimo, oggi sono più complesse, anche perchè, dalla prima media in poi, vedono la presenza di molti più studenti demotivati e con difficoltà di apprendimento.
Ci sono medici nel pubblico inadeguati o nulla facenti (non si parla dei medici privati che se sono incapaci perdono i clienti), però in generale non sono diventati medici perchè non sono riusciti a fare altro, come ripiego.
Chi conosce la siss, soss ecc. non può paragonarle a una preparazioni alla didattica, i docenti e i programmi sono puramente teorici. Come può insegnare a tenere una classe di adolescenti un docente universitario che non ha mai messo piede in una classe di adolescenti? E' come se un medico imparasse ad operare ascoltando teorie sulle operazioni e non mettendo mai piede come assistente in una sala operatoria. Nella sis, l'affiancamento in aula durava qualche mese, il che è ridicolo, dovrebbe essere di due anni almeno, con tanto di valutazione sul campo nel secondo anno, (se sei negato a tenere la classe non ti laurei come insegnante).
Il mestiere del docente rimane un mestiere improvvisato, da autodidatta, per questo è considerato qualcosa che tutti potrebbero fare con un pò di pazienza.
Conoscere la grammatica italiana non corrisponde a saper insegnare la grammatica italiana, è un'altra cosa, come per un medico conoscere l'anatomia non è saper operare, sono discipline diverse.
Discorso ancor più valido per le materie tecniche, dove ingegneri e architetti si improvvisano insegnanti senza avere la più pallida idea di cosa significhi stimolare l'emotività nell'apprendimento.
Costoro, meglio se con un'altra professione aggiuntiva, dovrebbero poter insegnare per poche ore all'anno in quanto esperti del settore.
Riguardo alla rigità del sistema mi va bene che un'ipotetica laureata in "Insegamento della lingua italiana e delle materie letterarie e storiche" possa fare la bibliotecaria con l'aggiunta di una specializzazione in gestione della biblioteca e addestramento pratico alla catalogazione, ma non mi va bene che una laureta in lettere generica possa andare ad insegnare, soprattutto alle medie o elementari. Anche i contenuti degli esami di letteratura dovrebbero essere specifici per gli insegnanti, essere più esaustivi sui potenziali programmi target e meno concentrati su temi iper-monografici a scapito di tutto il resto...
Temo che a livello politico sia convenuto squalificare la categoria docenti per togliergli potere.
Ma infatti una categoria degna di questo nome avrebbe proposto in maniera corporativa un sistema di autovalutazione serio 30 anni fa. Gli insegnanti invece no, preferiscono aspettare che venga dal ministero, che sia imposta a forza, per poi potersene lamentare liberamente.
RispondiEliminaProposte invece, per la valutazione, ne abbiamo?
Kimboz