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giovedì 3 luglio 2014

La riforma coi fichi secchi

"I soldi non ci sono. Ce ne saranno pochi anche in futuro". Questa è in fondo l'unica cosa importante che ieri il sottosegretario all'istruzione Roberto Reggi ha rivelato a Repubblica. Tutto il resto - le 24 ore, le 36 ore, le scuole aperte tutto a luglio e fino alle sei di sera (ma perché non le dieci) - è puro spettacolo, come ormai è tradizione quando al Ministero provano a ritoccare i contratti degli insegnanti: proposte pirotecniche, qualche settimana di fuochi artificiali, poi il fumo e il chiasso si dirada e a settembre si riapre più o meno la stessa baracca. Magari stavolta sarà diversa; ma francamente non vedo come.

La scuola italiana è il carrozzone che è: non sono qui a difenderla, ma non credo che si possa migliorare a costo zero. Immagino che anche Reggi e il suo ministro lo sappiano benissimo; non sono dilettanti. Ma se i soldi non ci sono, che altro possono fare? L'unica è raccontare e raccontarsi che da qualche parte del carrozzone ci siano enormi rubinetti di denaro o di forza lavoro lasciati aperti; clamorosi sprechi a cui rimediare con tanta buona volontà... e senza investirci un mezzo euro in più. "La scuola italiana costa 55 miliardi l'anno, bisogna usare meglio quello che c'è". Come si fa a usare meglio? Si tengono tutti gli insegnanti a scuola tutta la settimana. Geniale, no? Come mai nessuno ci aveva pensato prima?

In effetti, qualcuno ci avevano già pensato. Finché non si era accorto che la cosa non era né sensata né fattibile. Sulla Repubblica di ieri si menziona una "colossale rivolta del mondo della scuola" che avrebbe impedito al ministro Profumo di aumentare l'orario settimanale degli insegnanti a parità di salario. Faccio appello alla buona memoria dei lettori: Profumo lanciò la sua proposta nell'autunno di due anni fa. Voi ricordate una qualche colossale rivolta, nel mondo della scuola o altrove? Non si riuscì a fare nemmeno uno sciopero unitario. Non furono le barricate dei supplenti storici ad affondare la proposta di Profumo; essa svanì "all'apparir del vero", nel momento in cui si passa dagli slogan al malinconico calcolo dei costi e dei benefici. Poi Monti andò a piagnucolare da Fazio che i poveri docenti non volevano lavorare due ore in più a settimana - dopo avermi chiesto un'ora al giorno senza contrattazione - che brutta figura che le hanno fatto fare professor Monti, che brutta fine.

Ma insomma il copione ormai è questo: (continua sull'Unita.it, H1t#238) si butta lì qualche proposta immaginifica e irrealizzabile a costo zero; si terrorizza qualche decina di migliaia di lavoratori; e se poi non si riesce a concludere nulla, al primo svogliato sciopero a singhiozzo si darà la colpa al “corporativismo della classe docente”. Poi magari mi sbaglio, e ne sarei felice, ma insomma: se i soldi non ci sono, non ci sono.

Se non hai un solo soldo in più, non puoi tenere le scuole aperte fino a sera, con quello che costerebbero alla collettività in termini di luce e riscaldamento. Non puoi chiuderci i ragazzi fino al trenta di luglio, anche se sei convinto che ai genitori piacerebbe – ma voi avete mai conosciuto un genitore a cui davvero piacerebbe? e ai ragazzi meglio non chiedere. Non puoi farlo perché, banalmente, nel 90% delle scuole in luglio fa veramente troppo caldo, e il riscaldamento globale non gioca in nostro favore. E siccome non hai un solo soldo in più per ventilarle… a proposito, e i bidelli? Anche a loro hai intenzione di raddoppiare l’orario gratis? Sono già sotto organico, ma puoi sempre raccontare ai giornali che invece da qualche parte ci sono hangar interi di bidelli sfaccendati che finalmente verranno impiegati al 100%. Poi, quando si tratterà di fare i conti, dirai che ti hanno frainteso, che non hanno capito l’ottimismo, non hanno voluto sottoscrivere il “patto della qualità”, qualsiasi cosa sia.
Non puoi rendere “obbligatoria la formazione”; primo, perché una formazione obbligatoria esiste già, anche se il livello è scadente; secondo, perché non hai intenzione di metterci un soldo in più. Non puoi aumentare la paga ai docenti senior, visto che ancora non esistono; è un bel lapsus,  i docenti senior furono un’effimera invenzione dell’era Gelmini. Se il senso è che vuoi dare un gruzzolo al preside, che avrà piena facoltà di spartirlo tra i docenti di cui si fida, ok, la cosa si fa interessante: ma prima di correre a lavare la macchina del mio dirigente vorrei capire una cosa, la solita: da dove prendi i soldi?
Non puoi tenere tutti i docenti a scuola per 24 o 32 ore alla settimana, perché un qualche aumento dovresti riconoscerlo. Non si capisce nemmeno cosa dovremmo fare a scuola tutto quel tempo – ovvero, sì, si capisce: vorresti non pagare più le supplenze, che danno lavoro ai precari ma costano un sacco. E siccome non puoi costringerci a fare supplenze gratis (suona male), spari questa cosa delle trentadue ore di permanenza nell’edificio scolastico. A fare cosa? preparare lezioni? correggere compiti? In quali ambienti? Vuoi imporre un orario di ufficio senza ufficio? Hai presente quanti soldi abbiamo fatto risparmiare allo Stato, fin qui, portandoci il lavoro a casa? Correggendo sulle nostre scrivanie, con i nostri computer, connessi a spese nostre? O vuoi fornire una postazione a tutti i docenti a costo zero? E così via.
Mi dispiace suonare così gattopardesco: in realtà io credo che la scuola si potrebbe cambiare in tanti modi. Fino al trenta luglio no, ma a giugno si potrebbe ancora far lezione - magari sostituendo la disagevole pausa pasquale con una vacanza di primavera all’europea. Si potrebbero incentivare gli insegnanti che si aggiornano. Tante cose, si potrebbero fare. Ma servono i soldi: e i soldi, ce l’hai detto, non ci sono.
Non che avessimo molti dubbi, però la franchezza si può apprezzare. Avevamo ancora nelle orecchie gli annunci di Renzi ai tempi della campagna per le primarie: “Un paese civile deve ripartire dalla scuola“. Si vede che non siamo un paese così civile, tutto sommato. Avremo altre priorità.http://leonardo.blogspot.com

14 commenti:

  1. Questa del link qui sopra è la riforma che volevo fare io...tanto di cappello a matteuccio nostro

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  2. Certo che vista da fuori una frase come
    "Si potrebbero incentivare gli insegnanti che si aggiornano"
    suona proprio malissimo.

    Senza entrare nel merito di cosa sia l'insegnamento sotto l'aspetto procedurale e contrattuale, quel concetto lì spazza via l'idea che l'insegnamento come ogni altra professione sia una scelta nella quale l'incentivo all'aggiornamento dovrebbe essere la propria voglia, chiamiamola consapevolezza della implicita necessità, di essere sempre un passo avanti alle persone che si ha il compito di formare.

    Non lo so, non ho mai avuto per le mani il futuro di decine di persone, ma ho sempre pensato che insegnare sia un lavoro bellissimo perché concede la possibilità, io la vedo a forma di privilegio, di rendere possibili le persone che saranno.

    Come si può pensare che quando si detiene un privilegio quale è quello di avere la responsabilità della qualità futura di persone future che praticheranno un mondo futuro, tra il mondo quelle persone e chi deve fare da ponte tra i due, il terzo sia l'unico a dover essere economicamente motivato a proiettare anche e prima di tutto sé stesso ogni giorno verso il giorno dopo?
    Non dovrebbe essere il senso stesso di quello che tanti anni prima si scelse di fare?
    Non dovrebbe essere implicito nel ruolo, nel significato, soprattutto nella responsabilità che si è scelto di prendersi?

    Io poi riconosco di saperne proprio poco di questo mondo e per questo ne faccio un discorso puramente immaginario, perché il mio unico riferimento reale fu quell'amore di mio zio che, per insegnare le scienze ai suoi ragazzi, mi chiese di insegnargli (a lui) le basi del montaggio video perché aveva deciso di far fare ai suoi ragazzi lezione in una maniera diversa, nuova prima di tutto per lui, che li coinvolgesse direttamente.
    E quando quell'amore di zio lì morì il giorno del funerale in fondo alla chiesa c'erano dei ragazzi che non erano di famiglia, nessuno li conosceva, ma piangevano come lo fossero e allora ricordandomi quelle domeniche a spiegargli-come-spiegare il montaggio video il dubbio ha lasciato il posto alla certezza: erano i suoi studenti e secondo me erano anche i peggiori, i più difficili da tenere buoni, da stimolare, e quel giorno erano lì, da soli, senza appelli a imporgli la presenza, a salutare quello che probabilmente guadagnava proprio poco, sicuramente non più di quell'altro professore che gli stessi ragazzi prendevano a male parole, ma per loro era di più ed erano lì a dirglielo, a dirgli grazie e a dirgli ci mancherai.

    Non so, ho divagato come sempre, ma secondo me l'insegnamento è una cosa bellissima, un privilegio prima che un lavoro.

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  3. Due osservazioni, da incompetente in materia:
    - i PON sono una fonte di spreco, dalla mia esperienza. Nel mio liceo c'era il corso di bridge e un corso di peer education, di cui a distanza di anni faccio fatica a trovare il senso. Non conosco la realtà di tutte le scuole, ma se fosse dappertutto così, sarebbero soldi risparmiabilissimi.

    - i bidelli che ruolo hanno oggigiorno? a quanto so non fanno più le pulizie (affidate a ditte esterne) e si limitano a passare le carte del preside nelle aule. Si risparmierebbe qualcosa evitando gli appalti per le pulizie e ritornando a vedere i bidelli a mantenere pulita la scuola?

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    1. Informati sull'utilità del bridge a livello di sviluppo cognitivo e su cosa è la peer education. Dopodichè, sono sicura, ne troveresti il senso.
      Sui bidelli hai ragione.

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    2. La peer education l'ho fatta io e tanti altri. A distanza di anni non vedo perchè fondi pubblici siano stati dati per questa attività. Per il bridge la stessa cosa: si può imparare a giocare anche con corsi privati e non necessariamente con i fondi pubblici. Lo sviluppo cognitivo poteva essere garantito anche dallo studio di funzioni e calcolo di integrali.

      Ripeto, questa è la mia esperienza. Se lei ne ha tratto beneficio, e ritiene che siano stati soldi ben spesi, non le voglio far cambiare idea.

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    3. Il bridge insegnato a scuola?
      Ma non c'è una legge che vieta il "giuoco delle carte" in qualsiasi locale pubblico?

      Anzi, siamo nell'epoca di internet e quindi invece di limitarmi alla domanda, appena finito di scriverla mi sono andato a cercare la risposta, che a questo punto condivido dato che, appunto, conferma il mio dubbio:
      http://it.wikipedia.org/wiki/Tabella_dei_giochi_proibiti_nei_locali_pubblici_italiani

      la scuola non è, a norma di legge, un luogo pubblico?

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    4. Edit: volevo dire un -locale- pubblico, non luogo.

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    5. Non so che dirti. Credo che la legge si riferisca agli esercizi commerciali. Quando era organizzato nel mio liceo, correva l'anno 2003 o 2004. Su Google pare che ancora lo si insegni in altre scuole, per es. http://www.itccaruso.it/progetti-pon-e-por.html

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  4. dove andremo a finire, signora mia.
    il bridge.
    ai miei tempi briscola&tresette li imparavamo da soli (peer education?) senz'altro aggravio per le finanze pubbliche che lo stipendio del prof di religione, che forniva il tempo e il luogo e l'occasione.

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    1. Troppo grande la responsabilità che hanno gli insegnanti e sono troppi gli insegnanti che si adagiano.
      Io credo che ogni anno si debbano fare dei colloqui psicoattitudomotivazionali per capire in che mani vanno gli alunni.
      Troppo spesso sono nelle mani di prof in fase di born out conclamato e nessuno si accorge o, peggio, fa finta di non accorgersi di nulla.

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    2. nella mia scuola c'era il corso di ludomatica, 2 ore a settimana al pomeriggio in aula informatica con Call of Duty
      Matteo Z.

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  5. Ha ragione Leonardo, fare migliorie a costo zero è impossibile, la sola idea di migliorare/cambiare qualcosa implica una qualche spesa. Corsi demenziali pomeridiani rappresentano sprechi di qualche centinaio di euro e sono comunque casi rari, io mai sentiti ne visti.
    Di cose da migliorare ce n'è tantissime, prime tra tutte la selezione degli insegnanti, poi la valutazione sugli insegnanti.
    Poi il fatto che ci siano classi con più di 20 ragazzi è assurdo, altro che inclusione! Si parla a volte di 30 ragazzi, dove chi resta indietro non avrà mai la possibilità di essere seguito.
    Poi il problema genitori, che col fatto di criticare sistematicamente gli insegnanti distruggono i figli oltre che il loro stesso ruolo di adulti, anche i genitori dovrebbero andare a scuola di come fare i genitori, perchè non sanno più farlo.
    Ci vorrebbero più ore, più insegnanti, più attività, più tutto e quindi più soldi.

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    1. Per i PON si spendono milioni di euro, non poche centinaia. Certo non tutti i corsi attivati sono fuffa.

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  6. Caro collega, tutto vero..tutto giusto ...o quasi.
    Nella mia scuola sono state finalmente piazzate le LIM ma solo una decina, su 100, docenti le ha utilizzate per il buon motivo che una parte non ha voluto imaparare ad usarle ed una parte non sa usare il computer (e se ne vanta). I libri in adozione hanno tutti il supporto informatico.
    I nostri alunni hanno un pc a disposizione al 99% ma, è ovvio, gli devi insegnare ad usare il CDrom e, è ovvio, prima te lo devi studiare tu.
    Io insegno Inglese ed i miei alunni sono stati entusiasti di scoprire che gli odiosi esercizi si possono fare in mille modi diversi, che il programma te li corregge e ti spiega anche la grammatica tutte le volte che vuoi e dove vuoi.....se vuoi.
    Hanno anche scoperto la meraviglia del vocabolario su CDrom e capito quanto Google traduttore sia utile ma molto limitato.
    Per quanto riguarda un'organizzazione migliore del tempo scuola, propongo l'abolizione degli esami di terza media. Il mese di giugno si potrebbe così utilizzare per il recupero degli alunni in difficoltà anche con il supporto del tutoring degli alunni disponibili. Noi abbiamo un'ala siberiana (fresca d'estate) poichè nella mia cittadina fa caldo già a fine marzo.
    L'aggiornamento deve essere obbligatorio e riconosciuto. Sono 25 anni che mi aggiorno a mie spese in una scuola di lingua inglese riconosciuta da tutti tranne che dal nostro Ministero.
    Ciao.

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