Come insegnante, a me non dispiacerebbe essere valutato: sono già quotidianamente sottoposto al giudizio informale ma costante di genitori, colleghi, e studenti; perché non aggiungere qualche parametro oggettivo? Peccato che nessuno l’abbia mai davvero proposto. Ne parlano tutti: incassano la solidarietà degli gli ex studenti che vorrebbero farcela pagare, e poi scrivono brutte leggi in cui non si capisce mai come dovremmo essere giudicati. Almeno nel testo originale della Buona Scuola si capiva bene chi: il preside. Era uno degli aspetti più discutibili del Ddl ed è già stato un po’ modificato. Nel frattempo molti ne hanno approfittato per spiegarci che non ci trovano nulla di strano: anche loro vengono giudicati dai loro dirigenti: perché noi no?
Potrei semplicemente rispondere: perché non mi fido dei dirigenti. Ma è più complesso di così. Secondo Renzi ogni preside doveva essere libero di costruire “la sua squadra”. Già la metafora ha qualcosa che non va, perché se ci pensate, di solito la “nostra squadra” è quella che il club si è potuto permettere. Per un preside che riuscirà ad attirare insegnanti buoni, ce ne saranno cinque o sei che non potranno che contentarsi dei rimasugli. È l’economia: niente di così strano. Ma la scuola pubblica era nata proprio per andare in senso inverso. Renzi parla di Buona Scuola, ma per ogni scuola buona ce ne saranno un po’ di mediocri, e parecchie scadenti. Vabbe’, al limite chi se lo può permettere andrà alle private (coi miei soldi).
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E quindi...?
RispondiEliminaContinuiamo così, con docenti che siano solo misura di se stessi?
Perché continuare così? Possiamo fare tante cose (alcune le stiamo già facendo). Però è un po' sfibrante vedersi imporre l'ennesima riforma peggiorativa perché "è meglio di non fare niente". Chi non sa cosa sta facendo è meglio se non fa niente.
EliminaLeo, "perché non mi fido dei dirigenti" fa un po' cadere le braccia, come motivazione, eh. Anche se riconosci una maggiore complessità, per poi fermarti ad una considerazione che è una secchiata d'acqua: le differenti capacità dei dirigenti (immagino anche politiche, in senso lato) daranno origine a delle disparità qualitative nell'offerta scolastica. Ma, e credo tu lo sappia bene, è già così.
RispondiEliminaIl punto è che la valutazione del merito in mano a una persona (o tre, o cinque, etc.) funziona se a sua volta questa persona deve rendere conto a qualcuno dei propri risultati. Quindi, personalmente, mi sta bene che un dirigente possa avere discrezionalità nel giudizio del merito, a due condizioni: che le regole e gli obiettivi siano chiare per tutti, sin dall'inizio; e che il giudicante sia a sua volta giudicato sulle proprie scelte e sui propri risultati. Come ho già scritto, non è un metodo infallibile, ma è meglio che niente (quel niente che, in altri ambiti del pubblico, ha partorito premi produttività distribuiti a tutti indistintamente...).
Non è prevista valutazione dei dirigenti, per ora: il senso implicito è che il dirigente bravo (che sarà riuscito a costruire la sua "squadra") sarà premiato dal "mercato".
EliminaAndrebbe benissimo se stessimo, appunto, parlando di mercato e non di un luogo pubblico dove i bambini sono obbligati a stare.
"Per un preside che riuscirà ad attirare insegnanti buoni, ce ne saranno cinque o sei che non potranno che contentarsi dei rimasugli." basterebbe licenziare i rimasugli, parola con cui immagino tu intenda dei professori incapaci. ma, apriti cielo, licenziare un professore?
RispondiEliminaSi apra pure il cielo: siamo già licenziabili e se lo diventiamo di più non ci vedo nulla di drammatico (per ora sono proprio i dirigenti a farsi problemi quando è il caso).
EliminaMa che tu sappia la logica del campionato funziona così? Chi ha più risorse si prende i giocatori migliori e gli altri cambiano mestiere? Non mi pare che funzioni così.
Mai visto o sentito parlare di un professore licenziato. Alle medie ne avevamo uno da licenziare. So anche che si è anche beccato un provvedimento disciplinare (non so per quale motivo). Niente licenziamento. Alle superiori ce n'era un altro. Non faceva niente e dava voti a caso. Ma niente licenziamento. All'università ne abbiamo due da licenziare. Gente che non fa veramente nulla. Anche qui, niente licenziamento. Sono decenni che ammuffiscono nel loro ufficio (quando sono presenti).
EliminaE' una pena anche per loro: si vede bene che hanno sbagliato carriera, che hanno sbagliato lavoro. Non hanno la minima passione in quello che fanno. Ma chi glielo fa fare di auto-licenziarsi?
"basterebbe licenziare i rimasugli,"
RispondiEliminae quando li hai licenziati, e ti trovi una media di un professore ogni cento alunni che fai, condanni milioni di bambini e ragazzi a rimanere analfabeti perchè ovviamente non si possono fare classi da cento?
Come vedi, ci vogliono 5 minuti a dimostrare che la meritrocrazia è l'esatto opposto di quello che millantano i suoi sostenitori, ovvero un fattore di progresso: in realtà è il grimaldello per tornare sparati al medioevo.
A proposito di valutazioni e di meritocrazia. Giusto per dare un metro di paragone senza pretesa di completezza e senza voler dimostrare niente, vi racconto l'esperienza di un parente che insegna in Francia (a Parigi) alle scuole medie pubbliche. Quando è stato assunto, senza alcuna esperienza d'insegnamento, guadagnava già come un insegnante italiano a fine carriera (non ricordo la differenza tra le due cifre e c'è da considerare il rispettivo costo della vita... però al tempo la cosa m'aveva colpito). Il sistema scolastico francese prevede che un insegnante possa subire ispezioni dal ministero durante la lezione in classe; le ispezioni superate con una valutazione positiva influiscono sul punteggio in graduatoria dell'insegnante (che ad esempio può ambire a posizioni più prestigiose in scuole più centrali) ed anche sullo stipendio. Gli insegnanti che accettano di spostarsi in scuole più disagiate (ad esempio nelle banlieues parigine più degradate dove le classi sono composte prevalentemente da figli di emigrati dalle ex-colonie) vengono premiati allo stesso modo.
RispondiEliminaIl lavoro dell'insegnante viene sottoposto ad un maggiore controllo (la valutazione degli alunni influisce sulla valutazione dell'insegnante), ma viene anche garantito un maggiore supporto. Per esempio, all'insegnante alle prime armi viene assegnato d'ufficio un tutor (di solito un insegnante senior del corpo docenti della scuola; ma esistono anche delle figure di tutor che provengono dal ministero) che lo aiuta nella preparazione delle lezioni o nella gestione delle classi.
Certo, il sistema francese è ovviamente molto diverso da quello italiano, ha le sue pecche e non è tutto oro quello che luccica...