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lunedì 30 marzo 2020

Pietà per noi 40

Pietà per noi quarantenni, che siamo a fine corsa e non l'abbiamo capito.


Non siamo progettati per capire. Siccome nessuno ci prendeva sul serio abbiamo dovuto cominciare a farlo da soli, tirandoci su dalle sabbie mobili dell'ironia come il barone di Munchausen, con risultati discutibili. Anche adesso non capisci se ci siamo o ci facciamo. Wall Street può crollare, ma non toccateci la passeggiata. Un lockdown è Stato totalitario, una vecchia dal balcone che urla "State a casa" è il panopticon. Se solo Anna Frank potesse leggere i nostri diari on line, che pianti si farebbe, che empatia.

Pietà per noi quarantenni, che non siamo mai stati maggioranza e questo a un certo punto dev'essere diventato un limite cognitivo. Ancora oggi la domanda è: ma se vado al parco da solo, che problema c'è? E se tutti si facessero la stessa domanda, lo capisci che in quel parco saremmo in cinquecento, e un problema forse ci sarebbe? Ma il quarantenne non ragiona così, non si è mai visto massa e adesso è complicato cominciare. Moltiplicare tutti i suoi tic, le sue idiosincrasie, per un milione, dieci milioni, sessanta milioni. Come si fa.

Pietà di noi quarantenni che passiamo la giornata a domandarci di chi è la colpa, a inveire contro il governo e/o contro l'opposizione, contro i cinesi e contro gli inglesi, contro chi corre e contro chi non chiude le fabbriche. L'apocalisse ce la immaginavamo meglio comunicata, meglio descritta; è chiaro che mancano le competenze e manca la visione d'insieme.

Pietà per noi cresciuti alla scuola del cinismo. È inutile che ci racconti che ora tutto cambierà, fosse anche vero è troppo tardi. Se siamo quarantenni ne avevamo venti quando due grattacieli crollarono, sì, è facile dirlo adesso, che in fin dei conti cosa vuoi che fossero due grattacieli. Dovevi esserci quel giorno, e avere vent'anni: dovevi sentirti ripetere che nulla sarebbe mai stato come prima, e poi scoprire – indovina! Che tutto restava abbastanza come prima; magari qualche guerra in più, qualche attentato in più, ma neanche tanti. Adesso che ti aspetti, è il Duemilaeventi e se abbiamo quarant'anni è quel tipo di cifra che da bambini si metteva nel titolo di un film di fantascienza.

Hai un bel da dire che questo virus sarà complicato e poi ce ne saranno altri, e dalle crisi seguiranno crisi, e l'emergenza climatica e tutto il resto. Non è che non ce l'aspettassimo, ma è tardi. Non è che non immaginassimo di dover cambiare il nostro stile di vita, ma un po' prima, non a mutuo sulla casa quasi estinto. Non è che non ci aspettassimo l'arrivo dei Tartari, ma erano schedulati verso il Duemila, al massimo Duemilaecinque: adesso abbiamo famiglia, come si fa.

Pietà di noi che non abbiamo mai avuto una battaglia vera, un nemico chiaro da combattere: stavamo qui, cercavamo di mantenere un minimo di decenza, di difendere un minimo di cose che a un certo punto erano pericolosamente simili a uno status quo che nemmeno ci favoriva, ma insomma, in linea di massima uno deve fare quel che può nel luogo dove gli è capitato di vivere, e così abbiamo fatto: e ovviamente non bastava, e questo ci sarà contato: pietà di noi.

Pietà per noi che stavolta la sfangheremo, e magari non impazziremo – finché gli uffici e le scuole non riapriranno (e alcuni erediteranno cose che non vogliono e non sanno gestire): e allora sì, ci ritroveremo soli in cabina di comando e la prossima sirena adesso lo sappiamo, che suonerà per noi.

6 commenti:

  1. Centri il punto. Siamo sempre stati pubblico, telespettatori da maratona (Mentana e precursori), bravi a speculare sugli eventi, massa "china e distante sugli elementi del disastro" come cantava il poeta.
    Ora improvvisamente (senza un minimo di preavviso, specie qui in Italia, per tempistiche pandemiche) ci scopriamo dentro gli eventi.
    La comodità dei nostri salotti brilla di una luce sinistra, neppure la tv riesce a raccontare bene, a scavare oltre le cifre.
    E mi scopro a farlo di nuovo, ora, o a cercare qualcuno in grado di farlo (tu, qui), come a esorcizzare il tutto.
    Sintomatico, perlomeno.

    z.

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  2. E dunque non chiedere mai per chi suona la sirena...

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  3. Se ti può consolare -ma immagino di no- i ventenni ragionano allo stesso modo.
    "Se esco io da solo, che problema c'è?"
    "L'estate senza pub e movida e con le regole anti aggregazione? Impossibile, non per tutta l'estate. La gente impazzirebbe."

    (Da dialoghi avuti con ventenni, sui social)

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  4. Non commento quasi mai, ma questa volta vorrei abbracciarti.

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  5. Pietà. E perché. Ogni generazione ha i suoi dubbi. Pensa che questa è la situazione congeniale. Considera che chi ci governa ne fa parte. Considera che come disse il sommo poeta sei nel mezzo del camin di nostra vita, dato che l'aspettativa è quanto meno ottant'anni. Ciao. Andrà tutto bene

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