2. Strawberry Fields Forever (Lennon-McCartney; singolo del 1967; poi nella versione USA di Magical Mystery Tour).
Let
me take you down”.
Nell'autunno del 1966, ad Almeria, John
Lennon era perplesso. Stava impersonando il soldato semplice Gripweed
nel nuovo film di Richard Lester, How I Won
the War; per esigenze di copione aveva dovuto
tagliarsi i capelli, quel casco di protezione che più di ogni altra
fino a quel momento aveva distinto i membri dei Beatles dalle
persone normali. Lennon, che sul set riusciva a mantenere un atteggiamento professionale, fuori dal set si sentiva a disagio; la parte della
persona normale non gli riusciva. Lontano dagli altri tre Beatles per
la prima volta dall'inizio della vita adulta, scopriva di non
riuscire a comunicare. "Nessuno penso che sia sulla mia onda",
scrisse in una canzone. "Voglio dire, devo essere troppo alto, o
troppo basso". L'onda sarebbe poi diventata un albero. Il
cancello in ferro battuto della villa che aveva affittato gli
ricordava quello del giardino della Stazione dell'Esercito della
Salvezza dove sgattaiolava da bambino per giocare tra i rampicanti.
La zia Mimi ovviamente glielo proibiva. "Non mi impiccheranno
per questo", rispondeva. In effetti, non c'è nulla per cui
essere impiccati (“Nothing to get hung
about”).
Per essere una canzone ispirata dall'Lsd, Strawberry
Fields trattiene pochissime immagini: è
notevole da questo punto di vista il contrasto con l'immaginario
particolarmente vivido di quel super8 a colori che è Penny Lane. Anche i riferimenti alla Liverpool
dell'infanzia, il Concetto unificante del disco a cui avevano
iniziato a lavorare, non sono sviluppati: più che evocare Strawberry
Fields, Lennon si limita a nominarla. Certo, quel "forever"
sfoggia l'ambiguità del miglior Lennon: è un augurio a seppellirsi
nella memoria dell'infanzia? O forse ci sta dicendo che tutta la vita
adulta è un'illusione, e che da quel campo di giochi non è mai
uscito? È bastato quell'ermetico "forever"
a rendere un giardino di Liverpool uno dei luoghi più evocativi
della cultura pop. John non fornisce ulteriori immagini, non gli
servono.
Siamo convinti che una canzone psichedelica debba essere
visionaria. Vecchio luogo comune della cultura pop: dove ci sono
allucinogeni, immaginiamo colori violenti, illusioni ottiche,
geometrie frattali e qualche oggetto retrò completamente
decontestualizzato. Anche Lennon più tardi avrebbe sentito la
necessità di evocare un immaginario del genere, con Lucy in the Sky. Ma nel 1966, quando comincia a
lavorare alla nuova canzone, Lennon più che una visione vuole
esprimere una confusione. La canzone a un certo punto s'intitola It's
Not Too Bad e il testo, più che ispirato
dall'Lsd, sembra la trascrizione di un soliloquio: un esercizio di
scrittura automatica. Il metodo era ancora quello di She Said She Said: sballarsi e poi prendere
appunti. Ma ai tempi di She Said She Said era
a una festa coi suoi amici, in una situazione protetta e sotto
controllo: quando Peter Fonda aveva iniziato a delirare John si era
trovato addirittura a interpretare un principio di realtà. Ora
invece era solo coi suoi pensieri e i suoi pensieri non si
ricombinavano. John Lennon era un personaggio pubblico apprezzato da
giornalisti e pubblico per le sue risposte pronte. In Strawberry
Fields si leva la maschera: finalmente può
balbettare, confondersi, contraddirsi, e ne approfitta senza
vergogna: "I think, er, no, I mean, er,
yes, but it's all wrong that is I think I disagree".
Già in passato aveva tentato di mimare il parlato, usare gli
intercalari in funzione ritmica ("My baby
buys her things, you know;
she buys her diamond rings, you know").
Ora ne vuole fare lo stesso senso del suo discorso. È un'idea
estremamente coraggiosa, vista la situazione.
“It's getting hard to be
someone, but it all works out”. La situazione è la solita: la Emi vuole
un disco nuovo. Almeno un singolo. Sono passati ormai sei mesi
dall'ultima uscita pubblica: come può resistere il pubblico, e
soprattutto come possono sopravvivere i discografici senza un nuovo
prodotto dei Beatles?
Rientrato a Londra, Lennon ritrova i colleghi e si sente
subito a casa. La canzone però stenta a prendere forma. La Emi
insiste. Si delineano, nell'occasione, i punti di forza che stavano
facendo di Paul McCartney il leader in pectore del gruppo. Quando si
tratta di produrre un singolo, Paul ha sempre un'idea abbastanza
precisa di quello che vuole ottenere. Questo lo porterà a entrare in
frizione con gli altri tre e persino con George Martin: ma è un
vantaggio concreto rispetto a John, che non sa sempre esattamente cosa vuole, e quando lo sa non sempre riesce a spiegarlo. La canzone del resto parla proprio di questo: John non
sa cosa vuole. "È facile vivere con gli occhi chiusi,
fraintendendo tutto ciò che vedi". Significa che preferisce
tenerli chiusi, come in I'm Only Sleeping,
o che ha intenzione di aprirli? Anche stavolta ognuno può
interpretare come preferisce. Lennon però non riusciva a decidersi.
Voleva un disco che suonasse diverso da tutto quello che si era
sentito fino a quel momento: ovvero? Voleva un pezzo avantgarde come
Tomorrow Never Knows,
ma avrebbe anche voluto dare al brano un'atmosfera soffusa. Alla fine
com'è noto George Martin e Geoff Emerick cucirono assieme due
versioni incise a velocità e chiavi diverse: qualcosa che oggi
sarebbe difficile da realizzare con la tecnologia digitale, in un
qualche modo riuscirono a farlo funzionare con forbici e nastro. Il
risultato è un miracolo che desta ammirazione ancora oggi. Lennon
non ne era soddisfatto. Ancora nel 1980 era convinto di avere subito
un boicottaggio inconsapevole, da parte di Paul e George Martin.
“Always, no, sometimes think
it's me”.
Comunque alla fine il disco uscì, e
ottenne tutta l'attenzione che si meritava. I Beatles avevano sempre
cercato di sorprendere con qualcosa di nuovo, ma stavolta la
sensazione di molti è che avessero nettamente esagerato: si erano
fatti crescere i baffi, e nei filmati promozionali sfoggiavano
costumi colorati che facevano a pugni con l'iconografia consolidata.
Come previsto Penny Lane fu
la canzone più programmata in radio e Strawberry
la più discussa. Lo status di doppio lato A
penalizzò la performance nella classifica inglese, impedendo ai
Beatles di accedere al primo posto. Ma l'errore più grave che George
Martin non smise di rimproverarsi fu la scelta di escludere i due
brani usciti sul singolo dall'album in lavorazione. A quel punto il
progetto di un viaggio sentimentale nella Liverpool dell'infanzia fu
accantonato, anche se ne restano tracce disseminate in tutto Sgt.
Pepper.
Insomma vince ADITL. Sarebbe anche una delle mie top 5, ma NON È una canzone dei Beatles (sono due mezze canzoni).
RispondiEliminaNon che ci fossero molti dubbi a riguardo...
Eliminanove classifiche su dieci mettono ADITL al primo posto e chi non la mette lo fa per fare l'anticonformista.
Eliminasul fatto che siano due mezze canzoni posso anche essere d'accordo, ma è uno di quei casi in cui il totale supera la somma: "mezza canzone uno" sarebbe stata una discreta canzone tra le tante e "mezza canzone due" un riempitivo mccartneyano. unite, fanno il capolavoro.
f.b.
Non è proprio solo questo: c'è la scala ascendente di accordi ad libitum, c'è l'inner groove, c'è la produzione e la post-produzione .. voglio dire, non è esattamente la stessa situazione di I've Got A Feeling.
EliminaClaudio JJ
C'è anche l'accordone finale a otto mani sul piano... Molto coreografico.
EliminaA parte questo, a mio parere è sempre molto in alto nelle classifiche perché è una tipica canzone "chitarristica" di John con una specie di middleheight altrettanto tipico di Paul. Non sono le loro cose migliori in assoluto, ma sono molto rappresentative e insieme funzionano. Inoltre, la produzione e le stranezze da studio ci sono ma non affossano il tutto, anzi lo "accendono" (per parafrasare).
La forza del brano sta in questo equilibrio tra le parti.
Curioso cmq parlarne sotto Strawberry Fields Forever, che invece è tutto tranne equilibrata. Oggi si direbbe una canzone sovraprodotta, di fatto non sapevano che direzione prendere e le hanno prese tutte. Non parlerei di boicottaggio, ma qualche argomento John ce lo aveva.
D'accordo sulla cadenza plagale quadrupla alla fine del pezzo di Paul, ma tutto il resto - diciamocelo - sono biechi trucchi sui quali i Beatles sono sempre stati campioni.
EliminaPer Strawberry Field è stato John a dire che gli piaceva più la prima metà di una take e la seconda dell'altra. Non è colpa di George Martin se John è sempre stato un perfetto indeciso...
Nì sui biechi trucchi che su ADITL hanno funzionato in un modo forse unico rispetto ad altre circostanze. Sì su tutto il resto: IMHO il sabotaggio più o meno consapevole è una roba generata da percezioni e ricostruzioni a posteriori, più che da quanto effettivamente successo in studio.
EliminaClaudio JJ
Banalmente John rilevava che le maggiori sperimentazioni siano state fatte sui suoi brani. D'altronde le sue indecisioni lasciavano più margine di iniziativa...
EliminaCmq al di là delle motivazioni e delle ricostruzioni che si possono fare, ho sempre trovato Strawberry fields penalizzata da sovraincisioni buttate lì e in generale da un arrangiamento atroce. Mi riferisco ai fiati, in particolare. A riascoltare i primi take il brano sembra *respirare*...
Chiedo scusa per il "middleheight" che mi è scappato un paio di post fa (in luogo del middle eight)
EliminaFrancamente è arduo credere che un pezzo come Strawberry Fields sia uscito contro il parere dell'autore o con l'autore insoddisfatto. Gran parte dell'esito della produzione finale proviene dalle idee di John il quale, come giustamente dici, era parecchio indeciso; ma non lo è sempre stato, e nei casi in cui non riteneva di sperimentare o far sperimentare, non è successo. Onestamente non vedo complotti.
EliminaClaudio JJ
Ricordo il primo impatto con Strawberry Fields: non assomigliava a nulla che avessi ascoltato, la strofa non è una strofa ma è il ritornello, la voce di John è... Cos'è, scazzo, noncuranza, sembrava galleggiare fra onde di note. Poi a ridosso dell'ormai mitico taglio ricucito, cambia proprio di forza, è più presente, fra arrangiamenti classici e strumenti minori pescati chissà dove, e poi un altro ritornello da stadio inglese, semplice semplice, poi la canzone si chiude e ricomincia e va in fade. Eh he he, quattro tipi con la terza media o poco più, a dodici anni dall'esplosione del Rock'n'Roll, vedo Martin come un maestro di atmosfere, ma che band ragazzi, una musica mai più espressa da nessuno, ed il 1967 è sin troppo pregno di semi musicali, eppure sta' roba non è mai più stata nè raggiunta nè tantomeno riprodotta. Piaccia o non piaccia, è unica.
EliminaA sproposito, grazie .mau.
EliminaTu che molto tempo fa, quando Tomorrow Never Knows era diventata contemporanea, e avevi un indirizzo CSELT, mettevi online testi e accordi dei Beatles.
Quanti ne ho imparati così! Grazie!
avevo anche messo accordi delle canzoni dei Beatles? :-)
EliminaE' sempre stata la mia preferita e finalmente ho trovato qualcuno che mi spiegasse perchè! A parte gli scherzi, anche se manca ancora lo scontato (?) primo posto, grazie di cuore per questo anno beatlesiano. Ascolto tanta musica ma ciclicamente torno da quei quattro e questa classifica commentata si è rivelata un regalo inaspettato. Buona scuola!
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