Con #MeToo non dovrebbe andare diversamente. Certo, ogni movimento ha una storia a sé. Certo, dipende dalla consapevolezza e dalla saggezza di chi lo manda avanti – il che non rende semplice la vita dei movimenti collettivi e non organizzati. Può darsi che dipenda dal buon senso di chiunque abbia a cuore la questione, e quindi persino dal mio: così dalla mia posizione privilegiata ma in ultima fila alzo il dito per dire che chiunque in questi giorni sta difendendo Amber Heard per partito preso non sta rendendo un buon servizio a #MeeToo. Tutto il contrario. Certo, si può mettere in dubbio la decisione della giuria e insistere sui dettagli dissonanti – è un mondo libero, si può difendere qualsiasi causa anche quando sembra veramente molto persa. Ma sostenere che "la vittoria di Johnny Depp" sia un "trionfo della misoginia" è la classica profezia che si autoavvera, uno slogan che molti misogini sottoscriveranno.
Negli ultimi anni abbiamo scoperto che per le donne denunciare gli abusi – in particolare quelli domestici – è molto difficile. Ma questo non ha mai significato che le donne non siano capaci di mentire (questa sì sarebbe una conclusione sessista) e che talune donne non lo facciano, per svariati motivi, alcuni dei quali non sono affatto diversi da quelli per cui mentono gli uomini: avidità, sete di vendetta, manie di protagonismo. Il processo ha stabilito che Amber Heard ha mentito per rendere più difficile la vita all'ex marito, e fin qui non c'è veramente nulla che non succeda tutti i giorni a ex coniugi di tutti i sessi. Più interessante è un corollario: Amber Heard ha anche cercato di sfruttare l'ondata di #MeToo: si è presentata come vittima di abusi nel momento in cui questo giovava alla sua carriera. Il movimento non è una vittima del processo: è una parte lesa. E anche in questo non c'è veramente nulla di strano: ogni buona causa attira parassiti, è sempre stato così. I parassiti sono persino un buon segno, significano che il corpo è sano, il momento in cui i topi ci terrorizzano davvero è quando li vediamo abbandonare la nave.
Io al limite potrei capire un discorso del tipo: ora i misogini si nasconderanno dietro al caso Heard per mettere in dubbio la credibilità delle donne che denunciano i mariti. Da un punto di vista mediatico, la possibilità di una strumentalizzazione è fortissima e necessiterà di un'attenzione quotidiana, ovvero di energie che sarà meglio non sprecare nel tentativo di difendere Amber Heard. Ma da un punto di vista invece giuridico, davvero, come ve la immaginate la scena? Secondo voi una donna che è indecisa se denunciare o no un marito, tra le varie ragioni da soppesare, includerà anche solo per pochi secondi qualche considerazione su com'è andato a finire il caso Heard? Un magistrato, un giudice, una giuria che esamina un singolo caso di violenza domestica, tra le prove e le testimonianze vaglierà anche il precedente Heard? Da qui a sostenere che la giuria avrebbe dovuto lasciar andare la Heard per non danneggiare il movimento il passo è brevissimo. Mi sembra un esempio magnifico di quanto sia importante separare il giudiziario da ogni altro potere. Davanti a un giudice non c'è, non ci dovrebbe essere nessun movimento, ma un singolo caso in cui anche la persona più nobile, per il motivo più nobile, potrebbe avere commesso un reato, e quello deve essere appurato: quel singolo reato. Non so quanto questo sia compatibile col diritto consuetudinario anglosassone, ma insomma io la penso così, grazie per l'attenzione.
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