[Questa è la Gara delle canzoni di Franco Battiato, oggi con quattro canzoni frammentarie: frammenti di suoni, frammenti di culture, frammenti di storia, frammenti di Battiato medesimo].
1974: Ethika fon Ethica (#213)
Ho la sensazione che Ethika fon Ethica sia un brano molto caro a tutti i fan del Battiato anni Settanta – ho letto cose pazze, gente che fu cacciata da radio popolari per aver messo in onda una cosa che effettivamente bisognava essere matti per mettere in onda, cioè immagina di sintonizzarti in quel momento con una radio popolare e sentire un comizio di Mussolini, sentire Faccetta Nera, ed era il 1974. A volte mi è piaciuto considerare Ethika la Revolution 9 di Battiato, non solo perché si tratta in entrambi i casi di un collage sonoro, ma del punto estremo di una rivoluzione che FB stava portando avanti – salvo che Revolution 9 era il brano meno ascoltabile di quell'album, mentre Ethika forse è una delle cose più intellegibili di "Clic". In quel periodo Battiato stava distruggendo il personaggio pubblico che aveva interpretato nei primi due dischi sotto la regia di Gianni Sassi. Aveva sciolto il suo gruppo, ai concerti arrivava solo e indispettiva il pubblico suonando lunghi accordi per decine di minuti, oppure mettendo davanti al microfono una radiolina tascabile e giocando a sintonizzarla su stazioni diverse. Dalle improvvisazioni su 'un solo accordo' sta nascendo il Battiato minimale che porterà a Za e all'Egitto prima delle sabbie; dai giochi con la radiolina nasce Ethika e tutto il filone concreto fino a Coffee-Table Musik: ma la sensazione comune è che Ethika abbia qualcosa di più delle composizioni successive – banalmente, è più breve e concentrata: ci sono più idee in questi quattro minuti che in certi dischi che ha fatto dopo. Non è una semplice seduta di zapping radiofonico, anzi: tutti i frammenti sono scelti e montati con una certa attenzione, e alcuni episodi sono riuscitissimi, in altri dischi forse FB li avrebbe riprodotti per decine di minuti e invece durano pochi secondi (il brevissimo concerto di bisbigli!) Benché alcuni effetti sonori sin dall'inizio ci suggeriscono che Battiato stia sintonizzando una radio, l'etere che esplora ha qualche proprietà quadridimensionale: mette in contatto il presente dei fotoromanzi col passato degli stornelli e del fascismo.
1980: Passaggi a livello (#85)
Good vibrations! Satisfaction! Sole mio! Cinderella! mit violino! Lux aeterna! Galileo! Douce France! Nietzsche-Lieder! Kurosawa! Meine Liebe! Mister Einstein On the Beach!
Patriots finisce con una scarica di fuochi artificiali. Battiato si è ormai impadronito del dispositivo postmoderno e riesce a farci passare qualsiasi cosa. Si comincia con un pianoforte che sussurra il tema di Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon e Yoko Ono (a sua volta modellato su Stewball, un canto popolare forse di origine inglese ispirato a un cavallo da tiro, per cui forse ci potrebbe essere un collegamento con la carrozzella della seconda strofa) e si prosegue inglobando allegramente qualsiasi frammento Battiato voglia rilevare. La progressione, non è una coincidenza, è la stessa con cui terminava il disco precedente: I-V-VI, come in Stranizza d'amuri: l'ascesa infinita, la sensazione di elevazione che FB vuole imprimere nell'ascoltatore al termine dell'ascolto dei suoi primi due album pop. Il testo è il solito collage, segue un filo di associazioni che si interseca con altri discorsi come nei passaggi a livello: i treni di una volta, le carrozzelle di una volta, la vita in villeggiatura, i giochi nel cortile col freddo che fa (forse perché è Natale davvero, ma che sia Natale lo capiamo soltanto dal suggerimento subliminale del tema lennoniano). Nel frattempo ha citato Proust, non il solito Proust dell'elogio della cattiva musica, ma un passo dei Guermantes dove la musica si rivela uno strumento conoscitivo più potente dei viaggi. Il postmoderno non era mai stato così ballabile.
2004: Odore di polvere da sparo (Arcieri, Battiato, #172)
È vero / che sul Mar Nero / sul mare nero / le rose fioriscono tre volte? (Un giorno bisognerà ragionare su quelle rime, quei giochi di parole talmente sciocchi da risultare irresistibili e che si potrebbero definire mogoliani). In Odore di polvere da sparo è ancora più percettibile il tocco di Maurizio Arcieri: il 4/4 rigoroso, la strofa su un accordo solo per cui in qualsiasi momento puoi cantarci sopra black silk stockings, black silk stockings. Su questo tappeto diverso dal tipico Battiato (ma non dai tipici Krisma) FB spennella scene belliche più indistinti del solito – non si capisce veramente di che guerra stia parlando: l'odore di polvere e il mar Nero ci farebbero propendere per la guerra di Crimea, ma poi salta fuori Baku che è sul Caspio. Potrebbero essere i cannoni di uno Zar che viene a prendersela. "La parte sinistra di Baku, guardando il porto, è la vedetta". Se guardo il porto, la parte sinistra è quella occidentale, quindi Baku potrebbe essere il bastione dell'imperialismo europeo. C'è anche "una banda" che "accompagna le reliquie della santa", ad assecondare "gli impulsi religiosi dell'Occidente, accidente". Vabbe' non si capisce, io forse continuo a cantarci sopra black silk stockings, black silk stockings.
2012: Passacaglia (#44)
dio mio non ne posso più
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