[Benvenuti alla Gara delle canzoni di Franco Battiato, oggi c'è Voglio vederti danzare contro un'altra canzone – anzi, contro i frammenti di un'altra canzone].
1980: Frammenti (Battiato/Pio, #94)
È vero che Frammenti ha battuto Inneres Auge di un solo voto; è vero che, chiunque avesse vinto il testa a testa, si sarebbe trovato davanti un avversario insormontabile: è tutto vero ma è anche vero che malgrado tutto Frammenti è ancora qui: un brano che non fa nessuno sforzo di non sembrare un riempitivo (in un disco, peraltro, che non arriva ai 30 minuti); un brano in cui Battiato sembra aver messo il pilota automatico, lasciando i suoi turnisti a svagare con quello che ai turnisti più piace suonare: forse il rock'n'roll. Un testo che sembra fatto dei 'frammenti' avanzati dalle altre canzoni, un po' come E lasciatemi divertire di Palazzeschi era fatta con la "spazzatura delle altre poesie". Patriots è un disco che piace davvero al nostro pubblico votante, che agli highlights di dischi più recenti preferisce i riempitivi dei dischi anni Ottanta. Ferma restando la preminenza della Voce del padrone, Patriots è l'unico disco che si può vagamente accostarle, con cinque brani su sette ammessi ai sedicesimi. Sembra che quello che più ci piace sia il Battiato ancora vagamente non a fuoco, il Battiato che sta ancora cercando la formula esatta sia per esprimersi sia per vendere dischi (magari erano due formule diverse).
1982: Voglio vederti danzare (Battiato/Pio, #3)
Abbiamo già suggerito di riconoscere, in alcune composizioni di Battiato, il trucco dell'asta del barbiere: ovvero la sensazione che la musica salga sempre più (di ritmo o di tono) mentre invece il baricentro non si sposta. In Voglio vederti danzare il trucco non c'è: la canzone sale davvero di quattro tonalità, dal Si bemolle della prima strofa al Mi di Nei ritmi ossessivi. Un tour de force che doveva renderla particolarmente impegnativa dal vivo (e forse spiega perché a un certo punto confluì in un medley, con una strofa in meno). Alla salita di tono corrisponde un senso di accelerazione che forse non riguarda i bpm (bisognerebbe avere la pazienza di cronometrare), ma si trasmette ad esempio nelle variazioni del riff, quella melodia fin troppo cantabile che quando si arriva a metà canzone diventa un pezzo di bravura. Ma torniamo alla progressione, perché quello che Battiato reitera su quattro chiavi diverse non è un giro di accordi qualsiasi, ma il più caratteristico tra quelli che ha adottato negli anni '80. Alla tonica (I: "Voglio vederti...") segue la dominante (V: "danzare") e quindi, ed è qui che riconoscete la firma di Battiato anche se siete stonati come campane, la sopratonica (ii: "come le zingare nel deserto"). Altri pezzi in cui troviamo I-V-ii: la coda di Cuccurucucù ("With a little help from my friends"), il ponte della Stagione dell'amore ("Se penso a come ho speso male il mio tempo che non tornerà"), la strofa dell'Animale ("Vivere non è difficile"): magari non tantissimi ma, come si vede, molto significativi. Se poi si osserva la parentela tra sopratonica (ii) e sottodominante (IV) (per i chitarristi da spiaggia: tra Do e La-, oppure tra Fa e Re-, che se ci pensate in un giro di Do sono quasi intercambiabili), al mazzetto va aggiunta senz'altro Sentimento nuevo e... Te lo leggo negli occhi. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo, in attesa che uno specialista si scomodi a smentirci: è una cadenza di sapore barocco, qualcosa che Battiato potrebbe avere ascoltato sin da bambino sull'organo di chiesa.
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