[Benvenuti alla Gara delle canzoni di Battiato, oggi con due canzoni scritte nell'arco di pochissimi mesi eppure diversissime].
1982: L'esodo (Battiato/Pio/Tramonti, #89).
In effetti, persino in una traiettoria artistica così complicata come quella di Franco Battiato, poche fratture sono percepibili come quella tra L'arca di Noè e Orizzonti perduti. Prendi proprio L'esodo, un brano in cui il synth la fa da padrone – ma suona ancora come il vecchio synth a valvole, vibrante, polveroso. Addirittura Zuffanti nel crescendo finale sente echi di Goutez et Comparez, ovvero dell'organo di Monreale. Passano pochi mesi e il nuovo sound digitale è quello patinato e smagliante del Roland MC-4. Quel che è buffo è che i vecchi synth hanno retto il tempo molto più dei Roland: che FB ha più volte sentito la necessità di riarrangiare La stagione dell'amore, mentre L'esodo difficilmente riusciremmo a immaginarla con una strumentazione diversa da quella del 1982. Ora, questo tipo di fratture che dipendevano molto di più dall'evoluzione tecnologica che non dalle volontà/necessità espressive dei musicisti, sono la cosa che rimpiango di più del mezzo secolo tra 1950 e 2000. Non ho davvero motivi per sostenere che sia stata l'età dell'oro della musica leggera. Può anche darsi che agli ascoltatori delle prossima generazioni non risulti quell'abbassamento qualitativo che per una bizzarra coincidenza nella nostra percezione corrisponde esattamente al momento in cui siamo diventati adulti. Ma la capacità di datare a colpo sicuro un brano tra '56 e '98, anche solo al primo ascolto – una competenza acquisita con tanto tempo e fatica e soldi distratti ad altre più utili discipline – ecco, quella mi manca. Dal 2000 in poi come fai? misuri la quantità di autotune? Un certo tipo di progresso sembra finito, e l'importante non era evidentemente il punto d'arrivo.
1983: La stagione dell'amore (#8)
Guerrera: Come vivi la prospettiva della vecchiaia, che rapporto hai con i vecchi?
Battiato: È una cosa che per il momento non capisco perché non sento di avere l'età che ho. D'altronde questa condizione riguarda molti individui, eppure ci sono alcuni che al contrario provano in un certo senso gusto a invecchiare troppo presto, salvo coloro ovviamente che soffrono di una qualche infermità. In ogni caso per quello che mi riguarda non esito ad annoverale la vecchiaia tra le categorie opinabili (da Guerrera, Battiato Another Link, Verdechiaro, Reggio Emilia, 2006).
La stagione dell'amore è credo il primo brano in cui FB si pone il problema dell'invecchiamento, più o meno negandolo. In seguito negherà con decisione la realtà della morte ("noi non siamo mai nati e non siamo mai morti"). Nello stesso volume, a una pagina di distanza, Battiato spiega all'intervistatore che vuole andare a riposarsi un po', forse in Grecia: e mentre racconta delle sue esperienze sul monte Athos con Camisasca e Thomasson, ottantenne ma arzillissimo, Guerrera gli chiede bruscamente se si è mai innamorato in vacanza. Invece di mandarlo a quel paese, Battiato riesce a produrre una risposta seria: "La luce di certi occhi, la dolvezza di un viso, un particolare seducente possono attrarre. E per un attimo puoi davvero avvertire una corrente speciale destinata ad accendersi e subito spegnersi". Ma poi soggiunge: "Riposare significa anche non lasciarsi ossessionare dalle occasioni perdute. Non rimpiangerle mai". Insegnamento più che valido, anche se bisogna riconoscere che Battiato le sue Euridici si è voltato talvolta a guardarle. Non spesso, ma più frequentemente, man mano che invecchiava (pensiamo alle Nostre anime). Forse dovremmo fare come diceva, non come cantava. Non rimpiangere mai, niente e nessuno. Chi rimpiange invecchia. Siete pronti? Da oggi, niente più rimpianti. Sul serio. Facciamo che leggere e ascoltare tutto questo Battiato ci sia servito a qualcosa.
Fuori concorso (canzoni che non hanno partecipato alla gara per questo o quest'altro motivo).
Accetta il consiglio (Battiato/Sgalambro, 2003)
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