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domenica 28 luglio 2024

Il papa che fissò la Pasqua

28 luglio: San Vittore I, il papa che ha fissato la Pasqua (si fa per dire) (II secolo)

Palazzo Altieri 

Sapete quando cadrà la prossima Pasqua? Bisogna sempre controllare sull'agenda. Vi ricordate quand'è stata Pasqua l'ultima volta? No, è una festa mobile. Vi rendete conto del disagio che crea questa cosa, quanti problemi nella pianificazione dei calendari scolastici e non solo, quanta confusione e tempo perso, e il tempo è denaro eccetera? Di chi è la colpa di tutto questo, a chi dovremmo teoricamente chiedere i danni? Papa Vittore I, rarissimo esempio di pontefice romano di origine africana, ha una parte rilevante di responsabilità; anche se non ha deciso niente da solo. Al massimo decise che la questione andava risolta una volta per tutte, perché già allora molte diocesi orientali festeggiavano in una data diversa da quella romana e non mi sento neanche di dare loro torto: la data romana è un disastro

Secondo la tradizione infatti la Pasqua deve sempre cadere di domenica, e fin qui non sarebbe un grosso problema – se Vittore o un altro papa avesse fissato, per dire, la seconda domenica di aprile, avremo un range di 7 giorni, un po' come i bank holidays anglosassoni. Ma dev'essere la prima domenica dopo un plenilunio, e ovviamente non un plenilunio qualsiasi: quello dopo l'equinozio di primavera. Quest'ultimo, grazie al cielo, per i Romani era un giorno fisso del calendario solare: il 21 marzo (oggi in effetti ammettiamo l'oscillazione causata dall'inserimento del giorno bisestile, ma i Romani erano gente pratica). Quanto al plenilunio, quello arriva ogni 28 giorni e mezzo, per cui abbiamo un'oscillazione di 28,5 giorni più un'altra oscillazione di sette giorni il che rende il calcolo della Pasqua romana un discreto disastro, che se non altro ha stimolato la creatività dei matematici che cercavano di calcolarlo in anticipo visto che il cielo non è sempre così limpido e la luna così visibile. 

Ai tempi di Vittore, sotto l'imperatore Commodo che tollerava i cristiani perché era cristiana la sua concubina preferita (Marcia), l'uso romano era diffuso in quasi tutte le comunità. L'eccezione era costituita da alcune diocesi orientali che festeggiavano la Pasqua nello stesso giorno della Pesach ebraica, ovvero il 14 del mese ebraico di Nisan: da cui la definizione di quartodecimani. Ora, non è che il calcolo della Pesach fosse molto più semplice: il calendario ebraico è lunisolare, c'è comunque un'oscillazione di quasi un mese. I quartodecimani difendevano la loro tradizione associandola a personaggi autorevoli come Policarpo di Smirne e lo stesso Giovanni evangelista, e fino a papa Vittore avevano goduto di una certa tolleranza. Vittore prese la questione di petto: chiese di convocare sinodi in tutte le province, e quando la maggioranza si pronunciò per l'uso romano, considerò l'opzione di scomunicare i quartodecimani: se probabilmente non lo fece, fu per l'intervento mediatore di Ireneo di Lione

La questione continuò a trascinarsi per qualche decennio, però nell'occasione Vittore dimostrò di considerarsi, se non già il capo della Chiesa, senza dubbio un primo tra pari: quello che promuove le discussioni, riconosce le decisioni della maggioranza e mette in riga le minoranze. Per questo motivo è stato definito il "primo Papa", cioè il primo vescovo di Roma ad aver assunto un atteggiamento pontificale che più tardi sarebbe stato messo più volte in discussione – specie quando Roma smise di essere il centro dell'Impero. 

Vittore morì a quanto pare martire quando ricominciarono le persecuzioni. Fu dopo la morte di Commodo, vittima di una congiura a cui aveva preso parte la sua concubina (Marcia). Quanto alla data della Pasqua, quasi duemila anni dopo se ne discute ancora: anche se l'uso quartodecimano sembrava ormai estinto già ai tempi del Concilio di Nicea, gli ortodossi osservano ancora il calendario giuliano mentre a partire dal XVI secolo i cattolici sono passati al gregoriano. Qualche anno fa papa Francesco propose di trovare una data comune, poi non se n'è più parlato e comunque sarebbe sempre una data mobile. Io ho una proposta molto più semplice: aboliamo le vacanze di Pasqua (manteniamo solo pasquetta, che è un lunedì e non intralcia più di tanto), sostituiamole con dieci giorni di vacanze di primavera fissi, dal 20 aprile al primo maggio. Sarebbe tutto molto più semplice, davvero. 

1 commento:

  1. 21 marzo, non 21 aprile (e sono quasi certo di avertelo già scritto una volta)

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