Ieri sono stato un po’ duro con quelli della Rete No Global. Probabilmente potrebbero benissimo dare lezione d’inglese ai webmastri del nostro President of the Advice (Presidente del Consiglio)…
Secondo motivo per non dire No Global
C'è chi dice no?
Sono due parole: “No” e “Global”. Oggi esaminiamo la prima: No.
Il concetto è chiaro, fin troppo. Diciamo di no. Siamo contro. Gli altri affermano, e noi neghiamo. È una buona descrizione del movimento?
No.
Certo, è vero, siamo ‘contro’ alcune cose. Ma non è l’essere ‘contro’ a caratterizzarci.
Noi crediamo che un altro mondo sia possibile: un mondo dove, per dire, l’80% delle risorse mondiali non sia a disposizione di appena il 20% della popolazione.
E loro dicono di no.
Perché?
Perché secondo loro l’unico modello che funziona è questo.
Noi proponiamo di azzerare il debito di Paesi che – speculazione a parte – i loro debiti li avrebbero già pagati con fior d’interessi: loro dicono che non si può.
Noi proponiamo di tassare gli scambi valutari, in modo da rallentare la speculazione: loro rispondono di no.
Noi chiediamo di istituire un tribunale internazionale permanente – loro rispondono: no.
Noi chiediamo di ridurre le emissioni di gas nocivi: sarebbe possibile – ma secondo loro no.
Noi proponiamo i bilanci partecipativi, i bilanci di giustizia, il commercio equo e solidale, il microcredito – e loro scuotono la testa, queste sono simpatiche fantasie, ma non possono funzionare.
Chissà, magari hanno ragione loro.
Però sono loro a dire di no.
Tutto quello che noi diciamo è: proviamo a fare diversamente.
Noi i contenuti li abbiamo. Le proposte le abbiamo. Chi dice di no non ha contenuti, non ha proposte: è solo convinto che questo sia l'unico mondo possibile, perché è l'unico che ha visto funzionare. Confonde la Storia con la necessità. Noi no. Poteva anche andare meglio di così. E magari in fututro andrà meglio. Ma solo se si cambia qualcosa.
Per questo motivo la particella “No” è una cattiva scelta. Rafforza l’idea (distorta), che il movimento sia un’accozzaglia di cannaioli paranoici che ce l’hanno con tutti per qualsiasi motivo.
Oddio, c’è anche gente così, specie in primo piano nelle riprese delle tv berlusconiane: ma non sono così tanti. E comunque bisognerebbe anche chiedersi perché la nostra società felice partorisce persone così. Perché non sono tutti felici alla prima della Scala, o in centro per acquisti, o al cinema a vedere Harry Potter? Colpa della propaganda comunista?
“E al posto del No cosa ci metteresti?”
Non lo so. Io sono il correttore (frustrato), non il creativo. Creativi, comunque, ne abbiamo a pacchi: che ci pensino loro.
Un’idea (modesta) ce l’ho: al posto della particella “No” metterei la particella “Altro”. È una proposta poco originale, data da un vecchio lettore di Altromercato, Altrafinanza, Altraeconomia…
Il concetto comunque è quello: noi non diciamo “no”, diciamo “proviamo in un altro modo”. Sono gli altri a dire no. Sono gli altri a caricare. Sono gli altri a pestare. A lasciarci storditi, attoniti. Perché noi tutto sommato non facciamo niente di male. Chiediamo solo un’altra possibilità.
Comunque questo non è il motivo più importante per non dire No Global (continua).
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