Don't look back into the sun
Non so a quanti di voi possa far piacere l’essere informati che la strofa dell’ultimo singolo dei Libertines ha lo stesso giro armonico di un Alleluja liturgico, per essere precisi quello che fa
Passeranno i cieli
e passerà la terra – a – a
la tua parola non passerà
a-a-a-llelùja, allelujà
Dice: come fai a saperlo, abbiamo anche l’orecchio assoluto, adesso?
Vorrei poter rispondere: ho fatto il pianista in un bordello, ma la verità è più sordida: ho suonato la chitarra in chiesa, per diversi anni.
Più che di musica, una scuola di vita. Impari che, tutto sommato, l’importante è il ritmo, la spennata, e che più o meno i giri sono due o tre e sempre gli stessi, la stessa logica del pop. Per esempio, sapete cos’hanno in comune Stand by me, Every breath you take e True Blue? Che sono più o meno la stessa canzone (e si potrebbe continuare a lungo).
Impari anche l’improvvisazione, nel senso inverso a quella virtuosistica del jazz: l’improvvisazione a servizio della comunità. Se nel coro ci sono più voci bianche, si alza la tonalità; si abbassa se i maschi abbondano; poi c’è sempre qualche collega con una menata, che se tu sai un pezzo in mi, lui ti costringe a farlo in re; e quando vogliono cantare una canzone che tu non sai, cosa fai? te la inventi. Fermo restando che il coro ha sempre ragione, e che se stonano la colpa è tua.
Tutte queste cose nella vita ti serviranno: quando sorvolerai centinaia di discussioni riconoscendo d’istinto lo stesso giro armonico ripetuto all’infinito, variato in tonalità maschili e femminili; quando ti chiederanno di suonare a soggetto; quando qualcuno se la prenderà con te perché sta stonando, lui; ti servirà avere avuto la responsabilità di un coro di voci bianche di fronte al Tabernacolo del Santissimo. D’altro canto, può darsi che il riconoscere la stessa canzone in tutte quelle che passano per radio possa rivelarsi un troppo pesante fardello.
Meno male, direte voi, che con gli anni cambiano i suoni, gli arrangiamenti, lo Zeitgeist… sì, beh. L’unica regola generale mi pare la seguente: ogni anno c’è sempre qualcuno che suona peggio dell’anno prima. Ed è incredibile, sul serio, pensare che l’anno prossimo troveremo qualcuno che suona peggio degli Yeahs yeahs yeahs, e lo ascolteremo, e ci piacerà. Pensate soltanto che a Enzo è venuto di accostare Television e Strokes… ma a un concerto dei Television si poteva andare, davvero, per sentire un paio di musicisti dialogare con le loro chitarre; il che nessuno si aspetta dagli Strokes (che sono anzi molto attenti a non voler sembrare mai, nemmeno per sbaglio, dei musicisti).
Si tratta insomma continuare a riascoltare gli stessi giri suonati sempre peggio, all’infinito. E mi piace. Qualcosa non va.
Eppure in me c’è la stoffa di un borghese onesto. Entro nel quarto decennio di vita e sarebbe ora di darmi una qualche aria da intellettuale: un po’ di jazz, qualche aria d’opera, e Philip Glass negli spazi vuoti. E invece mi ostino ad ascoltare gente più giovane di me, che scrive e suona più o meno come avrei scritto e suonato io, se invece di uscire coi ragazzi della parrocchia mi fossi formato in un pub di Leeds. Non è che sono un po’ patetico, per caso?
Quando sono di pessimo umore penso di sì, che sono patetico (anche se non saltello più in mezzo alla stanza), e che il motivo per cui ci piace ascoltare musicisti sempre più mediocri è che ci consolano di essere stati anche noi, tutti noi, mediocri chitarristi, buoni per una cover band di provincia, o al limite per accompagnare un’alleluja.
Quando invece è una bella giornata, penso: chissenefrega. Passeranno i cieli, passerà pure la terra, ma grazie a Dio che esistono cose ripetitive e banali che non stancano mai, anno dopo anno. Una è il rock; un’altra che mi è venuta in mente oggi è il sesso. Anche lì, più o meno i giri li sappiamo: non significa che non si possa – e non si debba – improvvisare, senza virtuosismi inutili ma con abnegazione, e tirarla in lungo più che possiamo. E finché possiamo, beh, alleluja.
Sono capitata per puro caso sulla tua pagina e mi ha fatto piacere leggerla.
RispondiEliminaItaliana all'estero, una cosa così mi sento a casa :)
Ciau
Fanny