E i Professionisti del Capriccio?
Sarà perché sono un disfattista, uno sfascista, un facile profeta di sventura ecc.: così, certe sere in cui l’equazione affitto\stipendio=x mi schianta, mi ritrovo davanti a uno scatolone elettronico a guardare metalmeccanici democraticamente pestati dalle forze dell’ordine, e tutto quello che riesco a pensare di vagamente intelligente (sottolineo vagamente) è: ma che fine hanno fatto i Professionisti del Capriccio?
Per chi non se li ricorda (non è grave), i professionisti del capriccio erano dei tizi incredibilmente antipatici, giovinastri dell’età adatta per le selezioni al grande fratello (25-50), vagamente trendi, con un retrogusto tarro, che passavano il tempo a fare “i massaggiatori di fianchi sinuosi”, e altre scemenze oziose che non ricordo, in uno spot preserale. Dopo qualche mese li ho persi di vista: e voi? Magari è perché guardo meno tv. Oppure hanno cambiato la fascia, riposizionato il target, boh. "Non m’intendo molto di queste cose", ogni tanto un blog cialtrone deve scriverla, questa frase.
Non ho neanche molta memoria. Cosa pubblicizzava?
Un’automobile prodotta, mi pare, dallo stesso gruppo che adesso si fa manganellare gli operai, ma il modello non l’ho presente. Quel che mi ricordo bene è che la prima volta che ho visto lo spot – tra un conflitto a fuoco in Iraq e un servizio sull’inflazione – la Cassandra isterica che senza dubbio è in me ha scosso la testa. “Non può funzionare”.
Quasi quasi ci scrivevo un pezzo, poi mi sono trattenuto, eccheppalle, sempre a far la morale su qualsiasi cosa. E poi non me ne intendo, e chi lo sa? E se invece fosse stata la campagna giusta al momento giusto? Magari è proprio nel momento in cui smetti di pensare alle vacanze estive, e ti accorgi che il portafoglio è pieno solo di scontrini del bancomat – che l’Italia si riempie, come per incanto, di Professionisti del capriccio, massaggiatori di fianchi sinuosi, ecc.. Gli scarsi miei rudimenti di economia suggeriscono che se sono più povero, qualcuno da qualche parte si deve ben essere arricchito. C’è qualcosa di sudamericano in tutto ciò: i ricchi che massaggiano fianchi sinuosi e i poveri che si consolano guardando i massaggiatori in tv. Tutto molto chiaro, salvo che io non mi consolavo affatto. Anzi, m’incazzavo vieppiù. La mia sudamericanizzazione lascia molto a desiderare.
Ma forse non solo la mia. L’altra sera guardavo la tv in una fascia diversa, in una casa diversa, e mi hanno fatto notare una pubblicità nuova. C’è una signorina elegante che guida una vettura discretamente lussuosa. Poi mi hanno fatto notare che era la stessa automobile lungamente attesa dai Professionisti del Capriccio. Così, dagli elementi in mio possesso sembra risultare che abbiano cambiato campagna, magari perché quella di prima non funzionava. La Cassandra che è in me strilla di soddisfazione – ma lasciatela perdere, quella. Segniamo il punto, però. Per dieci, cento, mille Professionisti del Capriccio che perdono tempo e soldi in status symbol farlocchi, c’è ancora una massa critica di consumatori che non ci casca. Sarà perché sono un noto disfattista, uno sfascista, un facile profeta di sventura, ma l’unica nota di speranza che ho trovato stasera è questa qui.
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