Coi terroristi non si dovrebbe trattare, bla bla. In realtà coi terroristi si tratta sempre, magari di nascosto, magari prendendo tempo, magari giocando al ribasso. Vale la pena riflettere sul paradosso della dichiarazione di Rutelli (ma avrebbe potuto farla chiunque, anche di centrodestra):
Noi, contrari alla guerra, siamo totalmente contrari a qualunque trattativa con rapitori e terroristi. Il governo continui ad operare con serietà e discrezione per la liberazione degli ostaggi.
Insomma, "Noi" non trattiamo: continui a farlo il governo, possibilmente con serietà e discrezione: cioè senza dirci niente, senza turbare la nostra integrità di anime belle. E siamo tutti anime belle, qui in Italia, pacifisti o interventisti: tutti uomini d'un pezzo, tutti sicuri delle nostre scelte, e non ci muoviamo di un millimetro. Lo faccia il governo, con serietà e discrezione (ma bisognerebbe avere almeno un governo serio e discreto).
Quando si tratta coi terroristi (perché è di questo che stiamo parlando), non si sa mai se si ha a che fare con dei geni politici e strategici o degli imbecilli che sanno sì e no maneggiare le armi che hanno in mano. Qualche dubbio rimane persino sulle BR. Ma queste Brigate verdi? Vanno prese sul serio? Sì, anche un imbecille armato va preso sul serio. Ma ha senso chiedersi a cosa mirano con le loro richieste? Il loro messaggio è una mossa inedita e spiazzante. "Agli amici amanti della pace del popolo italiano e a tutti gli uomini liberi del mondo": ora, ci spiegano i terroristi, la responsabilità della vita dei tre ostaggi è nostra. "Ci rivolgiamo a voi per la seconda volta per farvi partecipi di una grande responsabilità nei confronti dei vostri concittadini".
E ancora: "E' oramai chiarissimo, senza ombra di dubbio, che chi vi sta guidando è un servo agli ordini del suo padrone, e non presta attenzione alcuna a voi".
E' un lampo di genio, questo comunicato: una martellata a colpo sicuro proprio nel punto più fragile dell'opinione pubblica italiana. Può essere l'illuminazione fortuita di un combattente parolaio affatto digiuno di politica italiana; o può essere una mossa calcolata con scrupolo. Forse non lo sapremo mai.
Sia come sia, con questo appello "agli amanti della Pace" le Brigate Verdi chiedono un pronunciamento dei pacifisti italiani in loro favore. Si rendono o no conto che con la loro mossa mettono in grave imbarazzo proprio i pacifisti italiani?
Per noi, la questione non ha più onorevoli vie di uscita: se manifestiamo, come abbiamo sempre fatto e come pensavamo di fare anche il Primo maggio, con la bandiera della pace, saremo accusati di intelligenza col nemico; se per cinque giorni ci asteniamo dal manifestare i nostri pensieri (che sono ben noti a tutti) saremo accusati di non aver fatto nulla per salvare tre italiani.
D'altro canto il "servo agli ordini del suo padrone", comunque vada, cadrà in piedi: se gli ostaggi torneranno, se ne arrogherà il merito nel pieno della campagna elettorale: se cadranno, avrà altri tre martiri "morti da italiani" su cui imbandire la bella tavolata patriottica.
La coincidenza dell'ultimatum col Primo maggio suggerisce un'altra ipotesi. Può darsi che i terroristi stiano goffamente tentando di attribuirsi il merito di aver riempito le piazze italiane durante la festa del lavoro. I terroristi mandano un comunicato, cinque giorni dopo Al Arabiya mostra le piazze piene di italiani (con qualche bandiera arcobaleno), e le "Brigate Verdi" salvano la faccia davanti a migliaia (milioni?) di telespettatori arabi. Un trabocchetto mediatico goffo ma efficace, nel quale sarebbe anche difficile non cadere. Infatti, ammesso che nessuno di noi voglia "trattare coi terroristi": che si fa? Si vietano i cortei e i concerti del Primo Maggio? Si lasciano a casa le bandiere arcobaleno? Ma bisogna lasciarle a casa proprio tutte... (fermate Caravita!)
Un'ultima considerazione. Cedere ai ricatti, di solito, significa concedere qualcosa di scomodo. Ma questi terroristi ci chiedono di fare qualcosa che abbiamo già fatto, che avremmo fatto senza il loro invito, che continueremo a fare anche quando il sequestro si concluderà, in un modo o nell'altro. Ci chiedono di fare qualcosa che facciamo volentieri, che reputiamo giusto fare. E' come se ci chiedessero di mangiare e bere: dobbiamo digiunare per mostrare che non trattiamo con loro? Onestamente, dobbiamo farlo? io non lo so.
Quello che so è che di altri tre martiri, di altri tre eroi, io non sento la minima esigenza. Né di un'anima bella. Quando ai tempi del sequestro Moro i terroristi fecero le prime richieste, si scoprì improvvisamente che il parlamento era pieno d'uomini tutti d'un pezzo, vere statue, immobili sulla linea della fermezza. E poi c'era un signore molto meno fermo, niente affatto statuario, il Presidente Leone, che da subito avvertì che aveva la penna pronta per firmare qualsiasi cosa il parlamento gli chiedesse di firmare. Oggi io vorrei rispondere allo stesso modo: la bandiera è qui pronta, come la penna di Leone: ditemi cosa devo fare.
Tanto si sa che la colpa sarà nostra, e l'eventuale merito di qualcun altro: ma questo conta fino a un certo punto. Tre vite credo valgano di più.
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