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venerdì 17 marzo 2006

- big jim bites the dust

Mi chiamo Leonardo, ho 32 anni, e non vi odio più

La prima cosa che mi viene in mente, davanti al nuovo libro di Aldo Nove (Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese) è: che titolo triiiste, non lo venderanno mai.
Si tratta naturalmente di un'impressione sbagliata. All'Einaudi-Stile-Libero sanno il fatto loro.

E poi andiamo, non si è ancora capito? La lagna tira. Non facciamo che lamentarci di quanto poco guadagniamo. I nostri padri esploravano i mondi artificiali, e noi sappiamo solo prendercela perché ci aumentano l'affitto e la benzina, e ci rinnovano il contratto (forse) ogni due mesi. Non sappiamo vedere più in là. Generazione gretta e venale.

Del resto io, se non si è ancora capito, la mia generazione l'ho odiata, sin dalle elementari, sin dalle prime pubblicità Mattel che interrompevano i cartoni animati su Telesanterno. Odiavo la bimbetta bionda che si circondava di miniaccessori di plastica rosa fluorescente. Odiavo anche la sua versione con autopista e big jim. Con l'autopista ci ho giocato e credo persino col big jim, ma i ragazzini viziati e leccati delle pubblicità li ho odiati di un odio viscerale, etnico. Il consumismo mi stava sulle palle molto prima di aver mai sentito la parola "consumismo", e forse anche la parola "palle". Non so il perché. Forse è semplicemente genetico: c'è una percentuale di persone che nasce refrattaria allo shopping. Non vi resta che sterminarci – o smettere di riprodurvi con noi – ma non è facile, perché siamo rudi e tenebrosi.

Un altro picco di odio l'ho avuto da matricola universitaria. Credo che avesse a che fare con le tare congenite dell'università di massa – lezioni oceaniche e vacue, sedersi sui gradini, le orazioni dei ciellini e i bonghi dei pancabbestia, vaffanculo, morite tutti, e dire che ho fatto pure due occupazioni. La cosa incredibile è che nello stesso periodo c'erano scrittori – più o meno della stessa mia età o anche più giovani – che scrivevano di questa università di massa oceanica e vacua e andavano forte, erano la nuvelvàg della letteratura italiana, e io li odiavo; senz'altro c'era invidia perché da un mondo così grigio sapevano tirarci fuori storie vendibili, e uscivano con ragazze più carine delle mie, ma c'era anche quel problema genetico di cui sopra.
In realtà non è così vero che li odiassi, suvvia. Erano ragazzi come me, evidentemente più bravi di me, che non se la tiravano nemmeno tanto. Quello che non sopportavo ero i loro lettori. Sia quelli più giovani, che vedevano mondi meravigliosi e cannibalismo selvaggio dove c'era soltanto un po' di sfiga medioborghese; sia i più vecchi. I vecchi. I vecchi che leggono gli scrittori giovani e s'informano. Sugli usi e sui costumi. I vecchi che vogliono sapere la musica che ascoltiamo, le sostanza che assumiamo, e soprattutto se scopiamo. Io ho odiato la mia generazione, soprattutto quando pubblicava i suoi diari e ammiccava lubrica alle altre generazioni bavose. Sì, era pieno di p e d e r a s t i in giro, ma se andate in giro conciati in quel modo ve la state cercando.

Dieci anni fa apriva Einaudi-Stile-Libero, con un libro che ho odiato intensamente, ai tempi suoi. Era un reportage sulle camerette dei ragazzini. Le camerette. Dei ragazzini. Che invece di uscire di casa restano in famiglia e si fanno la cameretta. E si sa che gli adulti ne vanno matti, per queste cose. Gli adulti vogliono sapere come si chiama il cantante del poster. Vogliono eccitarsi davanti alla tua originalissima collezione di CD. Non vedono l'ora di sfogliarti la smemoranda e andare in deliquio davanti alle foto dell'interrail dell'estate scorsa – quando dovevate girarvi tutta la Francia la Germania e invece vi siete piantati quindici giorni in un campeggio ad Amsterdam. (io comunque amavo immaginare che sull'armadio ci fosse ancora il vecchio big jim, o qualche accessorio in plastica rosa, perché non vedevo nessuna vera soluzione di continuità tra la vostra infanzia di plastica e la vostra adolescenza: la cameretta era la stessa, e voi eravate gli stessi, solo con qualche smorfia in più). Il ggiovanilismo, il lolitismo, l'ipocrisia melliflua di chiamare Fuori tutti un libro che invece invitava tutti dentro la propria vita privata… vi ho odiato, maledetti, non ve l'ho detto perché nelle camerette delle vostre sorelle cercavo spesso di entrarci, ma vi disprezzavo. No, non avevo nessun piedistallo da cui disprezzarvi, lo facevo e basta. Ero giovane anch'io, va bene?

Ci pensavo l'altro giorno e mi chiedevo: chissà che fine hanno fatto, quei ragazzini. Se in media avevano sedici anni, quando posavano aprivano il loro sancta sanctorum giovanile ai vecchi curiosi, adesso in media ne hanno ventisei; in qualsiasi altra nazione occidentale avrebbero finalmente lasciato la loro cameretta, ma sarebbero ancora i protagonisti assoluti dello spettacolo del consumo, il target più ambito perché è quello che compra di più.
In qualsiasi altra nazione occidentale, ma in Italia no. Da noi la generazione più consumista è quella over 35. Sono loro che si divertono a comprare l'Ipod nuovo ogni volta che ne lanciano uno. Sono loro a spassarsela con l'high tech e la parabola. Invece il ventiseienne-tipo, oggi, è il più delle volte un neolaureato nel panico, che scopre con angoscia di essere stato sovraqualificato: vale a dire che il mondo del lavoro aveva bisogno di persone meno laureate di lui, da pagare meno e da mandare a casa ogni due mesi.

Il mondo cambia. E Stile-Libero si adegua. Dieci anni fa s'invitava nella vostra cameretta, adesso viene a misurarvi il monolocale. Dieci anni fa vi chiedeva la boy band preferita. Adesso s'informa su quanto prendete in busta. Certo, se ha 40 anni, Roberta non può aver posato per Fuori tutti. Ma mi piace pensare che tra le persone intervistate da Aldo Nove ci sia anche qualche reduce del libro di dieci anni fa. E mentre lo penso, dovrei provare un gusto sadico. Perché continuate a sembrarmi di plastica come i vostri giocattoli – vent'anni fa vi vendevano bambole, dieci anni fa scrittori giovanilisti e cannibali, poi c'è stato il revival della plastica anni Ottanta (vi hanno rivenduto gli stessi giocattoli usati, a prezzo maggiorato) e adesso siete pronti per l'industria culturale della lagna. E quindi io dovrei detestarvi, sono nato per farlo. Programmato per farlo.

Ma qualcosa non va – ieri sera per esempio in tv ho visto Aldo Nove, con quelle borse sotto gli occhi, così terribilmente adulto – e pensate un po? mi stava simpatico. E pure voi, con le vostre lagne, e il parlar sempre di affitti e banche che non ti fanno il mutuo – non vi ho mai voluto tanto bene come adesso. Vorrei venirvi a trovare in tutti i vostri monolocali, fare la pipì in tutti i servizi delle vostre mansarde-con-servizi.
Non vi odio più, questa è la verità. Sì, c'è stato un tempo in cui vi ho odiato, vi ho amato; ma adesso stiamo semplicemente invecchiando assieme.

18 commenti:

  1. A 31 anni non posso far altro che darti ragione.
    Anche se è triste...

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  2. no, perché triste?
    Invecchiando, si combattono altre battaglie, con molte pause (più pause che battaglie, in verità)

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  3. Porca puttana, ho 32 anni, e non scriverò mai così bene!

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  4. Tornavo dal quotidiano lavoro iniquo che mi ammorba 6 giorni su 7, dopo l'inutile laurea di-quelle-che-ti-fanno-trovare-lavoro-subito.
    Volevo mangiare qualcosa, ma non l'ho fatto, ché il tuo post m'ha già soddisfatto per una settimana buona.

    Gli over35 non hanno colpa: è che hanno preso in faccia il meglio degli anni '80, i più danneggiati sono da compatire.

    Leonardo, se ci mettiamo insieme a sperare, forse riusciamo a far cadere tutti i denti al bimbo in BMX che nello spot diceva: "Mai avuto carie in vita mia!"

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  5. Stiamo invecchiando insieme, si.
    Non so se li odio ancora (probabilmente di un odio più blando e definitivo), certamente mi fanno paura.
    mcp

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  6. la nostra generazione è il cerchio che ci hanno disegnato intorno mentre eravamo occupati a guardarci l'un l'altro, diffidenti ed invidiosi. Ci siamo ritrovati dentro quando ormai era troppo tardi per vantarsi di avecela una generazione.

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  7. quel bimbo che non aveva mai avuto carie in vita sua, ero io.

    Ora ogni torrone è un calvario.

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  8. va bè sbagli i santi protettori, te la tiri col francese, ma scrivi pezzi niente male tipo questo
    quindi ti perdono

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  9. ti sei messo d'accordo con facci?
    no, perché se non l'hai fatto ti conviene ritirare in fretta il post e avanzare delle scuse.
    il tipo mi sembra di quelli che ti ci possono portare davvero in procura.
    sì, poi magari archiviano tutto, ma definirla una seccatura (anche economicamente) è poco.
    a.

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  10. Non mi sembra che abbia fatto nomi o cognomi...
    Comunque a me ha fatto ridere un sacco e ha dimostrato che l'altro è una checca isterica...

    Carlo

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  11. evviva facci. abbasso la pochezza di tale leonardo che non fa ridere e non nulal di nulla....

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  12. Dio, Big Jim con la valigia cambiafaccia...

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  13. non capisco perche' F.F. abbia fatto tanto casino. qui, (nei commenti) diceva: "Ditelo a me, che negli anni novanta sono stato un mezzo cocainomane per circa sei mesi e ho smesso - nonostante fossi la persona più felice del mondo, bravissima a spiegarti che non c'era nessunissimo problema - solo perchè avevo finito i soldi: ora, appunto solo dopo aver smesso da molti anni, solo ora, dico mi rendo conto di quanto siano stati spaventosi e devastanti i suoi effetti"... non aveva problemi a parlare di quelli che ora chiama "comportamenti inesistenti e peraltro illeciti". sara' stato un finto F.F. quello dei commenti? puo' darsi...

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  14. [scusami, commento laterale. dove recupero il tuo indirizzo mail? sto scavando da tre ore nel template del tuo blog, ma non lo vedo (più)].

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  15. Il commento qui sopra è stupendo...

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  16. per me sei solo una faccia da schiaffi

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  17. a proposito di big jim, di recente ho scoperto questo sito molto bello del giocattolo più famigerato degli anni '80
    www.bigjimforum.com
    guardate la intro è fichissima!!!!!!!!!

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