Una delle battaglie che perdo tutti i giorni è quella intorno alle lettere maiuscole. Poi per forza uno dice sei depresso – vi sembra qualcosa per cui vivere? Un motivo per svegliarsi la mattina? E guardate che dalla vita non chiedevo mica Waterloo o Stalingrado, eh, ma qualcosa di più interessante che consumare i giorni a correggere gente che non ritiene necessario mettere la maiuscola dopo il punto, personcine che trovano eccentrico il firmarsi con le iniziali maiuscole, scrivere Italia con la maiuscola...
Uno sarebbe anche tentato di dire vabbè, chissenefrega, ho una vita sola, arrangiatevi. Probabilmente a questa conclusione sono arrivate per prime le mie colleghe delle elementari, perché le ultime infornate di bambini che ci hanno consegnato non hanno proprio più la minima idea.
Molti hanno tagliato il nodo gordiano: scrivono tutto in stampatello e amen. Tu spieghi che lo stampatello è scomodo, che conoscere due grafie è meglio che saperne scrivere una sola, che è il momento di acquisire più manualità, di sperimentare la comodità, la fluidità del corsivo. Loro restano scettici. Tu li ammazzi con due ore di dettato. Lo scetticismo diminuisce. Ma rimane sempre il problema che non sanno dove mettere le maiuscole. Tu glielo spieghi. Loro ti guardano strano. Cos'è questo punto fermo che ci obbliga a mettere una maiuscola, talvolta persino ad andare a capo, ma chi si crede di essere? Ma poi in generale cos'è questa storia degli obblighi, delle regole, posso uscire? Voglio parlarne col preside. Posso mandargli mio padre? Mio padre si firma tutto minuscolo e non gli è mai successo niente.
Tu glielo spieghi. Tutti i santi giorni, tu gli ripeti i motivi per cui le maiuscole servono. Ci aiutano a orientarci sulla pagina. A distinguere il nome comune dal nome proprio. A dare importanza alle cose che se lo meritano. Il mondo è così vasto e così ricco di cose interessanti da studiare, ma non c'è mai abbastanza tempo perché ogni santo giorno bisogna ribadire il concetto che non vi potete firmare con le lettere minuscole, piccoli deficienti. Comunque è il mio mestiere, eh, mi pagano, per cui insisto. Ogni giorno.
Tempo buttato via. Soldi sprecati.
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francamente, non capisco. non uso una maiuscola dagli anni ottanta. non mi sono mai firmato colle maiuscole. eppure me la cavicchio nella vita. embeh? cioè, davvero, non capisco il punto.
RispondiEliminacioè, se tu non sei capace di orientarti sulla pagina, di distinguere il nome comune dal nome proprio e pensi che il modo per dare importanza alle cose che lo meritano sia usare le maiuscole, ho francamente un po' pena di te.
Io sono capace di orientarmi, perché leggo molto (è il mio mestiere). Ma leggo più volentieri un testo con minuscole e maiuscole: una grafia priva di maiuscole è più monotona e stanca prima l'occhio. E' una questione di comodità, e di rispetto per chi ci legge.
RispondiEliminaCerto, se il tuo pubblico di riferimento è adulto e laureato - e comunque scrivi periodi di quattro righe massimo - puoi anche concludere che le maiuscole non servano. Magari non servono a te. E quindi? Non dobbiamo più insegnarle a scuola?
Ci sono motivi ragionevoli per cui da secoli usiamo maiuscole e minuscole. Poi ci sono stati dei periodi in cui faceva figo sviluppare idiosincrasie individuali; sopprimere una regola ogni tanto per dimostrare che eravamo individui liberi, in grado di decidere a quali regole sottostare e a quali no. Per esempio: tu non usi una maiuscola dagli anni Ottanta e te ne vanti su un sito Internet. Ciò francamente m'ispira un po' tenerezza.
il bauhaus non usava maiuscole (e in tedesco le maiuscole sono pure piú importanti). ma non eri tu quello avanguardista?
RispondiElimina[la citazione iniziale di Guccini era intenzionale in occasione del settantesimo? :]
RispondiElimina@cristiano valli
beh ma hai ragione perche usare le maiuscole e perche usare anche i segni di interpunzione e gli accenti tanto le persone adulte e capaci capiscono il senso dalla pagina no io credo tu abbia ragione anzi senti percheaddiritturanonrisparmiaresuglispazitantounapersonaadultariesceacapireilsensoanchesenzaseleggeconattenzioneiononusopiuspazidaadessoegrdnmmnplvcl.
slt.
Le maiuscole non hanno un'utilità assoluta, così come la punteggiatura o gli spazi tra le parole; un parlante con un'istruzione media, ad esempio, è perfettamente in grado di riconoscere le parole della propria lingua anche se scritte l'una attaccata all'altra (addirittura si riesce a capire di che parola si tratta anche con le lettere nell'ordine sbagliato, a patto che la prima e l'ultima siano corrette). Ci sono lingue che non usano tempi verbali, tipo il cinese, lingue che se ne fregano delle preposizioni, tipo il latino, che non distinguono tra maschile e femminile e così via.
RispondiEliminaStudiando linguistica ho trovato lingue dalle strutture più impensabili, ma questo non toglie che ogni lingua abbia una sua coerenza interna, e si sia sviluppata in un certo modo per un motivo preciso.
Se nel cinese il punto fermo è cavo al centro, non glielo puoi fare pieno, come il nostro; se l'inglese ha una sola forma verbale per tutte le persone, non puoi aggiungere delle desinenze perché per te è più chiaro. Stessa cosa con l'italiano: se nella nostra lingua le maiuscole ci vanno, se virgole, punti, due punti e punti e virgole hanno un'utilità precisa e un posto loro proprio, lì devono stare.
Non si può prendere una lingua e modificarla arbitrariamente secondo il proprio comodo: il giorno in cui la maggioranza dei parlanti smetterà di usare le maiuscole, e quindi renderà il loro uso poco intellegibile, mi adatterò, così come mi sono adattato a scrivere i nomi dei giorni e dei mesi con l'iniziale minuscola.
"Lingue che se ne fregano delle preposizioni, tipo il latino"? Di quale latino si sta parlando? Preposizioni ce ne sono in latino. Quando non ci sono sopperisce la declinazione dei nomi. Forse si intendeva parlare degli "articoli". Ma anche quelli sono derivati dal latino attraverso trasformazioni funzionali. Che cos'ha di bello l'anarchismo linguistico? In realtà di pigrizia si tratta e di indifferenza. Ci sono anche dei giovani virgulti che scrivono la "a" come la "o" e la "i" senza il delizioso puntino che le fa da cappello. Non per arbitrio, credo, ma per vezzo sciocchino che velocemente s'è cristallizzato. Perché non parlare dell'arabo e delle lingue scritte che non segnano le vocali brevi? Potremmo cominciare a eliminare anche le vocali oltre alle maiuscole, ai segni di interpunzione e agli spazi tra le parole. Possiamo anche saltare tutte queste noiose e inutili fasi e non scrivere più. Infine, perché non rifugiarsi nella lingua dei segni e dei suoni, quella prima della grande rivoluzione del linguaggio?
RispondiEliminaBellissima la foto a chiosa del tutto.
RispondiEliminaSpesso e Volentieri Non sono in linea con i tuoi Post, ma su Quello di Oggi nulla da Eccepire!
RispondiEliminaSecondo me Cristiano Valli scherzava. Dai Cristiano, dicci che ci hai preso in giro!
RispondiEliminaE aLlOrA nOn HaI aNcOrA fAtTo CaSo AlL'uLtImA mOdA dEi BiMbiMiNcHiA...
RispondiEliminaVero. Questa non l'ho ancora capita. Cioè, mentre le altre mode dei bimbiminkia credo siano dettate dalla teconologia (sms) e dallla pigrizia, qUeStA di AlTeRnArE maiuscole e minuscole, che senso ha? Si risparmia tempo? No. Si risparmia spazio, no? Allora perchè? Perchè? Perchè? Mi sento vecchio :)
RispondiEliminabè...però il tuo nome nella firma è minuscolo "leonardo"!!!!
RispondiElimina:-)
All'ultimo anonimo: "beh" si scrive con l'acca non con la e accentata.
RispondiEliminaComunque ci sono rimasto male anche io quando ho visto le maglie della nazionale senza maiuscole.
Ma lui si firma minuscolo perché è modesto:)
RispondiEliminaComunque io che dovrei dire, che anche nelle targhe delle vie del mio paese tutti i nomi propri sono scritti con le iniziali minuscole, e sono li da più di trent'anni.
Se le maiuscole servono anche a dare importanza alle cose che lo meritano, allora è giusto che nel calcio, che meriterebbe molta meno importanza di quella che comunemente gli si da, i nomi dei calciatori siano scritto con le iniziali minuscole.
RispondiEliminaMolti anni fa si pensava (ingenuamente) che insegnare a leggere e a scrivere avrebbe debellato l'analfabetismo, come si pensava (ancor più ingenuamente) che fornire a tutti strumenti culturali adeguati avrebbe liberato l'umanità dall'ignoranza.
RispondiEliminaAdesso, credo, occorre ripensare tutta la faccenda. L'alfabetizzazione, la cultura, non sono esigenze spontanee dell'animo umano se non per una ridotta percentuale della popolazione. La maggioranza, potendone, ne farebbe a meno, ne fa già a meno.
Penso che questo sia il principale motivo di crisi delle sinistre, l'aver investito energie in alcune direzioni (tutela del territorio e delle fasce deboli) dandone per scontate delle altre (acculturamento generalizzato e consapevolezza collettiva) che invece sono state facilmente erose.
Secondo il mio ex prof. di italiano delle superiori (parliamo dei primi anni '80), uomo di sinistra, la causa va ricercata nelle istanze sessantottine del "6 politico" che portarono ad una scuola meno selettiva e ne iniziarono il progressivo disfacimento.
Io al momento non ho (ancora) figli, ma vedo i miei nipoti, quello che imparano a scuola, e penso che siano molto più brillanti di quanto la scuola stessa li consideri. Penso che molte delle cose che potrebbero imparare se stimolati adeguatamente probabilmente non le impareranno mai se è vero, come afferma Daniel Goleman, che le strutture neurali del cervello si modellano già nella prima infanzia in base agli stimoli che gli vengono forniti.
Da questo punto di vista, avere delle scuole miste che livellano ad un italiano mediocre bambini italiani e bambini stranieri probabilmente non è fare un buon servizio ai nostri ragazzi, che imparano, male, una sola lingua, contro le due degli altri. E finiscono, i nostri ragazzi, più che col non saper mettere le maiuscole, col non riuscire a capirne la necessità... il che è probabilmente anche peggio.
"Ci sono motivi ragionevoli per cui da secoli usiamo maiuscole e minuscole." Amen. Non stancarti, Leonardo. Non è questione di assoluti ma di ragionevolezza, e di rispetto appunto. (Come è ragionevole non fare il plurale delle parole straniere, ma non complichiamo troppo le cose.) Ripeto, Leonardo, non stancarti, non sei solo.
RispondiElimina@Kappa
RispondiEliminaHo appreso or ora da una ragazza nata nel 1985 che ai suoi tempi (1998?) o i cellulari non avevano il T9 o le ragazzine non amavano il T9. Forse perché ricordava il T1000? Comunque.
Non avendo il T9, spesso e volentieri capitava scrivendo un SMS di dover attendere un secondo o due per digitare la lettera di uno stesso tasto, ABC DEF GHI, ecc.
Questo tempo di attesa era inammissibile, così la ragazzina di fine millennio premeva il tasto minuscole/MAIUSCOLE e andava avanti.
Ad esempio, "domani nn" diventava "doMani nN".
Da lì a sistematizzare l'alternanza, nN cI vUoLe PoI tAnTo.
Aggiungo: inoltre per risparmiare spazio le maiuscole potevano essere usate per distinguere le parole. ProprioComePiaceAlEoNaRdO!
RispondiEliminaA parte gli scherzi, i conflitti sulla grammatica nascono proprio perché i "motivi ragionevoli" sono differenti non solo da un periodo all'altro ma anche da un X a un Y della società (sostituire X e Y con qualsiasi gruppo sociale). Probabilmente per la maggioranza dei virgulti di oggi il valore supremo è la rapidità di scrittura. La Gerarchia dell'Inizio e del Noumeno invece non è molto gettonata, pare.
E dunque leonardo fa bene a dire ai bimbi che le gerarchie sono importanti. A comunicare cioè oltre all'aspetto pratico anche l'aspetto valoriale di una regola di ortografia.
Un problema è che, fortunatamente, è sua prerogativa ammazzarli di dettato, ma non di gerarchie.
Un altro problema è che le gerarchie, per leonardo come per molti altri, puzzano, e quindi non sarà troppo convinto quando le insegna, sarà pieno di se e di ma che i virgulti non possono come interpretare come "allora faccio che cazzo mi pare".
Il vero problema è forse che non siamo pronti ad accettare una lingua che rispecchia i valori dei nostri figli/fratellini minori, perché non accettiamo quei valori, e quindi siamo alla ricerca di un'alternativa tra i valori del passato che puzzano e quelli del presente che fanno orrore.
@peterpoe: E poi dicono che i blogs non servono a nulla. Questo tuo contributo storico-filologico è di importanza capitale, ed avrà sicuramente un suo posto nei futuri manuali di italianistica.
RispondiEliminain realtà bastava premere freccia a destra per non dover aspettare. Senza maiuscolatura alcuna
RispondiEliminaCapitata per caso alla fine di una lunga e stuzzicante diatriba, non posso fare a meno d'intervenire con la mia chiosa.
RispondiEliminaLeonardo, solidale con te e con i tuoi tentativi di spiegare a queste amebe dalle gambe corte il perchè delle maiuscole. Prima di tutto mi domando cosa ci sia di così incomprendibile in un punto-e-a-capo. Non ricordo di aver fatto tante storie nell'apprendimento della scrittura, quando ai miei tempi indossavo il grembiulino. Mettere la maiuscola dopo il punto non vuol dire rinunciare alla propria individualità. Semplicemente vuol dire scrivere nel modo corretto. E' vero che l'importante è capirsi (io ne sono una fervida sostenitrice), ma la comprensione può esserci tra persone che non parlano la stessa lingua o comunicano con forme linguistiche differenti. Perchè allora accentare le lettere? "Mario e uscito con gli amici". Il senso della frase è chiaro per tutti, ovviamente grazie al contesto. Ma le parole hanno fortunatamente un loro squisito significato anche se decontestualizzate. Perchè non rispettare queste semplici regole di felice convivenza linguistica? Ci sono modi e spazi (e tempi) per esprimere la propria originalità. Soprattutto deve esserci la conoscenza della regola affinchè ci sia l'infrazione della stessa. Rinunciare alle maiuscole per scelta personale, per dare magari un significato preciso al proprio racconto, e rinunciare alle maiuscole per ignoranza, è molto diverso. E la differenza non è neanche troppo sottile.
E' vero. Abbiamo problemi più seri a cui pensare. La fame nel mondo. Berlusconi. I mondiali di calcio (la tua foto parla da sola!). Perchè ci sono persone preoccupate di mettere i puntini sulle "i"? Risposta: perchè il pelo va estirpato alla radice se si vuole evitare che cresca doppio e robusto.
Fonte: anni di depilazione da rasoio.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAl pedante Keper che corregge il bè dell'anonimo:
RispondiEliminaBe' è elisione di bene quindi vuole l'apostrofo. Questa è la regola. Fate un poh voi…
@ Kaper A quanto mi risulta dai ricordi scolastici " be' " sarebbe una contrazione di "bene", e quindi ci va l'apostrofo. O no?
RispondiEliminaPer il resto non mi addentrerei a teorizzare troppo. Gli impulsi ricevuti nella prima infanzia formano la mente, ma non è la regola. L'estrazione sociale conta, ma non è la regola. L'origine etnico - linguistica influisce, ma non è la regola.
La regola mi sembra invece che l'assenza di regole certe nella vita sociale sconfina anche nella grammatica: non si vede perché si dovrebe essere costretti a rispettare una regoletta veniale come quella delle maiuscole quando la cosiddetta élite del paese passa la vita a scombinare la maggior parte delle norme in attività e ad eludere allegramente le altre.
Mi scuso per aver doppiato lemuel su " be'": non avevo fatto refresh.
RispondiElimina"Contrazione" non è corretto. Però ho controllato e non si può nemmeno parlare di elisione. Sarebbe un'apocope. Prima che Leonardo ci secchi tutti e due :-).
...qui non stiamo discutendo di etica comportamentale, ma di regole linguistiche affatto arbitrarie. Non si possono infilare tutte le regole del vivere comune in un unico grande calderone. Inoltre, nessuno è giustificato ad agire contro le regole solo perchè la maggioranza agisce contro le regole. Andare contro il "sistema" dovrebbe essere una scelta dettata da motivazioni un po' più forti della semplice emulazione di una massa. E poi non ho capito la relazione tra una maiuscola e le malefatte della cosiddetta élite del paese. Se vogliamo generalizzare, facciamolo pure. Se vogliamo parlare del governo ladro, facciamolo pure. Se vogliamo scrivere senza maiuscole, facciamolo pure. Ma non giustifichiamoci dicendo che "così fan tutti". Anzi, "che tutti fan di peggio".
RispondiEliminaEhm, mi sono sbagliato. Volevo dire troncamento.
RispondiElimina@peterpoe: ci vuole molto più tempo per scriverne una minuscola e una maiuscola piuttosto che farle uguali. Sicuro che la tua fonte sia attendibile? Anche io all'epoca non usavo il T9, ma non ho mai avuto di questi problemi.
RispondiElimina@ Giulia: non intendevo giustificare nessuno e nemmeno dire che questo lassismo nei confronti delle regole sia una rivolta contro il sistema.
RispondiEliminaCredo anzi che a molti ragazzi questo sistema piaccia parecchio, e proprio perché in fondo è un gran Paese dei Balocchi in cui tutti possono fare un po' come cazzo gli pare, senza pagare mai nulla. Le regole non sono importanti ma è importante sapere aggirarle, fletterle ai propri bisogni e, se proprio non riesce, magari cambiarle. A rispettarle restano solo i fessi, categoria in cui nessuno ama riconoscersi.
Non sottostare alle regole è anche un esercizio di creatività che il bieco insegnante castra per le sue frustrazioni dovute allo stipendio da fame, conseguente ad una laurea che non ha saputo dargli nè successo, nè prestigio, nè considerazione sociale nè quattrini nè figa: l'ultimo dei poveri stronzi di questo paese governato da ignoranti e delinquenti, dove è sempre più importante orientare il deretano nella giusta direzione per ottenere qualcosa, nell'attesa illusoria di invertire le posizioni più in là.
Spero di essere stato chiaro: non è il MIO punto di vista, ma TEMO che tutto questo c'entri qualcosa. Sicuramente più del '68 di cui non posso più sentire nè le celebrazioni nè le condanne che gli attribuiscono tutti i mali di oggi.
E poi secondo me il mancato apprendimento a scuola è anche un fatto comportamentale. Lo era ai miei tempi quando i cazzoni non volevano imparare per non apparire deboli di fronte all'autorità paternalista dei professori e credo che lo sia anche oggi. Succede quando non si ha chiaro lo scopo per cui si è lì (facile quando si è giovani), e quando magari i centri di istruzione si lasciano diventare luoghi fatiscenti e pericolosi, burocratici e tristi, poveri e senza speranza.
Letture: Storia della punteggiatura in Europa, a cura di Bice Mortara Garavelli, Roma, Laterza, 2008, 650 p.
RispondiElimina"Li ammazzo con due ore..." grandioso! A ricreazione avranno i crampi a furia di maiuscolizzare. Peccato sia più difficile inculcare fisicamente la consapevolezza dell'utilità delle maiuscole. Quanto alle regole direi che la regola delle regole odierna è fai il minimo di fatica tu e riversala sugli altri che te la comprano. Giammai fai una cosa ben fatta, con intelligenza e con attenzione. Quindi, siano gli altri a decifrare il tuo discorso, tu intanto hai finito prima, non ti sei sprecato a pensare, via a guardare grande fratello e simili.
@ Rob: ti sei espresso benissimo e vorrei per questo ricordarti che nel mio primo intervento ho scritto: "deve esserci la conoscenza della regola affinchè ci sia l'infrazione della stessa". Quello che realmente conta è sapere PERCHE' si sta infrangendo una regola. La pura trasgressione non è consapevolezza, ma solo sciocca pigrizia di non capire ciò che si sta vivendo. Io sono assolutamente d'accordo con te quando scrivi: "Non sottostare alle regole è anche un esercizio di creatività". Verissimo. Ma l'immagine del professore uscito da un video dei Pink Floyd, non è del tutto onesta. A me sembra che il problema non vada ricercato in primis tra i banchi scolastici, quanto nelle famiglie ed in quello che le famiglie fagocitano avidamente. Se scrivere in minuscolo fosse lo specchio di una reale e generale consapevolezza, ben venga. Purtroppo non è così. Siamo stati tutti adolescenti e siamo passati tutti per i banchi di scuola e tutti ci siamo sentiti incompresi dal sistema. Purtroppo non sapevamo che l'incomprensione sarebbe continuata nel mondo del lavoro. Ma l'unico modo per farsi capire è esprimersi al meglio, con tutti i mezzi necessari, compreso quello della polemica e del "io non ci sto". Ma se noi adulti, con tutte le nostre maiuscole, non siamo capaci di non pagare il canone, figuriamoci se i piccoli sono in grado di esprimere il loro dissenso con le minuscole. Che poi il loro dissenso non è rivolto al sistema, come giustamente hai fatto notare. A loro, il sistema piace. A maggior ragione bisognerebbe fargli capire l'importanza dei punti e delle virgole...
RispondiEliminaleonardo vs cannavaro, non c'è partita, arrenditi.
RispondiEliminaMah. Un conto è usare le regole in modo originale o artistico. Un conto è non conoscerle o saperle applicare..
RispondiEliminaGiuro che ieri mentre guardavo la partita provavo un senso di fastidio nel vedere i cognomi dei calciatori con la prima lettera del cognome in minuscolo.
RispondiEliminaLo stesso fastidio che provo quando leggo i commenti ad un post che iniziano con la lettera minuscola...oppure i nick con la lettera minuscola!!!
Vorrei correggere tutto !
Sono completamente concorde con l'articolo. Il commento che sottoscrivo più volentieri è quello di LRA.
RispondiEliminama se io scrivo: "il mio paese" intendo il mio paesello valtellinese o l'Italia? o italia se preferite..
RispondiEliminacmq da piccolo, per riuscire a stare dietro ai dettati dei prof, ho sviluppato una scrittura unica! uno stampatello che posso scrivere senza mai staccare la penna dal foglio e sono velocissimo, arrivo giusto 2/3 sec dopo la fine del dettato, non riuscivano a seminarmi. purtroppo nessuno riesce a comprendere i miei appunti..
Forse il cannavaro è qualcosa. Tipo una formazione vegetale tipica delle lagune venete. O un piccolo trasportatore di carichi di droghe leggere.
RispondiEliminaComunque non so se vi rendete conto che abbiamo assistito alla cancellazione di uno dei sei commenti nel quadriennio! Mi chiedo cos'abbia potuto dire di oltraggioso lemuel (con la minuscola) in un commento sull'ortografia...
S'è cancellato lui, io non ho fatto niente.
RispondiEliminaNon sapevo si potesse fare. Peccato, mi perdo sempre i grandi eventi (tipo eclissi totali, passaggi di comete ecc.)
RispondiElimina@ Giulia: intendevo dire che magari ai ragazzi infischiarsene delle regole della grammatica può anche sembrare (a loro) un esercizio creativo. Ma è appunto una bella scusa per la pigrizia e l'ignoranza.
RispondiEliminaC'è un sacco di gente che anche a quarant'anni non pulisce dove ha sporcato (mi riferisco ai bagni) e finge di non capire il problema. Perdonami l'esempio, ma si tratta sempre di rispetto per sé e per gli altri, di convenzioni sociali, di regole più o meno scritte. Insomma di educazione (grammaticale, sociale, igienica): tutto quello che si inculca in un essere umano per fargli raggiungere il Minimo Comun Denominatore di decenza richiesto da un gruppo sociale. La mia sensazione è che oggi questo MCD sia assai basso e molto più "custom" di quanto non lo fosse in passato. Ci sarà un bisogno di sentirsi tutti "speciali", di avere tutti la "mia" verità, la "mia" visione del mondo, di credere in un dio "tutto mio". Quindi anche una "mia" grammatica, perché no, e chi sei tu prof per dire che ci metto l'acca sbaglio. Chi rappresenti? Lo Stato ti tratta di merda, perché dovrei io rispettare te e le tue regolette minchiose, quando posso diventare tronista, presentatore, scrittore, cantante, giornalista, parlamentare senza saper fare niente? Solo essendo "me stesso"? "Autentico"? "Spontaneo"'?
Insomma il nostro presente offre miti che testimoniano come talento, applicazione, studio siano soltanto degli optional ma persino delle zavorre, e in tv c'è da anni una esaltazione della "gente comune" intesa come specchio di un utente medio privo di qualsiasi particolare abilità (tranne che forse che fare il treno con la bocca). Questo mentre una triste fauna di rattusi e mignotte si stanno pappando il futuro di questi ragazzi, che si sveglieranno improvvisamente in un mondo dove, se saranno così fortunati da trovare un lavoro, per andare a pisciare riceveranno una trattenuta sullo stipendio.
Quindi io non attribuisco nessuna consapevolezza allo scrivere in minuscolo, anzi. Mi fanno orrore anche i xké e altre amenità: li considero un abbassamento della guardia, un primo segno di mollezza. E se mai mi spaventa che l'unico a scrivere correttamente sia quello lì nell'angolino, che somiglia tanto a Ghedini...
(Scusatemi per il pippone)
Dunque IlLinguaggioSiConforma
RispondiEliminaASecondaDellaTecnologiaInVoga. Interessante Peterpoe. In fondo è lo stesso principio alla base del telegrafo. Visto che si pagava a parola inventavansi stratagemmi per ridurne il numero. Parlerovvene ancora.
Quindi è un processo storicamente già avvenuto, e forse inevitabile. Si cerca semplicemente di risparmiare sui 168 caratteri, così come si contavano i soldi (intesi come 5 centesimi) per le parole.
Non ricordo chi abbia detto che una tecnologia diventa una catastrofe quando passa ad essere di dominio pubblico (es. classico: quando le auto erano per pochi c'erano molti meno incidenti e inquinamento) ma sembra il caso specifico. La cosa perniciosa è rivendicare la sciattera in nome della "libertà".
Ovviamente "sciatteria"
RispondiEliminaOk, sulla schiena ha scritto "cannavaro" tutto minuscolo ma in compenso sulle braccia si è fatto tatuare
RispondiEliminaA
N
D
R
E
A
e
D
A
N
I
E
L
A
In verticale, tutto maiuscolo, carattere gotico.
Giuro che quando ho visto quelle magliette ho pensato la stessa cosa. Sguazzando e godono nell'ignoranza nella superficialità.
RispondiEliminaE non faccio manco l'insegnante pensa..
Silvia
io ho un debole per la scrittura in minuscolo, non posso farci niente.
RispondiEliminapoi dipende dalle occasioni, da quello che scrivo.
e magari le magliette dell'italia sono un omaggio a bukowski.
Concordo perfettamente con Leonardo, punteggiatura, maiuscole e minuscole servono a rendere più fluente il discorso e più leggero da leggere. si rendono necessarie nella lettura ad alta voce, perchè fanno capire meglio la composizione dello scritto e permettono una lettura più fluente, ma anche nella lettura personale, togliessero maiuscole, punti e virgole...vorrei vedere in quanti riuscirebbero a finire di leggere senza essere stanchi.
RispondiEliminaQualcuno ha detto che tutto ciò non serve, che riusciamo a leggere le parole anche se le lettere,tranne l'iniziale e la finale, sono mescolate...certo è vero...peccato che sia un "bug" del cervello...e che scrivessimo libri con lettere confuse confonderemmo delle parole e perderemmo il senso della frase.
mi sembra che l'essere disgustoso qui sopra abbia centrato il punto: dipende dal contesto. a me per esempio piace scrivere i commenti sul web in minuscolo; se invece devo scrivere qualcosa di più ufficiale, tipo un doc di lavoro o una lettera, allora uso le maiuscole.
RispondiEliminanel caso delle magliette dell'italia, mi sembra che sia solo una scelta grafica (che può piacere o meno, naturalmente), sicché non la farei troppo lunga.
in ogni caso, visto che ci tenete tanto alla precisione, vorrei ricordare che "né" (negazione) e "perché" si scrivono con l'accento acuto, e questa non è una puntualizzazione inutile: "è" indica infatti il suono della e aperta, mentre "é" indica quello della e chiusa.
Carlo M
"Dipende dal contesto".
RispondiEliminaSe il contesto è il campionato del mondo, e ti guardano tutti gli italiani (compresi i bambini in età scolare) il grafico potrebbe anche scegliere di rispettare le norme più elementari di ortodattilografia.
confesso che quando ho visto quelle maglie ho pensato al tuo post di qualche anno fa su maiuscole e minuscole (allora era per i nomi delle strade).
RispondiEliminaDa, pensa positivo: almeno quest'anno le magliette non sono presudate sotto le ascelle.
http://www.yattaran.com/campioni-inattuali/wallace-linsegnante-lo-snobismo/#comments
RispondiEliminaA proposito. Saluto Leonardo, il mio amico Nacci di Yattaran, DFW che non sarà mai troppo rimpianto.
Comunque la forma corretta è "be'" con l'apostrofo, non "beh" con l'h.
RispondiElimina@peterpoe: ti devo una birra ;)
RispondiEliminaAvevo scritto un commento che ho poi realizzato essere inutile e un po' fuori tema. Meglio cancellarlo.
RispondiEliminaSono un "grammar nazi" (anche se di solito dopo un'affermazione del genere si incorre in una topica mostruosa, come scrivere "un affermazione" senza apostrofo, che ti fa subito deridere nel commento successivo... ammazza che inciso lungo, però) e gli errori di ortografia mi fanno accapponare la pelle (ogni volta che qualcuno scrive "un pò" un gattino muore in Asia Minore).
RispondiEliminaEpperò non esageriamo. La foto di Cannavaro non è un esempio di prosa ma di grafica, che segue (e spesso non segue) regole tutte sue.
Nei titoli, nelle testate, nelle copertine di libri e CD, et similia il "case" può essere tutto maiuscolo, tutto minuscolo, "camelide" (camel case) o come si voglia, per mero gusto estetico.
Off topic trivia: il font utilizzato per il nome dei calciatori è stato creato appositamente per le magliette dell'Italia da un font designer.
Questa idea che i grafici non debbano rispettare le regole dell'ortografia è pura ispirazione satanica.
RispondiEliminaSarebbe come dire che gli architetti non devono rispettare le regole dell'urbanistica, ecco, riflettendoci anche lì Satana ha ispirato molto.
Sono sicurissimo che il font utilizzato per il nome dei calciatori sia stato creato appositamente per le magliette dell'Italia da un pagatissimo font designer CHE DEVE MARCIRE NEL LUOGO PIù TRENDY DELL'INFERNO.
Il problema è un altro (che frase originale, nevvero?)...
RispondiEliminaI bravi artisti (architetti, pittori, grafici) sanno andare oltre le regole, per generare capolavori o comunque opere di rottura.
Picasso, Fontana, Burri, etc. solo per rimanere nel campo dell'arte...
Tutti costoro sapevano applicare correttamente le regole standard (non è che Picasso non sapesse disegnare in maniera realistica, no?) ma sceglievano di andare oltre.
Il problema è (e finalmente giustifico la frase di apertura) quando si vuole applicare il concetto inverso in maniera fallace: siccome vado oltre le regole, sono bravo (o anticonformista o trendy o quel-che-è).
Quando la deriva dalla regola è occasionale e concettualmente giustificata dall'autore, è concessa. Che piaccia o meno (se facessimo un sondaggio di popolarità di Kandinskij o Picasso avremmo una percentuale da Rifondazione Comunista).
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaPrima cosa mi presento, sono Antonio_Libero.
RispondiEliminaConcordo pienamente sull'uso della maiuscola dopo il punto. Se la grammatica italiana contempla questo uso ci sarà un motivo. Tra l'altro sto leggendo per l'ennesima volta "Storie di ordinaria follia" di Bukowski e mi chiedo sempre perché nei dialoghi dopo il punto non ci sia la maiuscola..
Complimenti per il blog, davvero interessante; è inoltre molto bello vedere che viene aggiornato molto frequentemente.
Ho un blog dove pubblico poesie e racconti, se hai voglia.. http://desertodinotte.blogspot.com/
Secondo me, una persona adulta, che non sia affetta da deficenza senile, deve aver la DECENZA, di sapere almeno, che; i nomi e cogniomi, si scrivono, con l'iniziale maiuscola.
RispondiEliminaPoichè lo insegniano, alle elementari!!!
Il resto, manifesta erretratezza ottusità stoltaggine, a volte tutte assieme.
vivo in brasile e qui ogni tanto(alcune decadi) si procede ad un accordo ortografico tra i molti paesi che sul pianeta parlano la lingua portoghese, nel tentativo di omogeneizzarla;
RispondiEliminami sembra giusto che la lingua possa fare dei cambiamenti , diciamo ogni 20 anni, per adeguarsi ai tempi;
io per esempio toglierei le maiuscole, semplicemente perché è piú comodo, e non toglie nulla alla comprensione del testo.