Come presento Omero agli undicenni? Sembra impossibile, in realtà c'è una soluzione a portata di vhs: l'Odissea di Franco Rossi. Sì, proprio quell'obsoleto sceneggiato girato a colori per una tv di Stato che era ancora in bianco e nero, con un Polifemo di cartapesta a cura della famiglia Bava e Irene Papas a casa a tesser tele. Datato, datatissimo. Fino a qualche anno fa non avrei scommesso un euro sulla possibilità che qualcosa di tanto statico potesse essere propinato con successo a classi di preadolescenti iperattivi.
E invece, incredibilmente, funziona. È talmente fuori dal tempo che li ipnotizza. Sono così abituati a movimenti di camera frenetici, che di fronte a un paesaggio fermo e a una voce fuori campo vanno in estasi metafisica. In un certo senso è il primo vero film che riescono a capire. Tutto quello che hanno visto fino a quel momento andava troppo velocemente per salire al cervello. Ora finalmente possono trovare sullo schermo un po' di silenzio, di quiete, ed è qualcosa che nemmeno immaginavano di poter apprezzare.
Per chi è nato a fine Novanta uno sceneggiato del '68 è arcaico quasi quanto Omero. Un film senza effetti digitali è un oggetto misterioso in sé. Le sirene restano fuori campo e non si scacciano dal cervello; gli dei che appaiono all'improvviso senza flash luminosi ricominciano quasi a far paura. Non è una questione di budget, bisogna essere onesti. Rossi e la sua troupe italo-franco-tedesco-jugoslava si stavano liberando consapevolmente di tutta la sintassi dei peplum. Volevano essere arcaici e, per tutti gli Dei, ce l'hanno fatta. L'unico paragone che mi viene in mente sono le tragedie di Pasolini (ma la Medea con la Callas è dell'anno successivo; fino a quel momento si era visto soltanto l'Edipo Re). Magari mi sfuggono dei riferimenti, non è che me intenda. Quel che posso dire, da operatore sul capo, è che funziona. L'Ulisse a cui si affezionano i ragazzini non è un supermario che passa di mostro in mostro e alla fine raggiunge la regina nel castello. È un uomo in un mondo alieno e ostile, che ha commesso crimini e imperdonabili imprudenze. Ostinato a voler tornare; rassegnato a perdere tutti quelli che incontra, secondo il capriccio degli Dei.
È anche merito dell'attore, quell'umanissimo e misterioso Bekim Fehmiu. Ai ragazzi racconto che è albanese: in fondo Itaca non è molto lontano, e non è poca gloria essere connazionali del re di tempeste. In realtà era jugoslavo della minoranza albanese (cossovara?), ma la Jugoslavia non esiste più, e studenti cossovari non mi sono ancora capitati. È l'uomo che ammette in lacrime di essere stato esecutore del genocidio dei troiani; l'uomo che abbraccia l'ombra della madre; che perde la ragione ascoltando le Sirene. Ed è l'uomo che riconquisterà la sua casa massacrando i proci, perché così vogliono gli dei. Così vorrebbero anche i ragazzini, in teoria. Lo sceneggiato li ha caricati come molle: sin dall'inizio Antinoo e soci sono stati presentati come prepotenti da western, accampati nella reggia come in un saloon. Nei panni del mendicante, Fehmiu si è fatto schernire per più di mezz'ora prima di prendere l'arco in mano. Deve scorrere il sangue, e scorrerà. Ma non sarà divertente.
È una mattanza senza gloria, lontana millenni da qualsiasi scena madre di action movie: i condannati smettono all'istante di sembrare antipatici. Sono chiusi in trappola, presi alle spalle e scannati come animali; le donne urlano, Penelope si tappa le orecchie. Lo stesso Ulisse a un certo punto non ne può più, intuisce che la storia non ha senso. E allora da un angolo appare un dio, travestito da amico di famiglia, a ribadire le ragioni della mattanza. Le ragioni di dei capricciosi e assetati di sangue: la morale è una favoletta stantia, ha le sembianze di tre vecchie bigotte.
Bekim Fehmiu è morto martedì. Il suo Ulisse, ipnotico e dubbioso, resta con noi. Non sarà un capolavoro, ma è il migliore Ulisse che si possa mostrare a un ragazzino. Credo che lo resterà ancora per tantissimi anni.
Bekim Fehmiu è morto martedì. Il suo Ulisse, ipnotico e dubbioso, resta con noi. Non sarà un capolavoro, ma è il migliore Ulisse che si possa mostrare a un ragazzino. Credo che lo resterà ancora per tantissimi anni.
A costo di sembrar nostalgico, ma quanto hai ragione...Ricordo che da ragazzino non ne ho perso una puntata. Una interpretazione, quella di Fehmiu, a dir poco granitica, altro che questi quattro scalzacani che girano oggi in tv delle cosiddette fiction... Vabbè, sto invecchiando male.
RispondiEliminaVito
scandalosamente fuori tempo, prima della puntata, era anche quel vecchio che recitava da par suo omero, tutto rotacismi e sibilanti. eravamo in 4 ad aspettare le avventure dell'odisseo dal multiforme ingegno, ma quell'anteprima in versi ci atterriva ed ipnotizzava: 'il piacere di avere paura'. quel vecchio era Ungaretti.
RispondiEliminaNo Leonardo, ti sbagli. Quell'Odissea è un capolavoro. Anche io lo visto da bambino (e ricomprato in dvd da adulto). Cose fatte quando la Rai era come la Bbc (e quel tempo è esistito, maledizione). Mi è tornato tutto su, nella mente, l'altro giorno che ho letto della morte di Bekim Fehmiu
RispondiEliminaL'hanno ridato poco tempo fa, mi pare al sabato pomeriggio.
RispondiEliminaQuando mi capitava di vederlo non mi riuscivo a staccare. Davvero ben fatto.
Concordo con David, quell'Odissea è meravigliosa. Per quante volte l'abbia vista (alle medie alle superiori e anche oltre, un po' in repliche rai un po' in dvd) nonostante sappia di anni sessanta nei trucchi e nelle acconciature è meravigliosa e ammaliante (e fatta sulla traduzione della Rosa C.O.) Luizz
RispondiEliminaAnch'io rimasi ipnotizzato come i tuoi alunni, quando lo vidi la prima volta. E continua a farmi sempre lo stesso effetto ogni volta che lo rivedo. Riposi in pace il bravo Fehmiu.
RispondiEliminaConcordo con gli altri: se non era quella Odissea di Franco Rossi un capolavoro televisivo, allora non ne esistono (per esempio opposto, all'epoca l'Orlando Furioso di Ronconi mi mandò in letargo e deve anche avermi lasciato qualche idiosincrasia).
RispondiEliminaCredo che sia proprio la chiave registica di mettere in scena Omero ripescando elementi dalla tragedia greca (la fissità del coro, le voci, l'ineluttabilità che quasi toglie un proprio volere anche ai protagonisti) a catturare e ad ipnotizzare così anche i ragazzi. Ci deve essere qualche spiegazione scientifica, neurologica, come per le ragazzine che piangevano isteriche alle note dei Beatles o dei Duran Duran vent'anni dopo.
Qualche tempo fa con degli amici ho messo su un'Orestiade (nella traduzione di Pasolini, opportunamente tagliata) in cui hanno recitato giovani e anziani del mio quartiere: nove mesi di lavoro impegnativo durante i quali le persone sono rimaste del tutto affascinate dai ritmi e dalle atmosfere del tetro greco (e c'era di tutto: anche un ex detenuto per omicidio che aveva solo la licenza elementare).
Poi il Coro e la voce fuori Campo hanno una potenza suggestiva enorme.
"Ma il recinto è chiuso, e anch'io ho paura". Brrr...
(Ma Montale c'è nella versione DVD? Io ho quella VHS, e manca.)
Anche io lo faccio vedere ai miei ragazzini alle medie, ormai da anni. funziona sì: imitano il battito dei pugni per manifestare la tensione, si spaventano al terribile suono dello spezzarsi dei corpi dilaniati da Polifemo (loro, che guardano saw mentre fanno merenda). lo trovo bellissimo, ma proprio bellissimo anche se non è un capolavoro (perché i soldi erano pochi e eolo era ridicolo, ma solo per questo). il coro di fondo è meraviglioso. non sapevo di fehmiu, e mi spiace. mi scuso per le minuscole :-) ma internet droga in tal senso.
RispondiEliminaUngaretti non si trova neppure sul dvd; se lo inserissero nelle Teche Rai, brutta cosa non sarebbe
RispondiEliminaEhm, Ungaretti... Ecco un altro neurone che se ne è andato e non tornerà più.
RispondiEliminaQualcuno mi sa consigliare una badante brava e che non giochi al lotto?
Adoro il trucco e le acconciature anni '60! :)
RispondiEliminaIo un'occhiata alla traduzione di Giuseppe Tonna, pubblicata da Garzanti, la darei, piuttosto che al "traduttese Calzecchi" che un ragazzino ha tutte le ragioni di trovare insopportabile.
RispondiEliminaLo sceneggiato all'epoca lo trovai decisamente tetro, quindi al di fuori, secondo me, del senso omerico (ero peraltro infante). Anche nei passi più tremendi Omero non è tetro, non si macera mai e non fa macerare i suoi eroi, tanto consapevoli quanto poco inclini al piagnisteo (cosa diversa dal pianto), mi sembra questa la sua modernità. Insomma mi sembra un prodotto un po' filtrato versione democristiana. Oggi farà un altro effetto per confronto con Brad Pitt, ma l'insistere voluto sull'arcaismo, per riportare Omero alle più familiari atmosfere delle favole Grimm, secondo me distorce l'epica greca, non la spiega. Comunque, se poi se ne leggono almeno cinque righe, meglio che ingnorarla del tutto.
Favole Grimm ambientate peraltro nelle pietraie, mentre Omero, pur senza peplum, conosce una Grecia del tutto diversa da Anghelopoulos... forse fu lui l'ispiratore del regista? Non so, non conosco le date.
RispondiEliminaL'altro giorno, su Radio3, parlando della morte di Bekim Fehmiu, hanno letto un messaggio inviato da un ascoltatore, che ricordava come, da bambino, credeva che il vecchio che leggeva i versi prima dello sceneggiato fosse Omero in persona!
RispondiEliminaRaf
L'ho comprato una settimana fa a mio figlio di 12 anni.
RispondiEliminaIo - che lo ricordavo come lavoro di grande fascino - l'ho proposto ai miei figli intorno agli 11-12 anni. Non solo lo hanno visto e rivisto religiosamente, senza perdere una battuta, ma ha messo loro addosso una passione per l'epica e per la "grecità" di cui non si sono più liberati. Concordo con il giudizio sulla lentezza che affascina, mentre la velocità non lascia tempo all'elaborazione e alla riflessione
RispondiEliminacate
quel tempo è esistito maledizione .... verissimo!! ma non credo affatto di invecchiare male, solo invecchiare, e non credo che sia un male in sè, in fondo siamo noi a riproporlo ai ragazzini
RispondiEliminaIl primo Ulisse di cui ho memoria è Kirk Douglas nel film di Mario Camerini del 1955. Niente a che vedere con Eric Bana nella personalissima rivisitazione dell'Iliade di Petersen (2004), anche se insieme a Peter O'Tool può essere considerata una delle migliori interpretazioni di un film pessimo. Pessimo, ma almeno godibile alla vista ed infatti lo rivedo sempre con goliardico piacere. Che sia deviante per le giovani menti in piena esplosione ormonale, non ho dubbi. Ma che le stesse giovani menti siano catturate da un eroe "antico" nelle sue vesti più semplici e senza effetti speciali, mi rassicura...
RispondiEliminaAnch'io utilizzo da anni le vhs dell'Odissea di Rosi a scuola, se posso in proiezione integrale. L'entusiasmo è sicuro e l'attenzione degli allievi vera. E durante la visione, fermiamo e commentiamo la realizzazione tecnica: Polifemo è ancora oggi gettonatissimo dagli allievi, la tensione è degna di Alien, gli squartamenti degli sventurati compagni di Ulisse molto "intuiti", nulla si vede ma tutto si immagina.
RispondiEliminaE sapete da cosa si vede come si stia parlando di un piccolo capolavoro sempre attuale? Dal confronto con il mitico "I Promessi Sposi" con Castelnuovo e Pitagora, purtroppo invece invecchiato, lentissimo e ormai didatticamente pizzoso e quasi inutilizzabile (e per me bambina, si era trattato di una pietra miliare...ahimè).
Paola
Prova
RispondiEliminaIo ero ancora una ragazzina quando ci fu la messa in onda de L'Odissea 1968, e chi se lo dimentica Bekim Fehmiu quando arriva dai Feaci delicato con Nausicaa, nell'Ade quando incontrata Agamennone , e chi se lo dimentica più il suo viso quando parla con la madre e tante altre espressioni tutte intense. Bravissimo Bekim Fehmiu sei rimasto nei nostri cuori.
RispondiElimina