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martedì 7 gennaio 2014

La faccia che abbiamo perso su facebook

La violenza politica in Italia è ai minimi storici. Sembra incredibile, in un momento tanto difficile, in cui gli uomini politici godono di universale discredito. Eppure tutti i "muori" o i "crepate" che ci è capitato di leggere in calce agli articoli on line di alcuni quotidiani non ci devono far scordare che oggi i politici non li ammazza più nessuno. Ancora trent'anni fa non era così. Oggi, nel mezzo della crisi economica più grave dalla fine della guerra, qualche centinaia di dimostranti con forconi di cartapesta e qualche cartello trucido ci fanno sudare freddo. Quarant'anni fa in mezzo a cortei di migliaia di persone non era difficile intravedere qualche p38. Silvio Berlusconi, il più amato e detestato degli italiani, in un ventennio di bagni di folla ha rimediato appena un treppiede e un duomo in miniatura. Quindi? Quindi niente, forse tra la violenza verbale che ha trovato sfogo su internet e la violenza vera, quella che rende i politici bersagli di aggressioni o attentati, non c'è correlazione. Se ci fosse, potrebbe persino essere inversa: da quando la gente si sfoga su internet, ai politici non spara più nessuno.

Quella che si scatena su Internet, più che violenza, è maleducazione. È comunque irritante, quando non lascia semplicemente sbigottiti: il buon padre di famiglia che, tra un commento sulla partita e un autoscatto-ricordo della settimana bianca, sente la necessità di infilare qualche augurio di morte a Bersani, non sta offendendo tanto Bersani quanto sé stesso. Non dovrebbe essere difficile da capire. (continua sull'Unità, H1t#213)

 Quando mi capita di spiegarlo a scuola, perlomeno, mi sembra che il messaggio passi con facilità: non fare su Facebook nulla che non faresti davanti a un giornalista o in una caserma di carabinieri – dal momento che sia l’uno che gli altri, se vorranno cercare informazioni su di te, ti troveranno lì. Il tredicenne medio questa cosa la capisce. La mia speranza a questo punto è che la spieghi anche ai genitori: molti di loro evidentemente persuasi che i social network siano bolle di non-realtà dove è sospeso non solo il codice penale, ma anche il più elementare buon senso: quelle per cui non si mette il proprio nome e cognome e il visino sorridente accanto a un augurio di morte.
Quando qualche tempo fa diversi quotidiani on line (compresa l’Unità) decisero di trasferire i commenti dei propri articoli su Facebook, la parola d’ordine era “Metterci la faccia“.  La scelta aveva anche un senso economico, ma fu in molti casi giustificata come un modo di responsabilizzare il commentatore. Facebook è la piattaforma sociale che più di tutte ha scommesso sul desiderio dell’utente di uscire allo scoperto, rivelando nome e cognome e tanti altri dati più o meno sensibili. Quello con Facebook era una specie di patto col diavolo: si sarebbe preso i nostri dati sensibili, ma almeno ci avrebbe reso impossibile scannarci a vicenda in calce a un pezzo su un quotidiano. Chiedere ai commentatori di registrarsi su Facebook significava dare un volto a una pletora di commentatori anonimi che – si pensava – non si sarebbero più attentati a scrivere cose sciocche o volgari. Chi mai vorrebbe associare il proprio nome e il proprio volto a parole sciocche e volgari?
Ora lo sappiamo: anche una volta abolito l’anonimato, le idiozie e la volgarità restano dove sono. Facebook ci ha tolto un po’ di privacy (e magari se l’è rivenduta alla NSA o chissà a chi altri), ma non ci ha resi più gentili. Ci abbiamo messo la faccia, l’abbiamo persa. http://leonardo.blogspot.com

44 commenti:

  1. secondo me c'è in giro qualcosa tipo un vento di pazzia che scuote anche le persone più miti e ragionevoli
    quella roba che fa di una vecchietta al volante una potenziale serial killer, se appena pensa di aver subito un torto: all'interno dell'abitacolo si sente immune e protetta e soprattutto libera di usare espressioni che fuori dalla macchina la farebbero arrossire
    che forse è quel che fa lo schermo del piccì: ci fa sentire sicuri e protetti, solo che non ci protegge da noi stessi e, come sempre, qualcuno si farà male

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  2. noto che continua la tu apersoale battaglia verso l'ipercorrettivismo della forma 'se stesso'.

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    1. E' vero che la lingua la fa chi la parla e non i grammatici, ma a me sembra più logico scegliere di accentare "sé" sempre oppure di non accentarlo mai... accentarlo un po' e un po' mi sembra bizzarro.
      Quindi ewwiwa "sé stesso" unito con "parlare fra sé e sé" oppure "se stesso" unito con "parlare fra se e se" (io opto per la prima, ma facite vos).

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    2. In realtà la logica (ma sarebbe sufficiente dire "la coerenza") nel parlare di una lingua rischia di non essere un argomento. Anzi, nel parlare dell'arbitraria ortografia di una lingua, visto che "se stesso" e "sé stesso" sono assolutamente identici, e si può discuterne solo perché all'italiano è capitato il fortunato accidente di essere una lingua anche "scritta".

      Se c'è, io amerei molto che mi si spiegasse la ragione per cui "po'" va scritto con l'"apostrofo", "gran" senza niente e "piè" con l'accento, laddove son di fatto tutte apocopi della stessa razza;

      Oppure la ragione per cui le parole in"-azione" si scrivono con una z: mai notato che si scrive con una z ma si pronuncia con due?

      Oggi, per dire, il plurale di roccia è rigorosamente "rocce", ma nei ancora nei poeti di primo '900 capita spesso di leggere "roccie", e la cosa non scandalizzava nessuno (come, ma non solo, in Campana, "Non so se tra roccie il tuo pallido / Viso m'apparve", in La Chimera). Poi che è successo?

      E' soltanto una questione di uso, di abitudine e anche di discriminazione sociale. L'ortografia è solo un accumularsi di norme che il tempo fa diventare "leggi", che poi trovano i loro scrupolosi poliziotti, veri e propri Javert incattiviti che pensano che la cultura passi da queste fesserie.

      Un po' come fa Leonardo quando non sa rispondere alle critiche.

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    3. "Poi che è successo?"

      È successo che hai saltato un esame di storia della lingua, forse? Però ti lamenti che non sei tu di ruolo; sei quello lì, mi pare.

      Il fatto che tu lo dica dimostra, peraltro, che non conosci il mio atteggiamento su tutte le questioni un po' ortodattilografiche.

      http://leonardo.blogspot.it/2010/09/contra-probvum-et-probolinos.html
      http://leonardo.blogspot.it/search/label/ipercorrettismo
      Per carità, non è assolutamente necessario conoscere i miei pareri a riguardo (tanto più che ne ho scritto tantissimo); ma tu poi pretendi di giudicarmi. E - guardacaso - mi attribuisci un atteggiamento poliziottesco che è l'esatto contrario del mio.

      Inoltre affermi che non so rispondere alle critiche: dopo essere venuto qui a pontificare per una settimana su un argomento che palesemente non conoscevi (l'orografia emiliana); dopo avere ignorato tutte le mie obiezioni - forse perché non avevi nemmeno gli strumenti per capirle.
      Dopo essertene andato perché non avevi nulla da rispondere. Dopo tutto questo, io sarei quello che non sa rispondere alle tue critiche.7


      Me l'hai trovato qualcuno prima di te che abbia parlato di una provincia "trasversale" appenninica come di qualcosa di anche solo lontanamente fattibile e utile? Magari qualcuno c'è: per me è una pazzia che può venire in mente soltanto a qualcuno che non conosce il territorio, ma magari mi sbaglio. Però ho la sensazione che a te dell'argomento non freghi più nulla.

      Non offenderti se in seguito sarai trattato con una pazienza anche inferiore: è probabilmente quel che cercavi dall'inizio.

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    4. @Leonardo Aspetta, c'è un equivoco: quello della provincia appenninica trasversale ero io. E in effetti devo riconoscere che non stava molto in piedi come esempio perché è più facile percorrere una valle che scollettare di valle in valle. Vi sono però altri casi in Italia ove separare la parte "urbana" da quella "rurale" potrebbe avere senso, ma adesso non voglio perdermi in una digressione sulle province contenuta in una digressione sulla grafia della nostra lingua.

      @u. Perfettamente d'accordo che la lingua scritta sia una questione di uso e di abitudine, ma di solito i grammatici cercano di razionalizzare onde evitare una Babele pazzesca come accade ad esempio con quel guazzabuglio pazzesco che è la lingua Inglese, dove lo stesso suono si scrive in più modi e lo stesso dittongo scritto si pronuncia in tanti modi diversi, esempio classico: "ea" in spread, read (simple past) , read (part. past), lead, leaf, leave, bread, eccetera...
      Tornando all'Italiano, sebbene esso non sia una catastrofe come l'Inglese, ha però alcuni problemucci da risolvere. Primo fra tutti l'accento che non viene mai indicato, mentre sarebbe di grande utilità introdurre un bell'accento obbligatorio sulle forme nominali del discorso, in modo da riprodurre il testo orale in maniera più fedele. Altro problema è che coi simboli "s" e "z" indichiamo in realtà quattro diversi fonemi, ossia [s], [z], [ t͡s], [d͡z]. In molti vocabolari la distinzione fra sorde e sonore è indicata da un puntino e non avrei problemi a introdurre tale segno diacritico anche lingua scritta comune: se la differenza di suono esiste... scriviamola!
      Poi ci sono dei regionalismi col raddoppio di certe consonanti, la trasformazione di np o nm in mp o mm (es: Sampiero, Sammarino), o peggio ancora alcuni giochetti che noi toscani facciamo con le postalveolari fricative/ affricate che mandano in crisi chi non è madrelingua (ricordo un'amica francese che in buona fede scrisse "trescento" perché tutti a Pisa lo pronunciano così) , ma se si va nei dialetti non se ne esce più ;-)

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    5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    6. Il fatto è che negli ultimi tempi ho tirato talmente tanti di quegli accidenti a certe lingue di fonetica non chiara che mi sono posto la domanda se prima di insultare la doppia o in blood, door e book che si pronuncia in tre stramaledettiss...ehm... in tre modi diversi, la mia madrelingua fosse del tutto fonetica.
      Siccome purtroppo non lo è, ho ripescato una vecchia proposta di riforma della lingua che (con innocenza mista ad incoscenza) avevo elaborato assieme ad alcuni compagni di scuola ai tempi del liceo.
      Ah bèi tèmpi quàndo eravamo gióvani e sognavamo di cambiare il móndo, non soltànto attravèrso lo svilùppo sostenìbile e la crìtica al neoliberìsmo, ma ànche e soprattùtto attravèrso l'introduzióne degli accènti!
      La rivoluzióne passa ànche da quéste pìccole còse...

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    7. Il cafone può benissimo andare a inventarsi regole grammaticali altrove.
      Oppure tornare qui da anonimo, cercando di dissimulare la sua cafonaggine.

      Fa comunque piacere il coming out del troll: era qui per farmi arrabbiare. È così che funziona. L'orografia emiliana, gli enti amministrativi, l'ortodattilografia: tutta fuffa.

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    9. Io lascio tantissimi commenti critici nei miei confronti: tu semplicemente non stai più scrivendo assolutamente nulla che non sia un tentativo di offendere chi ti ospita.

      Hai avuto molto tempo per spiegare le tue ipotesi sulla provincia appenninica e su tante altre cose: ti sono state sollevate molte obiezioni. Adesso sei al gnegnegne. È un decorso tipico, non te la prendere.

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    10. Com'è comodo rispondere cancellando i commenti altrui.
      Te l'avevo detto: l'ultima parola è la tua, e lo accetto, è un gioco tutto tuo.
      Se fossi tanto troll come dici tu, potresti lasciare i miei messaggi e far capire a chi ti legge a cosa stai rispondendo.
      Invece ti ritagli il diritto di togliere la parola e rispondere a chi hai silenziato.
      E' da questo che ricavi la sensazione di saper argomentare?
      Ci rivediamo la prossima volta che scrivi qualche fesseria. Spero che nel frattempo l'ortografia o le idee dei tuoi commentatori non ti tormentino troppo.
      E respira.

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    11. Cioè: mi hai scritto alle otto meno un quarto per ricordarmi che l'ultima parola è la mia?

      Sei interessante come quelli che telefonano per dirti che non ti telefoneranno più.

      Quando mi trovi il parere sensato di qualche abitante dell'appennino emiliano interessato alla tua provincia trasversale te le pubblico volentieri (è da 15 giorni che ciurli nel manico): la tua lagna sul perché non ti pubblicano la lagna è meno interessante, fidati.

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    12. e comunque se la provincia del tardo seicento dell'oro quando poi andava in Emilia con uno che la lingua la metteva sul silenzio dei silenziatori che vendeva... (Scusate, volevo venire anche io a dire delle cose a caso, che mica uno si creda di avere il monopolio solo perché si firma con una U)

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  3. Anche secondo me Facebook è servito più a far "perdere facce" che a moderare il processo di alienazione degli utenti di internet.
    Comunque qualche effetto positivo sui meno alienati mi sembra di intravederlo. Hai visto mai che la doppia funzione (alienazione/massificazione) di FB possa servire come fase di passaggio verso una futura, comunque complicatissima, marcia di ritorno verso la pur scomoda realtà.
    Sulla violenza fisica ci andrei cauto: immagino che il momentaneo calo di oggi andrà comunque pagato, domani o dopodomani, con gli imprevedibili effetti di un livello di alienazione mai sperimentato prima.

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  4. ...scusate tanto, ma:
    qual è l'articolo del codice penale (mi accontento anche dell'articolo del galateo, tempo di saldi) che proibisce i concetti
    "ben ti sta"
    e
    "...poco!"
    (io personalmente nel caso specifico - più che altro per indifferenza - mi dissocio, ma comunque)

    (è stato altresí osservato che se succede a haider è satira, se succede a bersani è odio/livore)

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    1. Ma secondo voi è in qualche modo paragonabile all'episodio della Pezzopane?

      http://www.abruzzoweb.it/contenuti/berlusconi-sanguinante-pezzopane-pd-mette-like--su-facebook-e-scoppia-bufera/533829-4/

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    2. mi pare che la pezzopane si è subito scusata però

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  5. Eccole le larghe intese della kasta!
    Tutti a kasa!
    http://www.repubblica.it/cronaca/2014/01/08/news/ricostruzione_l_aquila_arresti_e_perquisizioni-75374370/?ref=HRER1-1

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    1. E con quale legge elettorale votiamo una volta che sono andati tutti a Kasa (paese della Svezia) ?

      http://en.wikipedia.org/wiki/Kasa,_Sweden

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    2. non ci sarà più bisogno di votare:
      si cede a beppe strillo l'utilizzo esclusivo del logo della repubblica italiana e ci pensa lui a fare governo, parlamento, corte costituzionale, csm, formazione della nazionale di calcio e di rugby, ecc.
      si stanno organizzando le olimpiarie, per votare gli atleti da mandare alle olimpiadi invernali (potranno votare tutti gli iscritti registrati entro il 28 febbraio 2010)

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  6. Io allora rilancio e dico Stoccolma!
    Comune denominatore degli elettori di lega pd pdl è sicuramente la sindrome di Stoccolma

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    1. Intendi antropologicamente?
      Allora ti rispondo sì (con l'accento va bene prof.?).
      Però in questo caso, permettimi, (le virgole vanno bene o le ho buttate a caso?) ma devo dire antropologicamente inferiore.

      Credo che questo scambio sia utile a tutti!
      Il prof. Leo ci insegna la forma e noi gli insegniamo un po' di contenuti sui quali è molto carente.

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    2. Convertitevi all'Italiàno Rivoluzionàrio! Ónde aiutare i non madrelìngua, introducete gli accènti! Le nuòve rególe sono semplicìssime: si accenta tùtto trànne i vèrbi (la cùi coniugazióne determina di per sé l'accènto), gli artìcoli, le preposizióni articolàte e tùtte quélle paròle contenènti una sóla vocàle che non erano accentàte nell'Italiàno Clàssico. Òcchio alla distinzióne fra acùti e gràvi, mi raccomando!
      È attualménte allo stùdio un sistèma di ségni diacrìtici per distinguere le "s" e "z" sórde da quélle sonòre.
      Una minóranza in séno al Comitàto Linguìstico Rivoluzionàrio chiede di accentare ànche i verbi ónde rimuovere quélla che éssi definiscono "una discriminazióne retàggio del passàto".

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    3. E antropologicamente inferiore significherebbe...

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    4. Vedi Leonardo, io non sono il tuo motore di ricerca
      In ogni modo non credo che ci voglia Sherlock Holmes per capire che è l'esatto contrario di antropologicamente superiore

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    5. Sì, appunto, è l'avverbio che continua a solleticare la curiosità. Antropologicamente in che senso?

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    6. Ti ho già detto che non sono un motore di ricerca!
      Ma siccome ti vedo desideroso di imparare ti allego un interessante articolo dove viene usato l'avverbio che tanto solletica la tua curiosità.

      http://retroonline.it/24/10/2013/attualita/enrico-letta-piace-giocare-dazzardo/

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    7. Non ti sto chiedendo di cercare informazioni sull'antropologia: mi piacerebbe sapere cosa significa, per te, antropologia.

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    8. Mi armo di pazienza. Ricapitoliamo e vediamo di provare a fare un po' di chiarezza.

      F. fa una battuta simpatica e neanche troppo lontana dalla realtà.
      Tu pensi che sia io e butti a caso, per far ridere ?! suppongo, "in senso antropologico? ".
      Ti grazio, non voglio qui discutere del tuo senso dell'umorismo.
      Proseguiamo. Io decido comunque di rispondere. Poi il termine "antropologicamente solletica la tua curiosità" allora io, nonostante non sia un motore di ricerca, ti allego un articolo per provare a farti capire il significato dell'avverbio in questione.
      Ecco alcune righe.
      (..) di politico pulito, di uomo dello stato senza macchie, persino antropologicamente inadatto all’intrallazzo, rischia di non essere così diverso da tutti gli altri suoi colleghi.(...) ( retroonline.it).

      Credo (credevo..sigh) di aver risposto alla tua curiosità, di averti fatto capire il significato di antropologicamente. Invece no! Decidi di regalare al blog la perla qui sopra.

      Rovesci il tavolo e nel trambusto cambi completamente le carte.

      Mi dici: "Non ti sto chiedendo di cercare informazioni sull'antropologia" (?) .Leo, ma che articolo hai letto?

      Poi. Ti piacerebbe sapere cosa significa per me (?????????) antropologia?

      L'antropologia è lo studio dell'uomo, del suo comportamento, delle sue caratteristiche. Questa definizione è ovviamente universale. Vale per me, vale per te, vale ovviamente per tutti.

      Siccome tu sei troppo intelligente per fare una domanda del genere, i casi sono tre.
      O ti ha spiazzato il fatto di aver trovato l'avverbio in un articolo o ti ha spiazzato l'articolo in sé o ti hanno spiazzato entrambe le cose. Hai sentito così la necessità di spostare l'attenzione ma in modo troppo grossolano.

      Allora io prima di chiudere ti faccio un paio di domande semplici semplici per vedere se hai letto e soprattutto se hai compreso l'articolo.
      Acclarato che non vi è reato nel ricevere soldi dalle lobbies, ti sembra opportuno riceverli?
      Se decidi di accettarli, con quale serenità prendi poi decisioni che riguardano le lobbies stesse?



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    9. Grazie per la definizione di antropologico. Dunque cosa significa per te "antropologicamente superiore" o "inferiore"?

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    10. Con questa tua "non risposta" noto con piacere che hai mostrato grande senso dell'umorismo.
      Il pesce in barile ti fa un baffo!

      Ora passiamo alle cose serie.
      Registro ancora una volta con dispiacere che preferisci non esprimerti su certi temi un po' scomodi. Ti auguro di poterlo fare più avanti. Ancora sei giovane.

      "Antropologicamente" ha a che fare con l'essenza dell'uomo, in qualche modo con il suo dna. Se poi ci aggiungi superiore siamo in pieno nel razzismo. In genere però per mascherare in modo ipocrita questo razzismo i più "furbi" mettono antropologicamente "diverso".
      Se poi sei curioso di sapere chi ha usato questo termine che ti sta ossessionando da diverse ore fai una ricerca in internet. Senza offesa mi sembra di aver fatto a sufficienza il motore di ricerca.


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    11. Purtroppo cercando su internet si scopre che è una formula molto usata dal pubblicismo di centrodestra (il Foglio e compagnia).

      Infatti non significa nulla.

      Razzismo nei confronti di che razza? "Essenza", "dna", ovvero?

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    12. Cerca bene!
      Ti voglio aiutare perchè la tua è una curiosità sana che non va mortificata. Se non ricordo male, una intervista di Bersani sull'argomento al Corriere della Sera di qualche tempo fa.

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  7. Mettersi a litigare nei commenti ad un pezzo on-line dove si analizzano i meccanismi che ci spingono a litigare on-line è ... come dire... ridicolo?
    E soprattutto litigare di grammatica: suvvia, prendiamola con ironia!
    Se da queste parti non piace l'Italiàno Rivoluzionàrio con gli accenti, mi potrei rivolgere a quelli de @L_Apparato (1) per sentire cosa ne pensano in merito (magari mi spediscono anche a me a Novosibirsk)
    Passo e chiudo, che a me non mi piacciono i flame (2).

    (1) per chi non li conoscesse: https://twitter.com/L_Apparato
    (2) e in questo caso "a me mi" è pleonastico rafforzativo :P , anzi pleonàstico rafforzatìvo!

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    1. Hai ragione Claudio
      Ricorda la rissa mussolini belillo da vespa quando si parlava di violenza sulle donne
      http://www.youtube.com/watch?v=HCbw_9vBDZ4

      L. e u. abbassiamo i toni e fate la pace!

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    2. http://leonardo.blogspot.it/2009/10/flame.html

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    3. Se i post grammaticali me li ricordavo, quello della vecchia zia me lo ero completamente dimenticato: male, male! Devo ripassare il corpus leonardiano, ché la mia ragazza di tanto in tanto mi ci interroga sopra!

      E non è una battuta, ogni tanto mi domanda "Ha scritto qualcosa di interessante quel tuo amico?"
      "Ma guarda che non è un mio amico! Nemmeno conoscente: seguo solo il suo blog con interesse e..."
      "Vabbè, chiamalo come vuoi, ma dimmi se ha scritto di qualche santo"

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    4. Nessuno può sapere se ho alzato veramente i toni, visto che Leonardo ha cancellato i miei commenti.

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    5. sappiamo che hai scritto un fracco di cazzate, puo' bastare.

      (VOGLIAMO I CAPTCHA!!!)

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  8. ecco, a proposito... il 16 gennaio è san marcello...
    voglio dire... dopo tutti questi anni...
    comunque il post sui flame (contro le vecchie zie) mi ci ha fatto rimaner male, forse è l'età: da giovani si litiga per un nonnulla, poi (dopo un miliardo di litigate sempre uguali) si finisce a fa' la vecchia zia
    che tristezza... (per me voglio dire)

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  9. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/11/violenza-sul-web-altro-che-interent-gli-insulti-arrivano-dal-cellulare-del-ministro/839026/

    Questa Leonardo come la commentiamo?

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