23 marzo: San Gualtiero di Pontoise (1030-1095), abate recalcitrante
Gualtiero, di origine piccarda, era l'abate del monastero di Pontoise, e il tratto che risulta più evidente dalle sue succinte biografie è che non morisse veramente dalla voglia di fare l'abate; perlomeno nel monastero di Pontoise.
Vabbe' non sarà Cluny, ma non è neanche una spelonca sulla Maiella, per dire |
La sua prima fuga è nel 1072, quando si presenta come se niente fosse all'abbazia di Cluny e chiede di entrare come monaco semplice. Cluny nell'XI secolo era la capitale del monachesimo occidentale: Gualtiero vi incontra Ugo di Cluny, nientemeno che il mediatore tra l'imperatore Enrico VI e papa Gregorio VII, insomma il regista di Canossa. Negli stessi anni stava raccogliendo fondi per trasformare l'abbazia nella chiesa più maestosa di Francia e del mondo. Gualtiero preferiva essere un suo umile sottoposto nella grande Cluny che un uomo di responsabilità nella relativamente piccola Pontoise, e io un po' lo capisco, voi no?
Ugo accoglie Gualtiero, ma quando i monaci di Pontoise scoprono che sta lì gli ordina di tornare al suo posto, e a Gualtiero non resta che obbedire. Non sappiamo esattamente per quale motivo avesse litigato coi suoi monaci, ma la sua vicinanza a Ugo ci fa sospettare che Gualtiero tendesse a interpretare il suo ruolo con un'intransigenza che era lo spirito stesso della riforma gregoriana, ma che forse è più facile portare avanti se sei privo di responsabilità e non ti tocca ogni giorno avere a che fare con sottoposti che ti boicottano. Fatto sta che Gualtiero dopo qualche anno scappa di nuovo, e ai suoi confratelli tocca cercarlo fino in Turenna, dove un pellegrino lo riconosce nel saio di un eremita che coi suoi saggi consigli stava cominciando ad attirare gente dai villaggi intorno a Tours.
Invece di tornare a Pontoise, Gualtiero stavolta decide di portare il suo problema a Roma, dove chiede al papa in persona di essere sollevato dal suo incarico. A Roma c'è ancora Gregorio VII che gli dice papale papale che se scappa un'altra volta da Pontoise, lo scomunica.
A Gualtiero non resta che tornare a Pontoise, dove tutto sommato non deve aver lasciato un brutto ricordo – anche solo il fatto che ogni volta che spariva i suoi confratelli si mettevano a cercarlo dappertutto, rifletteteci: se il vostro capo sparisse, lo andreste a cercare di monastero in monastero? Persino in Turenna?
Dopodiché è probabile che avesse un caratterino: litigò con tutto il sinodo di Parigi perché non sollevavano da un incarico un prete che aveva una concubina. Riuscì a infastidire pure il re di Francia denunciando il modo sbarazzino con cui quest'ultimo continuava a vendere cariche ecclesiastiche benché un imperatore di Germania fosse già stato messo in ginocchio, a Canossa, per lo stesso motivo. Insomma era un gregoriano duro e puro, ma probabilmente è più facile esserlo quando non devi gestire un'abbazia intera e non ti tocca cedere a compromessi continui che alla lunga mettono in crisi le tue convinzioni.
Comunque ce l'ha fatta, è diventato santo – se Dio ha il senso dell'umorismo che a volte gli sospetto, in paradiso gli ha fatto trovare la copia identica del monastero di Pontoise, con dentro gli stessi monaci, e gli ha detto: pensavamo di nominarti abate, che ne pensi? A noi sembra proprio l'incarico giusto per te. Poi ogni tanto li chiamano dall'inferno, ehi, è di nuovo scappato quel monaco, venitevelo a prendere. Dà lezioni ai diavoli su come si affliggono correttamente le anime, prende tutto troppo sul serio, è un tormento.
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