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giovedì 9 gennaio 2003

La verità sul supplente di italiano

C’è gente che è passata di qui, ha letto il pezzo sulla lezione di Ungaretti, e si è commossa: che sensibilità, che stile, che fine pedagogia. Chissà com’è bravo, questo prof. E chissà come gli vogliono bene i suoi studenti.

La realtà, naturalmente, è ben’altra.
La realtà è che io sono un povero incompetente, con la tendenza a cacciarsi nei guai e ad accettare le offerte di lavoro più inverosimili. La realtà è che dopo cinque mesi ho la netta sensazione di non aver cavato un ragno dal buco.
L’unico sensibile miglioramento: da un po’ di tempo in qua non mi capita più di chiudere la porta dell’aula a chiave e minacciare di buttar la chiave dalla finestra. Ma è dura. È così dura.

Sapete quand’è che uno capisce che non ama il suo lavoro (coliche a parte)?
Quando si mette a fantasticare di come sarebbe bello, tutto sommato, fare il commesso in un ipermercato, girare coi pattini tra gli scaffali tutto il santo giorno, e d’estate c’è l’aria condizionata. O il benzinaio – che preoccupazioni ha un benzinaio, se non fuma? Se facessi l’autista di furgone potrei ascoltare la radio tutto il giorno. E anche in fonderia pagano bene…

A volte mi sembra di aver davanti dei marziani. Simpatici, per carità, ma io non ho l’abilitazione per insegnare italiano ai marziani. Ammesso che serva a qualcosa l’italiano su Marte.
E vado a letto col batticuore, e mi sveglio con l’angoscia. Ho fatto il carabiniere, e non andava bene; ho fatto il pagliaccio, e non andava ancora. Ho urlato ed era inutile, sono stato zitto e loro urlavano. Vien voglia di corrompere il bidello, che suoni la benedetta campana, o fuggire sulla tazza del cesso, come Lodoli, che è quello il posto del letterato nella scuola dell’obbligo.

Quanto al famoso Ungaretti, ieri sono arrivati i compiti delle vacanze. Sentite un po’ – giusto per ristabilire la verità storica:

1) Secondo te, è una poesia allegra o triste?
triste

2) Cosa fa Ungaretti la notte di Natale?
Fa che non ha voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade

3) “Ho tanta stanchezza sulle spalle”. Perché è stanco?
Perché scrive molte poesie

4) “Gomitolo di strade”. Questa immagione è molto strana. Cosa vuole dire?
Doveva morire, invece no

Morale: sono più bravo a scrivere le cose che faccio che a farle. Non fidatevi di me, specie quando scrivo in prima persona.

***

Postilla su Wittgenstein (Ludwig):
Mi è venuta in mente un’altra cosa di lui: a un certo punto cercò di fare l’insegnante in una scuola media, ma non ce la fece. Fuggì, dopo aver bussato uno dei suoi scolari. Si rimise a fare il filosofo del linguaggio.
Beh, non è poi male, fare il filosofo del linguaggio. Almeno, dal di fuori parrebbe… bisognerebbe chiedere a Momo.

1 commento:

  1. E' un pezzo piuttosto sincero. Lodoli, quando si rifugia al cesso, è molto sincero. Anch'io al tempo avevo un riflesso alla vescica ogni volta che suonava la campana.

    L'impressione di "insegnare ai marziani" avrebbe avuto uno sviluppo in seguito. Mi trovavo in una situazione difficile: sapevo di essere incapace, gli alunni sapevano che ero incapace, i loro genitori lo intuivano, alcuni miei colleghi erano meno capaci di me e avrebbero avuto bisogno del mio aiuto. Oggi è un po' meglio, ma non tantissimo meglio.

    Ogni tanto in queste pagine ci si imbatte in esempi storici di cattivi supplenti: qui Ludwig WIttgenstein, altrove Mussolini. Mi tirano su il morale.

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