Contra GentilemLa media credo sia di due su tre.
Ovvero: due ministri dell'Istruzione su tre, appena insediati, avvisano che stanno per varare una riforma. E ogni volta, infallibilmente, si tratta della tanto attesa riforma della scuola gentiliana.
Se ci pensate, è curioso: da almeno 40 anni non esiste più
l'Avviamento, e le scuole speciali per portatori di handicap sono quasi del tutto scomparse; insomma, gran parte di quella che era la scuola gentiliana non è più che uno sbiadito ricordo nelle conversazioni coi nonni, eppure no: ogni volta che si annuncia una riforma, dev'essere per forza la prima da
Gentile in poi. Ma perché proprio Gentile, perché non
Casati (1859) o
Carlo Magno (800 dC)? Non si sa; però Gentile era fascista, quindi Gentile=male. Sarà questo. Sarà che ogni ministro forse non fa che riciclare i libri usati del precedente, con gli esercizi già fatti a matita, e quindi ripete le stesse frasi.
La cosa ha dei risvolti perfino comici: per esempio in questi giorni i tg ci hanno avvertito che gli istituti magistrali cambieranno nome e si chiameranno Licei Umani (o delle Scienze Umane). Al di là di ogni discussione sul nome (io pensavo che gli umani fossero i classici, ma sul serio, non importa), chi li frequenta lo sa: gli istituti magistrali non esistono più dai tempi della riforma Berlinguer: ora di solito si chiamano
licei sociopsicopedagogici. Che non è un bellissimo nome, anzi fa paura ai genitori ("
Cos'è quel liceo lì? pedofilo? psicotico? Ma se lo frequenta cinque anni, poi guarisce?"), e quindi si poteva benissimo andare davanti alle telecamere e dire: “cambiamo il nome dei sociopsicopedagogici”. Non ci sarebbe stato niente di male, i nomi brutti si cambiano... Ma no, si torna sempre a Gentile. Per riformarlo, ovviamente. Però si torna a Gentile.
Forse perché (sostiene qualcuno) l'unica vera riforma è rimasta la sua, e quelli successivi sono stati maquillages, a volte nemmeno concretizzati. Io non sono d'accordo: credo che la scuola uscita dagli anni '60-'70 sia profondamente diversa da quella gentiliana, e che negli anni successivi ci sia stato viceversa un ritorno a Gentile. Però è vero che dal ministero partono troppe riforme perché possano diventare tutte operative. Il caso più eclatante è quello della Grande
Riforma Moratti.
La Grande Riforma Moratti aboliva la riforma
Berlinguer – De Mauro e si presentava come l'unica vera riforma della scuola italiana dai tempi di Gentile; è stata messa a punto dal Ministro Letizia Moratti e da un ampio staff di consulenti; ha coinvolto insegnanti e genitori in lunghissime, estenuanti discussioni, per quasi cinque anni ('01-'06); ha influito anche sull'editoria scolastica, che ha iniziato a sfornare e a vendere ai genitori le “Schede per il portfolio”; e al termine di tutto questo non è mai stata applicata. Sul serio, agli studenti non è arrivato quasi niente, se non il nervosismo dei prof. reduci da qualche riunione noiosa o inutilmente infiammata. Uno spreco di risorse paragonabile a quello di una grande opera – ma quelli almeno lasciano qualche traccia all'orizzonte, colonne di cemento che ricordano al viandante la superbia dei mortali. La Moratti no, ha succhiato risorse per cinque anni e non ci ha lasciato niente: solo un po' di “Schede per il portfolio” a muffire negli armadi delle scuole e nelle librerie private degli studenti. Certo, non è colpa sua se il governo successivo ha bloccato tutto.
Ma un po' sì. In un regime di alternanza, se t'interessa veramente riformare qualcosa sai di avere bisogno di un consenso trasversale, altrimenti rischi di lavorare cinque anni e non concluder nulla. Viceversa la Moratti si comportò come se fosse stata insediata in un consiglio d'amministrazione senza termini di mandato. Quando capì che un po' di consenso tra gli insegnanti le poteva essere utile, convocò una grande assemblea e la chiamò “Gli Stati Generali della Scuola”. Ogni volta che ci ripenso rischio di non crederci. Gli Stati Generali. Tra tutte i nomi di assemblea di cui si legge nei libri di Storia, il Ministro dell'Istruzione doveva scegliere proprio quella meno democratica; quella dove i rappresentanti del 90% della popolazione contavano meno dei nobili e dei preti; quella che è finita così male (o bene, secondo i punti di vista). Ma insomma, convocare degli Stati Generali nel 2002 era un po' come chiedere agli insegnanti di fare la Rivoluzione.
Gli insegnanti non l'hanno fatta. I più generosi ed energici si sono impelagati in lunghissime discussioni su come avrebbe funzionato il benedetto portfolio; i più furbetti hanno aspettato che il fuoco di circolari si spegnesse da solo. Ci sono cose che appena nate già portano scritto “incompiuto” in copertina: i romanzi di Gadda, le Grandi Riforme della Scuola. Una delle prime volte che alzai la mano in un consiglio di insegnanti fu per invitare tutte alla tranquillità, che non valeva la pena di preoccuparsi troppo: tanto eravamo sotto elezioni, e o le vinceva Prodi (e la riforma andava al macero), o le vinceva di nuovo Berlusconi, ma in quel caso sarebbe passata anche la legge sul federalismo, le competenze in materia scolastica sarebbero finite alla regione Emilia-Romagna, e a macerare la Moratti ci avrebbero pensato a Bologna. Mi accusarono di fare politica; io tacqui per sempre, come conviene al buon supplente, e le lasciai scannarsi sul portfolio per altre ore. Ed è una fortuna, fidatevi, che noi insegnanti non fatturiamo le ore di riunione (noi no: i consulenti della Moratti sì).
Prodi ha vinto e all'Istruzione è arrivato Fioroni, che non solo ha immediatamente cassato la Grande Riforma Moratti, ma ha anche annunciato, udite udite, che non ne avrebbe fatta una: in dieci anni, il primo ministro non riformatore! Molti insegnanti gli vogliono ancora bene semplicemente per questo. Ma forse sapeva anche lui che non sarebbe durato – altri però al suo posto si sarebbero ugualmente avventurati in pericolose modifiche strutturali: lui no, e di questo occorre dargli atto. In ogni caso dopo due anni è tornato il centrodestra. Però, attenzione, qualcosa è cambiato.
Non so se ve ne siate accorti, perché forse è più facile accorgersene a scuola che altrove, ma Berlusconi III è molto diverso da Berl II. Lasciando stare i nomi dei partiti, gli organigrammi, veniamo alle cose che in concreto un governo fa. Fioroni ha sospeso la Grande Riforma, è vero, ma non ha mica distrutto tutte le sue copie in un rogo liberatore; senz'altro da qualche parte al Ministero è possibile consultarla. E quindi il giovane ministro Gelmini, di cui tutti temevano l'inesperienza, in teoria si ritrovava insediata coi compiti già fatti: una Grande Riforma completa e mai usata. Ma si è guardata bene dal riprenderla in mano.
E questo è notevole. Attraverso la Gelmini, Berlusconi III sta sconfessando quasi tutto ciò che la Moratti combinò in cinque anni di istruzione. Le sue proposte forse non saranno sbagliate, ma non sono nemmeno più interessanti. Si riparte da Gentile, ovviamente contro Gentile, e della Moratti non si parla nemmeno più. Come non si parla più di ponti sullo stretto o di modifiche all'articolo 18. Quello era un altro Berlusconi, un altro Tremonti.
Però alla fine una riforma c'è. Non è più la Grande Moratti, sarà la Piccola Maria Stella, ma c'è. Io in effetti è di quella che volevo parlare, ma mi sono un po' perso per strada. Chiedo scusa, sarà per la prossima volta.