Appunti da Genova - 11
La marcia internazionale dei migranti
I primi poliziotti in tenuta antisommossa li vediamo raggiungendo P.le Carignano.
Da lì si gode di un buon colpo d'occhio: siamo in tanti, molti di più di quanto mi sarei aspettato dopo il concerto di ieri.
Il piazzale è sovrastato da un enorme chiesa: sul frontone la Madonna alza le braccia al cielo, come a dire: ma dove arriveremo di questo passo, Signore. Ai fianchi San Pietro esprime un genuino stupore, mentre S. Paolo si gratta la testa penseroso mentre ci guarda metterci in fila, striscione dopo striscione, un gruppo dopo l'altro. Ce n'è parecchi, e di tutti i tipi. C'è anche un ragazzo con la bandiera della Roma. E alcuni signori con un paio di striminzite bandiere della quercia. Li vediamo e passiamo avanti.
In un modo o nell'altro finiamo nel codazzo dei giovani di Rifondazione, che hanno sostituito quasi del tutto gli slogan con il sound system ambulante. Il clima è disteso, c'è solo da segnalare un imbecille che si ferma a bruciare una bandiera USA raccattata in strada, a rischio di bruciare i compagni. E' nuvolo, ma fa caldo, e prima d'imboccare il tunnel di Piazzale Palermo iniziamo a rovesciarci addosso l'acqua dalle bottiglie. Non sappiamo ancora quanta acqua ci riserva il destino, da lì a poco.
Ogni tanto si vede qualche genovese alla finestra, che saluta con la manina o col pugno chiuso, o porge una bottiglia d'acqua, e si prende l'applauso delle migliaia di persone che passano di lì.
Ma perché su via Saffi ci hanno tolto con un muro di container la vista del mare? Che altro c'era che non potevamo vedere? Forse avevano paura che ci buttassimo sotto dalla diperazione?
Solo una volta imboccato il tunnel, in lieve discesa, riusciamo a farci una vaga idea di quanti siamo. Ci guardiamo dietro e vediamo una folla di persone che non finisce mai, forse là in fondo non hanno ancora svoltato dal corso Brigate Partigiane. Siamo tantissimi. La Rai dirà ventimila, il Secolo XIX cinquantamila. Io starei con la seconda stima (pur curioso di conoscere i dati della questura: diecimila?). Siamo molti di più di quanto non si aspettassero: il tragitto si allunga. Arriveremo un'ora più tardi.
Fino al corso Brigate Partigiane la polizia stazionava a tutte le uscite a rischio. Poi non s'è più vista (a parte i due elicotteri che ci ronzavano sopra continuamente): perché? Da quel momento l'atmosfera è cambiata. E' vero che molte vetrine erano chiuse (e dopotutto è giovedì), ma se il movimento facesse davvero paura ai genovesi, questi non terrebbero i bar aperti lungo il tragitto (hanno fatto buoni affari, quei bar). Sarà anche per la presenza di tutti questi punti di ristoro che la marcia, una volta arrivati sul lungomare, ha cominciato a sfilacciarsi. Ma insomma, l'atmosfera era serena. Diciamo pure festosa.
Ci avrebbe pensato la pioggia a rovinarci la festa.
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