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martedì 1 giugno 2004

Rifiuti organici

In realtà, a questo punto, i Neoconi sono un po' delusi, e io li capisco perfettamente. Ogni avanguardia ha bisogno di guardarsi indietro, ogni tanto, e vedere che c’è pur qualcuno che segue. Ogni intellettuale, presto o tardi, ha la necessità di sentirsi organico a qualcuno. È una cosa che capita anche ai migliori. Io gli ho dato questo nome: Il Richiamo dell’Organico.

Il Richiamo dell’Organico è un sentimento legittimo e nobilissimo. Tu hai delle idee, e a un certo punto ti rendi conto che puzzano di chiuso. Che vanno condivise con gli altri. Anzi. Ti rendi conto che le tue idee servono anche agli altri. Che sono fatte per loro. Si tratta solo di fargliele arrivare. Dopodiché, andrà tutto al suo posto.

Il passo successivo è mettersi a trovare questi Altri: chi sono? Si dà per scontato – tutti danno per scontato – che ci sia gente in partenza prevenuta, che non ti ascolterà, non ti capirà, perché è piena di pregiudizi. Allora quelli li cassiamo. Restano, di solito, gruppetti sociali omogenei con certi tratti distintivi: abbigliamento, letture, gusti cinematografici e musicali, sostanze stupefacenti. Per dire, il teorico “No Global” tenderà a sentirsi attratto da un pubblico tra i 20 e 40, mises trasandate, cannabis. Il politico ulivista penserà a un dopolavoro di impiegati statali, frustrati dal non sapere se arrivano a fine mese, fumatori. Il leghista pensa all’artigiano padano, che lavora 15 ore e ha diritto a pace e serenità e poche moschee e discariche tra i piedi. Vino da pasto, e qualche tiro nei weekend.
Ora, tutti questi “gruppetti”, in realtà non esistono. Sono solo proiezioni della nostra immaginazione, che quando può gioca al risparmio. Così, alla prova dei fatti, i pancabbestia sono pessimi militanti. L’impiegato statale che sente il sistema franarsi sotto i piedi sta già pensando a qualche voto di protesta tipo Bertinotti. E l’artigiano che lavorava 15 ore al giorno, è stato strangolato dal vicino cinese che ne lavorava 17, e vota Lega perché ormai si vede disoccupato. L’organico non è mai quello che sembra. Non sarebbe organico altrimenti.
Quanto al Neocone, a chi si sentiva organico, lui? Egli è un sincero democratico, alcuni dicono un trotzkista per questa foga nel voler esportare la democrazia. Ma non cercava la sua base tra i democratici, c’è troppa concorrenza. Io credo che la cercasse nei bar. Non c’è niente di male in questo. Anch’io, se mai dovessi trovare il mio Organico, probabilmente sarà in un autogrill. Ma il Neocone aveva probabilmente in mente quel tipico individuo da bar (o anche da vagone FS), quello che a un certo punto sbotta in una banalità anti-araba, del tipo: “qui fanno le Moschee, ma a casa loro le chiese non le lasciano costruire”.
Un organico, mi rendo conto, piuttosto sgradevole (ma perché, i pancabbestia noblobbal li trovate gradevoli? Gli statali frustrati? Tutte le proiezioni sono sgradevoli, è la nostra immaginazione che ce le prepara così). Più è rozzo il tipo da bar, più emerge chiara la missione del Neocone: dirozzarlo, spiegargli che i suoi pregiudizi non sono cosa di cui vergognarsi, bensì da ostentare con fierezza, che la legalità internazionale è dalla sua parte, che la democrazia anche, e la Civiltà, ci mancherebbe.
Quando irruppero sulla scena, dall’11 settembre in poi, i Neoconi erano molto interessanti proprio per questo. Pur rimanendo una manciata, un happy few, sembravano avere dalla loro il ventre molle del Paese: i bar (e le sale d’aspetto). Ogni avventore con un’idea un minimo unpolitically correct sulla situazione poteva essere evangelizzato. Questa, in fondo, è l’idea che ha fatto un po’ più miliardaria la signora Fallaci. Sennonché.

Sennonché, alla prova dei fatti, anche questo Organico si è rivelato una delusione. Per capirlo, non bisogna leggere i quotidiani troppo intelligenti, perché non appare. Bisogna rassegnarsi a prendere in mano i quotidiani un po’ più cialtroni.
Questi quotidiani non sono cialtroni per dabbenaggine di chi li fa, ma sono diretti da persone capaci e competenti che in seguito ad attente analisi di mercato etc. hanno capito che vale la pena investire sul cialtrone. Bene, proprio per questo motivo i quotidiani cialtroni sono infinitamente più interessanti di quelli intelligenti. Perché via, non è poi così importante sapere ogni due o tre giorni quel che passa nel cervello di Ferrara (più o meno passano le stesse cose, senza offesa). Ma se il Resto del Carlino decide che la guerra in Iraq è giusta o sbagliata, qui non è questione del capzioso ragionamento di un opinionista. No, qui c’è qualcosa di più profondo. Dico il Carlino perché da noi lo trovate in tutti i bar, ma ogni regione ha il suo. E non dico che il Carlino ‘faccia opinione’: no, si limita a rispecchiarla. Ora, è da un anno che la stampa cialtrona brontola sulla guerra. Che sbanda, che oscilla, che naviga a vista di un'emozione. Non le va giù. Non è un problema ideologico. È che i lettori sono refrattari. Pacifisti, nel peggior senso della parola: non gli va di combattere. Tutta questa lunga teoria di morti ammazzati, li getta nel panico. Se potessero votare davvero chi vogliono, probabilmente voterebbero… Zapatero. L'uomo del 'caviamoci dai guai e alla svelta'.

Ora, capite la delusione dell’intellettuale organico. Da una sommaria ispezione nei bar della penisola, era parso chiaro che l’Italia rigurgitasse di pregiudizio antislamico, da indorare naturalmente con la pillola della democrazia, della Civiltà Occidentale, etc.. E poi c’era stato l’11 settembre, non è vero? C’era una guerra in corso, non è vero? E allora armiamoci e partiamo, no?
No.
La delusione è tutta qui: scoprire che l’italiano da bar, proprio quello dal pregiudizio facile, tutto sommato è un bonaccione Finché esternare un luogo comune non gli costa niente, lo fa volentieri: ma per nessun pregiudizio, per nessun luogo comune sarebbe disposto a farsi sgozzare o decapitare. Queste cose lo spaventano.
E il bello è che è sempre stato così: è nella natura dell’italiano esaurire la propria bellicosità nei discorsi da bar.
Poi, quando la guerra si fa davvero, ed è sempre un po’ più lunga e complessa di quanto non si credeva entrando, l’italiano da bar mastica amaro e impreca a denti stretti il governo ladro e assassino. Fosse la prima volta.

E il Neocone rimane senza il suo Organico, ma può consolarsi, si vive benissimo anche senza. E se lo dico, è perché lo so.

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