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domenica 6 luglio 2014

Scrivere, scrivere.

Dev'essere stato più o meno dieci anni fa. Giorgio Faletti era appena diventato lo scrittore italiano più venduto, immagino, nel mondo: e alle Iene lo intervistarono in coppia con Lucarelli - le interviste parallele, avete presente. Ricordo solo una domanda, che rientrava perfettamente nella linea editoriale delle Iene, ovvero: meglio scrivere o scopare? E ricordo che senza esitazione, nel giro di pochi secondi, sia Faletti che Lucarelli risposero: scrivere, scrivere.

Ora io vi dico: con molta serenità, senza aver mai invidiato il successo di un Faletti o di un Lucarelli, senza aver mai covato animosità nei confronti loro o di chiunque; senza essermi mai disperato perché malgrado tanto lavoro le cose non si smuovevano e io restavo un po' in questo limbo confortevole ma, diciamolo, salmastro; se c'è una cosa di cui non ho mai dubitato per tutti questi anni, è di essere uno scrittore. Magari non avrei mai scritto un solo libro decente o necessario, ma dentro di me ho sempre saputo di essere uno scrittore. Tranne in quel preciso momento.

Perché per me, insomma, scopare era ancora molto importante, decisamente prioritario - Oddio, mi dissi, allora sono un impostore. 

Devono essere passati come minimo dieci anni, un po' di più di quelli che servono a un corpo umano per rigenerarsi completamente - perfino le mie ossa sono composte di cellule diverse. Anche il tesoro più prezioso che credo di essermi portato con me, i ricordi, sono un'illusione: un backup che il mio cervello riscrive mentre dormo su cellule fresche. Da fuori si nota soprattutto che sto ingrassando. Però adesso - è ridicolo solo il pensarlo - se in coda a quella di Faletti e Lucarelli potessi aggiungere la mia risposta, ecco, coinciderebbe. Questo non fa comunque di me uno scrittore; ma adesso almeno non fingo più, godo sul serio.

Di solito quando si scrive un coccodrillo si cerca di mettere a fuoco un rimpianto: nel caso di Faletti mi sembra impossibile. Ok, certo, poteva vivere un po' di più; però se devo pensare a una persona che è riuscita a togliersi delle soddisfazioni, quello è lui. Più che i soldi o la fama, questo mi piace invidiargli: il godimento. Faletti ha scritto quello che gli piaceva scrivere, ha cantato quello che gli piaceva cantare, ha fatto ridere tanta gente ma soprattutto si è divertito lui. Probabilmente la sua vita ti capita in premio se in quella precedente hai fatto qualcosa di dolorosissimo ed eroico. Il senato romano salutava l'imperatore fresco di nomina augurandogli d'essere più fortunato d'Augusto e più grande di Traiano. E possiate divertirvi più di Faletti, aggiungo.

9 commenti:

  1. Non è uno dei tuoi pezzi migliori

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  2. non mi piace parlar male della gente, soprattutto se non mi hanno fatto niente
    voglio dire: in genere se leggo un libro è un mio sacrosanto diritto dire quello che penso, anche se non sarei degno neanche di lavargli le scale (allo scrittore del libro che ho letto)
    di faletti posso solo dire che ho iniziato due volte "io uccido" e non l'ho finito: la seconda volta non ho superato pagina 30, non ce l'ho proprio fatta
    non ascoltavo il genere di musica che faceva e - a dirla tutta - drive in non lo guardavo proprio e vito catozzo mi imbarazzava, non era il mio genere di comicità
    però son contento per lui che s'è divertito. non mi piaceva quando nelle interviste traspariva il rammarico per non essere apprezzato anche dai critici, da certi critici (magari quelli che leggono i libri invece delle classifiche)
    non credo avesse molto da lamentarsi della vita (a parte la brevità, ora). ecco, se esistesse la reinarnazione penso anch'io che ri-nascere come faletti non sarebbe male, meglio che rinascere briatore (un altro che nella vita precedente dev'essere stato buonissimo, altrimenti non si spiega), per dire
    oh, certo, poi ci sarà chi dice l'invidia... magari è quello, ma se devo invidiare qualcuno preferisco invidiare il talento josé saramago o di michael jordan, rinuncerei volentieri all'uso delle gambe per la metà del talento di charles bukowski o di kobe bryant (no, aspe' che ci faccio del talento di kobe bryant senza l'uso delle gambe? vabbe', s'è capito, no?)
    in questi giorni ho letto un sacco di coccodrilli su faletti, alcuni sembravano imbarazzati (un po' come il tuo): non si può parlarne male (che t'ha fatto?), ma non ci sono neanche tante cose per parlarne bene, ha avuto molto successo facendo cose tutto sommato mediocri... la pianto qui perché, stante il mio semianalfabetismo, sto scrivendo cose che non mi piacciono

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    1. marcè, non ho capito perché ogni volta ti devi dare del semianalfabeta

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    2. Secondo me mette le mani avanti perché ha paura del prof. Leonardo che qui più volte ha dato dell'ignorante per un accento sbagliato

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    3. per due motivi:
      - è vero
      - evito che l'argomento possa essere usato contro di me
      e poi non hai letto la prima riga del mio commento? nei miei commenti - di sicuro - c'è più senso dell'umorismo che sintassi

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    4. Io non scrivo guasi mai proprio per paura del giudizio del prof. Leonardo.

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  4. E se forse stato Faletti l'impostore? Ma gia', ora che e' "passato a miglior vita" non se ne puo' parlar male.

    http://www.corriere.it/solferino/severgnini/09-07-22/11.spm

    (a cui lui rispose dandole della mestruata)

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    1. Guarda, ci scrissi pure una cosa: http://leonardo.blogspot.it/2009/08/io-sono-artigiano.html

      Parlar male di uno scrittore è faticoso, bisogna come minimo averlo letto un po'. A me stava simpatico, e credo che abbia avuto una vita molto felice, tutto qua.

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