17 agosto: Chiara della Croce (1268-1308), la monaca che sapeva tutto.
Gesù appare a Chiara, le imprime alcune immagini sul cuore, e la invita alla santa delazione. |
Tra i vari doni fatti da Dio a Chiara di Montefalco (oggi in provincia di Perugia), forse come ricompensa per aver cominciato a flagellarsi e a mettersi il cilicio sin dalla prima infanzia, e aver seguito la sorella maggiore Giovanna prima nel reclusorio e poi nel monastero agostiniano da lei fondato... tra i vari doni vi era quello della Scienza Infusa: ovvero sapeva tutto o quasi tutto senza doverlo imparare; lo sapeva e basta. Questo spiega molte cose, ad esempio come mai fosse eletta badessa del monastero della Santa Croce alla morte della sorella, benché avesse appena 23 anni; come mai i cardinali più influenti non disdegnassero di corrispondere con lei o addirittura di incontrarla, e soprattutto come riuscì a denunciare al pontefice la setta dei Fratelli dello Spirito di Libertà. Perché è pur vero che i Fratelli battevano la campagna umbra diffondendo idee pericolosamente eretiche, ma lei, tutta chiusa nel suo eremo e rivolta alle cose del cielo, come faceva a saperlo?
Chi la informava? Il resoconto steso dal biografo di Chiara, Berengario di Sant’Africano, lascia perplessi. Dobbiamo credere che Chiara venga abbordata da un tale fra' Giacomo che cerca di convincerla che l'inferno non esiste e che l'anima in vita possa perdere il desiderio. Queste idee fra' Giacomo le avrebbe esposte alla santa, in un colloquio orale: ovvero non abbiamo documenti scritti. E se vi state chiedendo come avrebbe fatto un frate a entrare in un monastero femminile agostiniano per spiegare che l'inferno non esiste, ebbene, l'unica spiegazione possibile è che questo fra' Giacomo fosse un confessore delle monache. Messa in guardia da un sogno premonitore, Chiara respinge le idee di fra' Giacomo, il quale a questo punto potrebbe anche dirsi va bene, ci ho provato, pazienza, dopotutto questa tiene corrispondenza con tutti i cardinali, forse è meglio concentrarsi su obiettivi meno rischiosi, pastorelle, artigiani. Invece no! Fra' Giacomo decide di rivolgersi al leader del Libero Spirito, Bentivegna da Gubbio: vieni con me da Chiara di Montefalco, vediamo se riusciamo a convincerla che il libero amore è praticabile (in realtà non possiamo essere sicuri che i Fratelli del Libero Spirito praticassero il libero amore: è una delle più classiche accuse che si muovevano nei processi per eresia). E Bentivegna da Gubbio come aveva reagito all'invito? Bentivegna, che in gioventù era riuscito a evitare per un pelo il rogo abbandonando al loro destino l'Ordine degli Apostoli di Gerardo Segarelli; Bentivegna che per salvarsi la pelle aveva preso il saio dei Frati Minori, e per l'eloquenza e la rettitudine ormai godeva in zona della fama di santo, Bentivegna avrebbe detto: ma perché no? andiamo assieme a raccontare tutte le nostre idee eretiche a un'amica dei vescovi come Chiara della Croce, cioè in pratica andiamo a costituirci e vediamo se ci carcerano a vita o ci bruciano subito.
Chiara e Bentivegna avrebbero avuto, secondo Berengario, almeno due colloqui, durante i quali il frate invano avrebbe discettato per ore di desiderio e libero arbitrio, citando versetti delle Scritture; tutto vano, perché Chiara, essendo Scienza Infusa, non aveva bisogno di conoscere le Scritture e nei fatti non le aveva mai lette (non fate quella faccia. Voi li leggereste i libri, sapendo già come vanno a finire?) In compenso aveva Gesù che di notte le appariva e le pregava di essere più severa con le idee eretiche di quel frate. Così Bentivegna se ne sarebbe andato senza riuscire a convertire le monache al libero amore: e di lì a poco sarebbe stato arrestato in quanto eretico, anzi eresiarca. Indovinate chi aveva fatto la soffiata: Chiara della Croce, esatto. Gesù le aveva pregato di scrivere una lettera al cardinale Napoleone Orsini.
Ubertino da Casale nel film. |
Le cose strane non finiscono qui. A condurre il processo fu chiamato Ubertino da Casale, che in quel periodo era il cappellano del cardinale. Se ricordate vagamente il suo ruolo nel Nome della rosa, potreste stupirvi di trovarlo pochi anni prima nei panni di inquisitore. Ma Ubertino è una figura complessa. Anche lui, come Bentivegna, in gioventù aveva sognato una rivoluzione pauperistica, ispirata alla figura di Francesco d'Assisi ma soprattutto alle profezie di Gioachino da Fiore. Qualche anno prima che Celestino salisse il Soglio, proprio Ubertino aveva previsto un "papa angelico" che avrebbe trasformato la Chiesa in un regno di pace e di rettitudine; il che poi lo aveva maggiormente esposto alla delusione quando Celestino aveva abdicato. Ubertino era uno dei massimi rappresentanti della corrente spirituale dei francescani, quella più vicina al pensiero di Francesco, più lontana ai diktat dei pontefici, e più esposta alle accuse di eresia. Cinque anni prima che scoppiasse il caso Bentivegna, anche Ubertino era caduto in disgrazia: papa Benedetto XI gli aveva proibito di predicare e lo aveva mandato al confino alla Verna (lo stesso eremo dove anni prima era stato mandato a morire Francesco). Ubertino però era sopravvissuto, aveva scritto l'Arbor vitae crucifixae Jesu Christi, in cui ribadiva le tesi millenariste di Gioachino che in un qualche modo riuscivano ancora a far breccia, perché già nel 1305 lo troviamo alla corte del cardinale, che lo ritiene l'uomo giusto per condannare un collega come Bentivegna. Che senso ha.
Non lo so. Sembra quel momento in cui nei romanzi o nelle serie un personaggio complesso viene messo davanti a un bivio. O rimani quello che sei, tutto d'un pezzo, e vai in malora; o capisci come va il mondo: e per dimostrarci che hai capito ora tradisci un tuo collega. Ubertino e Bentivegna provenivano dallo stesso humus culturale: Ubertino aveva studiato di più, Bentivegna aveva occupato posizioni più estreme, ma a vederli da poco lontano erano entrambi due fraticelli sediziosi. Se Ubertino voleva dimostrare ai cardinali di essere cambiato, di essere più ragionevole, predisposto al compromesso, forse la condanna di Bentivegna era il prezzo da pagare. Non c'era nemmeno bisogno di bruciarlo: Bentivegna, messo davanti alle sue idee, le riconobbe come eretiche e la condanna a morte fu commutata nel carcere a vita.
Ma la domanda è: come faceva Ubertino a conoscere le idee più eretiche di Bentivegna? C'è una risposta plausibile e una ufficiale. La risposta plausibile è che Ubertino lo avesse frequentato, e magari in parte ne avesse condiviso le opinioni. Insomma, processando Bentivegna, Ubertino stava processando una parte di sé stesso: il che non si poteva ovviamente mettere per iscritto. La risposta ufficiale è che Ubertino apprese ogni informazione da Chiara della Croce, che oltre a sapere tutto per definizione, aveva avuto con Bentivegna quei provvidenziali colloqui.
Per cui mi rimane questo sospetto, che riconoscendo a Chiara la Scienza Infusa, la Chiesa abbia voluto blindare la sua testimonianza – e semplificare la posizione di Ubertino. Il quale Ubertino subito dopo il processo sarebbe diventato il referente più autorevole e ragionevole degli spirituali, quello che veniva mandato avanti quando si trattava di negoziare. Il che non lo avrebbe messo al riparo da guai successivi; tanto che dovette a un certo punto abbandonare l'Ordine (ed entrare nei benedettini), e forse morì assassinato, ma in età già avanzata, nel 1330.
Chiara invece sarebbe morta poco dopo il processo, a quarant'anni; la maggior parte dei quali passati a macerarsi con torture che la rendevano, anche agli occhi del più entusiasta degli agiografi "più da ammirare che da imitare". Il corpo le fu aperto, non tanto per indagare sulle cause della morte, quanto per trovare segni miracolosi che ne accelerassero la canonizzazione; sul cuore gli improvvisati anatomopatologi trovarono incisi vari simboli della Passione di Gesù tra i quali il Crocifisso, il flagello, la colonna, la corona di spine, i tre chiodi e la lancia, la canna con la spugna, quante cose si possono incidere su un cuore umano, che è grande più o meno come un pugno? E nella cistifellea trovarono tre sfere di uguale diametro, che furono subito interpretate come un riferimento alla Trinità, mentre io mi immagino questa poveretta a cui tra una flagellazione e l'altra magari capitava di soffrire un po' per i calcoli alla cistifellea, se non li avete avuti non avete idea, a cosa serve sapere tutto se sai anche quanto fanno male i calcoli alla cistifellea.
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